Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Sei l’inverno che rifiuto
nel ricordo colpevole
della schiena dell’estate
come una fissazione
un oracolo
che allora non parlava
che ora finalmente dice
ora che il freddo
ci nasconde
dietro vestiti
più pesanti
pensieri
più semplici
notti più lunghe.
venerdì
Affaccia sulla mia casa. Che effetto salire lassù in alto e vedermi là sotto piccolo. Eccomi da un altro punto di vista. Mi torna in mente Wakefield quel racconto di Hawthorne in cui un uomo abbandona la famiglia e continua la sua vita di fronte guardando per tutto il corso della sua esistenza quello che ha lasciato per poi farvi ritorno. Con L. in due anni - da quando ci hanno presentati - ci siamo incontrati una sola volta. Davvero poco per 90 metri di distanza. . Visto Cherì. Niente che mi ricordi. Solo il pensiero che quando l'amore non è attivo diventa retroattivo. Ahi!
sabato
Andiamo a vedere (con C.) Baaria "al primo spettacolo - dice - così non troviamo gente". Non è una profezia no. Tornatore dice di sé - e senza torto - che lo rimproverano di essere eccessivo e ridondante. Ma nessuno che si chieda se in definitiva non sia quello il suo stile. Il film è bello, rara opera italiana di respiro epico. Parte farragginoso e certo cede al bozzetto (e all'eccesso, già!) però il finale vale tutto il film e in definitiva è bello che esista un regista così diversamente abile. Dice S.: "sai quando hai in mano il pezzo di un puzzle e cerchi a forza a farlo entrare in uno spazio solo perché è arancione?
domenica
Io A. e G. Ci dobbiamo dire delle cose. Pare che io e G. dobbiamo dirle ad A. E invece è A. che ci dà la sua lezione. Una lezione ingenua e diretta. Dice "vi auguro di vivere con il cuore aperto". Silenzio. Preparo il Giappone. Iniziando con vedere Hiroshima non amour. Terribile parafrasi di un incontro d'amore nelal devastazione postnucleare. Sì che ci si potrà ancora amare eppure succederà ancora la devastazione. Vado a dormire ridendo a crepapelle (chissà s etecnicamente fa bene al sonno).
Da quanto non sentivo questa parola, mi chiedo. Chi e a chi? Non riesco a ricordare. Che la parola è bella come tutte le parole obsolete. Eppure messa lì a fare giustizia, a riparare ad altro finisce per sembrare un giro di nastro adesivo attorno a un microchip. Che poi serviva un rattoppo? A quale guasto? Provo a cambiarle codice ma non funziona nell’ironia né altrove. Mentre finisce per sembrare denigratoria ed è pericoloso pensarla in senso retroattivo. Penso: 1 E' una parola. 2 E' solo una parola. 3 Una parola non è solo una parola.
Mi sveglio con mal di testa da cervicale. Ieri barbecue da solo. C’è un che da sopravvissuto nel farsi la carne alla brace tutta per sé. E anche po’ vizioso. Stamattina Google ha leccato uno per uno i miei sette ospiti del mattino tutti protesi a non farsi graffiare.
Notte
Mi sono sognato un film intero. Bello. C'è una pistola, una pistola che spara. Una pistola che finisce in mani sbagliate. Un giallo involontario. Un film dell'amicizia.
Giorno
Mi sveglio con questa canzone di Vasco. Una delle sue rare cover. Da Creep dei Radiohead.
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Di Carvelli (del 21/10/2009 @ 08:52:00, in diario, linkato 1135 volte)
LA VITA TRANQUILLA
Sei alla finestra. C’è una nube di vetro a forma di cuore. Sei il fantasma sull’albero lì fuori. La strada è muta. Il tempo, come il domani, come la tua vita, è in parte qui, in parte sospeso in aria. Non puoi farci niente. La vita tranquilla non dà preavvisi. Consuma i climi dello sconforto e compare, a piedi, non riconosciuta, senza offrire nulla, e tu sei lì.
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I giorni sono in vantaggio 1.926.346 a 1.926.345. Poi le notti li raggiungeranno.
da Mark Strand Il futuro non è più quello di una volta (minimum fax)
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