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 Il letto di Vik (Islanda)... di Carvelli
 
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E, come per la maggior parte del genere umano, fu così anche per me: scelsi il lato migliore per trovarmi poi nella condizione di non sapere come restargli fedele.

Robert Louis Stevenson
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 01/08/2004 @ 10:44:04, in diario, linkato 922 volte)
Stamattina ci siamo svegliati con I WILL SURVIVE e quando dico CI intendo non il pluralis majestatis di Drugo (Grande Lebowski) ma il risveglio dell’intera strada grazie ad un(a) volenteroso DJ. Hang The DJ è il caso di dire ricordando The Smiths. Ma è stato un brano così, un accesso di gioia da risveglio tutto sommato tollerabile. Ma il destro per ricordare una conversazione tra ne e D. che andiamo a prendere il gelato al meglio noto come Ai Frocetti ai Parioli dove fanno uno zabaione impressionante quanto quasi quello del Fiocco di Neve al Pantheon. Bene. D. dice che i Parioli gli sono sul culo. Io no. Dissento. E impopolarmente li difendo ricordandogli che i Parioli snob tengono la sinistra (che spesso snob lo è anzi se è per questo…) e che c’è di peggio. Per esempio la ex o attuale piccola borghesia di Viale Libia e dintorni o del Tuscolano. E a D. non convince la mia posizione da cabina elettorale ma è un paradosso il mio. Credo che quello che più ci infastidisce siano i luoghi comuni che spesso non riconosciamo in noi stessi. La borghesia ce li ha addosso storicizzati. Ma noi? Noi ayurvedici? Noi un “certa” letteratura e un “certo” cinema? Noi mangiare etnico? Noi che tutto sommato è meglio fare le vacanze naturali? Noi che l’omeopata, il naturopata, lo shatsu, noi le filosofie orientali, noi i concerti all’aperto? E intanto ieri Simon&Garfunkel. Niente da dire. Spettacolo di voci perfette per anni sessanta (i loro di adesso e quelli della loro giovinezza). Io di loro posso solo dire che anni fa tornando da un capitale campus archeologico acquistai le due musicassette (diciamola questa parola perché un giorno tornerà di moda come il vinile…e ci risiamo coi cliché … Noi che Spandau Ballet e Duran Duran sia mai…allora…ora VIVA GLI ANNI OTTANTA e VIVA SIMON LE BON…ora) del concerto al Central Park. Anni dopo gli preferii DOORS  e HENDRIKS, SANTANA e GRATEFUL DEAD. Ma i ricordi tanti e importanti, romanticismo? Non direi anzi. Bella scrittura mi sembra e non certo sdolcinature Denveriane. Ieri comunque LA MOGLIE DELL’AVVOCATO un film splatter con un sesso tutto sommato praecox  con uomini immaturi e imbelli. Che c’è di nuovo? Comunque il film si può vedere (si fa vedere…come dice Giorgio). Ieri è finito il MEGLIO UN GIORNO DA LIBONI. Il futuro è fatto di pecore. I will survive.
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Di Carvelli (del 02/08/2004 @ 10:07:08, in diario, linkato 960 volte)

Insomma. Sembra che questi fatidici Giorni da Liboni siano stati poi giorni da disadattati. La cronaca di uan morte annunciata del bandito è stata una lunga corsa scomposta fatta di tanti avvistamenti...Persino qui a due metri da casa mia...dicono che quindici giorni fa abbia comprato Il Messaggero nella mia stessa edicola e si sia poi messo a riposare su una panchina dei giardinetti di Piazza del Pigneto con al fianco la sua moto da enduro. Insomma: Liboni barboni, Liboni in roulotte... Ultimi giorni fatti di penuria e precarietà. Giorni che meriterebbero di essere raccontati. E meriterebbe racconto anche questa parabola strana mediatica. Un mio amico per esempio suppone che il caso Liboni sia meno semplice di quel che sembra. Perché uno scspps con tutta quella serenità salvo poi ritrovarsi solo. E sostiene che gli sia calata una copertura che prima aveva e poi avrebbe perso. Si spiegherebbe la frase "Tanto sono già morto". Perché e come?

 

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Di Carvelli (del 03/08/2004 @ 10:16:15, in diario, linkato 849 volte)

 

ORIZZONTALI

1 L'esplosione in Belgio

2 I metal detector nelle scuole inglesi per non far entrare i coltelli

3 Sì o No al bagno in piscina con chador?

4 Il nuovo DPEF

 

VERTICALI

1 Liboni con un colpo nel cranio perforante ma ammanettato. Le congratulazioni dei capi delle Armi e il "grazie" (sic!) dei familiari delle vittime del suddetto Lupo.

2 La commemorazione delle vittime di Bologna...la libertà di Mambro e Fioravanti, la P2 ai posti alti

3 La guerra in Durfur

4 L'inizializzazione della democrazia in Iraq

 

La soluzione si otterrà unendo le lettere delle risposte.

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Di Carvelli (del 03/08/2004 @ 11:09:46, in diario, linkato 1010 volte)

Che cos'è un letto? Semplicemente un oggetto d'arredamento, un mobile su cui dormire, o piuttosto un accampamento condivisibile con amici, un tappeto volante, una biblioteca mobile, un posto di meditazione? Probabilmente da quest'ultimo spunto parte Roberto Carvelli per creare Letti, i suoi 100 brevissimi racconti metafisici, o se vogliamo poemetti in prosa, o per meglio dire prose non molto narrative e con qualche ingrediente di filosofia e poesia. Una vita raccontata attraverso i letti propri o altrui, attraversati o visti, non tanto perché ci passiamo un terzo del nostro tempo dormendo, quanto perché la posizione orizzontale è la dimensione privilegiata del pensiero: abbandonati sulla schiena, o su un fianco, riusciamo a liberare meglio i pensieri, li abbandoniamo e ci abbandoniamo a un seguito notturno della vita. Scopriamo verità nascoste dentro il buio, perché a volte la troppa luce impedisce la visione. O piuttosto perché il letto è sincero, accoglie la nostra impronta fedelmente, senza inganni, e in qualche modo risponde al nostro bisogno di verità, sia pure dolorosa, troppe volte insoddisfatto. Ed è quanto dichiara fin dalla copertina, che riproduce l'ironico letto di chiodi dell'artista italo-argentina Silvia Levenson, dal provocatorio titolo Sogni d'oro.

Insomma in queste perle di pensiero orizzontale in cui i letti dicono la verità, Roberto Carvelli ricostruisce la sua giovane vita (è nato a Roma nel 1968), facendole assumere un andamento circolare. Si parte infatti dal Letto uno, che «arriva dopo la culla dell'infanzia e dura cinque anni», passando però per Il letto di prima, in cui il realismo lascia il posto al mito, al sogno di «pancia e liquido amniotico» che tutti abbiamo vissuto eppure non conosciamo. Per arrivare a L'ultimo letto che avremo, sorta di altare rialzato in cui dormirà per sempre il nonno trapassato, «tra candele e fiori, penombra e sussurri». E questo letto che sembra «avvicinare all'aldisopra» somiglia alla montagna sognata dagli aborigeni australiani, quella specie di collegamento fra la terra e il cielo che permette di non chiudere mai il contatto col «tempo del sogno», la dimensione della creazione in cui tutto è possibile, e da cui tutto nasce. Libro che inizia dal ricordo della nascita e che finisce col ricordo della morte, Letti è tutto immerso in un presente amniotico, in cui vita appena vissuta e riflessioni da essa suscitata si mescolano e si fondono. Il grande viaggio dell'esistenza è segnato da soste dormienti, quando vengono rievocate notti da ospiti in letti di città sconosciute o straniere: Lisbona, Dublino, Napoli, Bologna, Venezia, Parigi, Trieste non sono più solo nomi di città ma diventano tappe di un grande sogno.

Non mancano gli spunti di sociologia dell'arredamento, quando l'autore si sofferma sulla Chaise longue o sui sempre più ricorrenti divani-letto, che fanno pensare allo spazio ridotto in cui è stato relegato il «tempo del sogno» della nostra quotidianità. Lontana dalla sacralità della camera da letto di un remoto tempo contadino, oggi la stanza in cui si dorme è anche salotto, studio, spazio da condividere, tanto che il letto dell'ospite è «da abbandonare prima possibile come una nave che affonda per far posto al soggiorno». I letti della civiltà occidentale, civiltà com'è noto del tramonto e forse al tramonto, sono i confidenti di un nomadismo sentimentale, il prodotto di un'inquietudine indotta come i bisogni consumistici. In essi «si consuma senza consumarsi come se lì, in quei talami, stesse fiorendo una civiltà che poi scomparirà senza lasciare altre tracce che il progresso dell'essere umano». E le metamorfosi dei letti inclusi uno dentro l'altro, o nascosti uno sotto l'altro, raccontano le incertezze relazionali dei personaggi, indecisi perennemente tra la scelta di dormire soli o in compagnia. E' questo il modo di Carvelli, così felicemente arrivato al suo terzo libro (il primo è Bebo e altri ribelli. La rivoluzione spiegata alle commesse, 2002) di fare letteratura erotica nel tempo dell'incomprensione fra i sessi e della crisi dei ruoli. (Bianca Garavelli)

 

 

Roberto Carvelli, Letti Voland 2004

Pagine 120 € 10,00

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Di Carvelli (del 03/08/2004 @ 15:37:46, in diario, linkato 1010 volte)

Nel numero in edicola un pezzo su LETTI...ovvero hanno chiesto a 12 VIPS come dormono e a latere recensione del libro.

Vanity Fair

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Di Carvelli (del 04/08/2004 @ 10:10:40, in diario, linkato 894 volte)
Estate. L'oroscopo inneggia e prefigura amori liberi. Per strada sorprendi lunghe telefonate in cui si fa accenno a qualcosa che non è così importante eppure non c'è nulla che si possa sostituire a quelle parole. Poi si parla di appuntamenti e di incontri senza peso ma anche senza pesantezza. In questo clima di brezza leggera sul caldo torrido di agosto leggo sul CORSERA (firma Paolo Di Stefano) dell'amore di Italo Calvino (sì sì avete capito bene...Italo Calvino) con Elsa de' Giorgi che è un amore travolgente e vivace e non so voi ma a me un brivido mi scioglie. Mi sciolgono le belle parole e la passione di uno de più grandi scrittori di questo secolo. Un intellettuale importante (i saggi valgono la sua migliore narrativa) e uno scrittore mimetico sublime che ha attraversato scritture e generi con inedita e autentica capacità di tenuta stilistica. La stessa che regge questa diaristica infuocata che non potrà che liberare altra energia su un'icona letteraria di grandezza prima che tutti hanno pensato fredda e fascinosamente altera. Una buona notizia estiva. 
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Di Carvelli (del 05/08/2004 @ 09:44:00, in diario, linkato 878 volte)

Forse se cercate un fan di Charles Bukowski siete fuori strada. Non sono io. Eppure so che non avrete difficoltà a trovarlo. Io trovo che alle volte Bukowski sia geniale per capacità di illuminazione ma al lungo mi viene  a noia... alle volte. Eppure quando arriva arriva e spacca. Come nelle poesie, spesso. Fulminanti. Stamattina ne ho letta una bellissima dalla raccolta “Seduto sul bordo del letto mi finisco una birra nel buio” (Minimum Fax con traduzione della brava Tiziana Lo Porto). Il titolo inglese è Show Biz (Il mondo dello spettacolo) e fa così (che incedere dialettico da cantautore che ho eh?):

“Io non osso farcela/ e tu non puoi farcela/ e noi non/ ce la faremo/ e dunque non investirci sopra/ e non ci pensare/ nemmeno/ limitati ad alzarti dal letto/ ogni mattina/ lavati/ fatti/ la barba/ vestiti/ e vai là/ dentro/ perché/ al di fuori di quello/ tutto ciò che rimane è/ suicidio e / follia/ e dunque/ non puoi proprio/ aspettarti troppo/ non puoi nemmeno/ aspettare qualcosa/ e la cosa da fare/ è/ partire da una base/ minima/ modesta/ tipo quando/ esci di casa/ essere contento che la tua macchina/probabilmente è ancora lì/ e se c’è -/ che le gomme/ non sono/ a terra (…)”

 Mi sembra il nostro buon inizio di giornata in forma di una preghiera essenziale. Ieri  (dopo aver visto con D. PERDUTO AMORE...non mi chiedete di scriverne! Andate da Stupor Vacuo qui il link a fianco) sono andato a dormire sul terrazzo fin quasi verso le tre poi sono sceso per andare a dormire a letto. Prima di prendere sonno sul lettino ho riletto Salinger, UN GIORNO IDEALE PER I PESCIBANANA. Ho letto un giorno di sera e un giorno di giorno insomma.

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Di Carvelli (del 05/08/2004 @ 16:25:58, in diario, linkato 841 volte)
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Di Carvelli (del 06/08/2004 @ 09:25:37, in diario, linkato 893 volte)

Si continua fare un gran parlare di Liboni.

1 La sua vita personale (sposato un figlio - perso - una brava persona ma un po' violenta...volte mi picchiava volte no)

2 Giuro l'ho letto... la polizia lo aveva già individuato (capito?) lo avrebbero preso sabato sera o notte (così magari di festivo si guadagnava di più...una volta che c'erano...) quando le cose erano più tranquille ma poi ci hanno segnalato la sua presenza e allora...(che fai...non intervieni?)

Capisco che la suocera è sempre la suocera ma ieri sono rimasto sconvolto. Parla il padrone del cane che ha ucciso la mamma di sua moglie e lui...dice che forse lei avrà fatto un gesto inconsulto e ha spaventato il povero cucciolone di alano. E ora? Non so...tenerlo è un brutto ricordo...ma darlo via no...mi dispiacerebbe non sapere che fine fa... Razza di padroni o padroni di razza?

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Di Carvelli (del 06/08/2004 @ 22:14:06, in diario, linkato 1001 volte)
Eh sì mi tocca...per amicizia...domani vi dirò come è andata...se miagolava se faceva le fusa...e già perché Mizzi è una gatta...una vera gatta con tanto di pelo e miao...Un dubbio: ma i gatti fanno come gli alani? Intanto per non sbagliare rivedo LOST IN TRASLATION che mi era sembrata una bella idea ma poi mica un capolavoro...
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