Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 29/09/2011 @ 08:55:55, in diario, linkato 1202 volte)
"Perché anche la tua signoria è come me, ma non lo sa; anche tu hai un diavolo dentro di te, ma non sai ancora come si chiama. E poiché non sai come si chiama, ti senti soffocare; battezzalo, padrone, e ti sentirai meglio".
Così Zorba al suo "padrone". Sto leggendo Zorba il greco di Nikos Kazantzakis (nella meritoria prima traduzione dal greco di Nicola Crocetti che ne è anche editore). Non so se avete l'idea della grandezza di questo autore che ora Crocetti si appresta a consegnarci in traduzione pescando nel bacino immenso della sua grandiosità multilingue e multioperosa. Una statura intellettuale e morale di larghezza insospettabile qui da noi che lo conosciamo anche per mezzo del film, bello (il regista Cacoyannis è morto purtroppo questa estate). Io aspetto con brama Ascetica.
Fatevela. http://it.wikipedia.org/wiki/Nikos_Kazantzakis
"Il grido della gru fece risuonare di nuovo in me il tremendo annuncio che questa vita è unica per ciascun uomo, che non ne esiste un'altra e che tutto quanto puoi godere lo godrai qui, perché fugge via presto e non ti sarà concessa, per l'eternità, un'altra occasione. Uno spirito che intenda questo annuncio impietoso - e così pieno di pietà - prende la decisione di vincere le sue dbolezze e meschinità, di vincere la pigrizia e le grandi vane speranze, e di aggrapparsi intero a ogni secondo che fugge per sempre".
Almanacco dei giorni migliori. Primavera di Fabio Rizzoli (Fernandel). E' uno di quei libri che uno dice vorrei averlo scritto io. Anche se poi è un genere asseverato, (anche) cortazariano ad esempio. E Rizzoli nella scrittura si immette in una strada in parte già percorsa da altri. Una cosiddetta linea padana che non può dimenticare Malerba, Benati, certo Benni di anni fa, qualche Celati. Altri ancora. Ma Rizzoli è bravo e l'attualizza senza vergognarsi di usare alto e basso con leggerezza autoironica e talvolta sentimentale. Appena posso cito qualcosa. Ma prima di citare mi preme fare uno svarione editoriale e sostenere e promuovere quei piccoli editori che hanno denti e stomaci (a volte rimanendo ancora con molto appetito) per masticare e deglutire una letteratura che i grandi editori non intercettano per troppa sazietà. Spesso si tratta di libri piccoli. Sovente di autori non conosciuti e agli esordi. Qualche editore ha il talento speciale di prenderci più spesso di altri. E tutto questo dovrebbe avere un premio migliore delle mie parole. Di oggi.
Come ripromessomi cito. Dall'Almanacco dei giorni migliori. E lo faccio a forza di incipit. - C'era una volta in una città grande, grossa e popolosa, un lattaio catarifrangente. - Amo mia madre più di me stesso. So che anche mia madre mi ama, in modo quasi angosciante. - Il mio vicino di casa mi ha sempre ricordato una mosca. Anzi, tutte le variazioni possibili di mosca. - Io non vorrei essere nessuno, eppure sono il presidente della Repubblica. - Sono l'ultimo arrotino ombrellaio della città. - Andrea Rezzi di mestiere vende messaggi in bottiglia in forma di limerick.
Come va la vita? Dove va la vita? Ma, soprattutto, di che vita parlo? E lo dico a modo mio. Ecco: a modo mio. Sono qui. Che dico? Boh. Una cosa così. Color amarena. Gusto pistacchio. Ma anche un po' a tettoia. Che muoia!
|