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Ieri ho visto Hereafter di Eastwood e non so dire se mi è piaciuto. E, se mi è piaciuto, quanto. Inevitabile fare confronti con i tre grandi film precedenti (salto Invictus). Come ho spesso scritto qua dentro ho amato e amo Mystic river, Million Dollar Baby e Gran Torino. Film che ho rivisto infinite volte. Questa ultima prova del regista americano, girata per gran parte tra Inghilterra e Francia, risente di uno stile europeo. Eastwood sceglie un profilo poco tambureggiante suspance. Il filo sembrano essere le domande sottese e in questo è solo residuamente hollywoodiano. Un gusto che deve aver solleticato i nostri recensori che lo hanno impalmato unanimi. Eppure nel cinema c'era sconcerto. La gente borbottava. Il finale è molto bello e commovente e solo alla fine lo scioglimento della vicenda premia il bisogno di risposte del pubblico medio (senza che però il tipo di risposte possa accontentare la medietà, visto il profilo alto dei quesiti. Ad es. la chiusa delle storie intrecciate è potente, colma di senso). L'inizio è strepitoso (per come è girato) per tutti. Credo che Eastwood stia cercando altro e forse gli va dato il beneficio della ricerca. Come credo che ripetere la visione possa essere, almeno per me, utile. (Quest'anno devo ammettere di aver lasciato in sospeso Inseption - visto con troppa leggerezza - e il film della Coppola - che mi ha irritato ma già mi successe con il suo Lost in traslation). Spesso le cose vanno riviste o ripensate. E' il caso di queste tre pellicole. E di tanto altro. Ci ritornerò per sciogliere le mie riserve.
I compleanni non se li ricordano i padri. Per quello ci sono le madri. Ma i figli lo scoprono dopo. Le madri fanno anche i regali o li suggeriscono. I figli sono contenti perché di solito sono quelli che si aspettavano. Le cose vanno così. Quasi sempre.
Come ripromessomi sono andato a rivedere Hereafter, in lingua originale e mi è piaciuto. Molto. Anche questa volta il pubblico in sala a proiezione avvenuta rumoreggiava negativo. Probabilmente chi va a vederlo ha delle aspettative e rimane deluso. O forse non accetta i temi. La morte? I sensitivi? L'ulteriorità? Forse ci si attende da Eastwood un assertività che non è in genere poi così schiacciante e monomane (si dirà?). Eppure dovrebbe essere nota la problematicità della sua posizione sul significato della vita e della morte in una visione ultraterrena. C'è qualcosa che inquieta. Forse il non sciogliemento della vicenda? Che in realtà c'è ma forse non nella orizzontalità attesa. Non so davvero. Il film è bello. Ha un casting sorprendente, una sceneggiatura senza orpelli e una tecnica di ripresa sobria anche quando (come nella scena iniziale) fa ricorso a tecniche sofisticate. Merita di essere visto. E ripensato.
Ho visto La versione di Barney e mi è piaciuto. Avevo letto il libro e ho trovato poco di quel tono dissacrante e grottesco. Non sono uno di quei lettori che lo ha osannato. Il libro è divertente e ben costruito, con una voce che funziona, un personaggio ben definito. Eppure (e in questo dissento da Escobar del Domenicale) come prassi sono andato a vedere il film senza aspettarmi la problematicità della riduzione (la parola è corretta) di quel che avevo letto. Credo che il regista abbia scelto di tirare un filo che nel libro forse neppure c'è in questa forma in parte patetica. La versione (la sua versione) di Barney finisce così per essere nel rispetto del libro, una versione ulteriore di quella che nel libro è, appunto, una versione multipla di una vita che in fondo ha anche le sue molteplicità (le mogli, le storie, le compagnie ecc.). Disquisiremmo forse di questa scelta. Potremmo. Io dico solo che il film mi ha consegnato qualcosa che mi è sembrato utile, materiale su cui riflettere. La battuta che trovo straordinaria è quella della terza sognora P. che alla fine cede alle insistenze (è amore o cedimento il suo?) di Barney e nel cedere accampa un dubbio: non sarà che dopo tanto insistere quello che verrà dopo ossia routine, normalità ecc ti deluderà? Vero e triste (veramente triste) mi è parso il tradimento di B. nella freccia: gelosia, paura, messa in discussione dell'amore, tradimento, pentimento, fine. E alla fine l'inettitudine barneyana ha un suo trionfo un po' amaro (più amaro che nel libro).Purtroppo tutto mi ha trascinato in un gorgo di pensieri un po' tristi da cui sono uscito grazie alla semplicità, cosa che spesso la vita non ci regala al momento opportuno o senza chiedere. Non potrei dire che il film merita poco, né mi sento di dire che ho sentito - visto che di tradimento si parla - che il regista abbia tradito l'opera. Perché l'ha tradita di default rifacendola, traducendola, trasportandola in un altrove a cui la fedeltà avrebbe forse nuociuto di più.
Rileggendo la mia copia de La versione di Barney di Mordecai Richler ho trovato poche sottolineature. Le poche erano citazione di altri. Tranne un divertente apologo sugli ebrei e questa frase: "Io sono un tipo impulsivo, preferisco gli errori ai rimpianti". (Non) dire: anch'io.
Di Carvelli (del 18/01/2011 @ 14:20:05, in diario, linkato 1193 volte)
Alcesti
Ma solo pensare a te. Non è una figura che viene una nitida traccia. E' come cadere in un posto con un po' di dolore.
Tu sei il mio tu più esteso deposto sul fondo mio. Tu. Non c'è un'altra forma del mondo che si appoggi al mio cuore con quel tocco, quell'orma. Tu, Tu sei del mondo la più cara...
da Bestia di gioia (Einaudi)
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