Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Da Da presso:(...) L'ingenuità non si dà gratuitamente, si mette in scena e si recita, se sei uno dei pochi milioni che danno un senso all'umanità
Ho letto ieri sul Corriere della Sera la rubrica di Aldo Grasso questa volta dedicata alla tragedia del Giglio. Come al solito è interessante il suo punto di vista. Anche se non mi convince in pieno. Per esempio quando chiama tutti a correo: "il vero dramma: il naufragio della Concordia è stato quello della nostra mediocrità o incuranza". E io non mi sento corresponsabile del Giglio. Né mi sentivo "comunista" quando approvavo la Tobin Tax che ora approvano anche molti liberisti illuminati. Ed è solo un esempio. Non mi piace questa idea della compromissione generale. Non a tutti i livelli. La capisco appena quando, come fece Fellini, nella sua libera intoccabilità ammette "fummo tutti fascisti". Ma molti non lo furono ed è irrispettoso, penso ora, dimenticare quei pochi che hanno pagato per essere coraggiosi oppositori. Ma approvo questi due passaggi di Grasso: "Da noi si è dissolto il principio di autorità, non si sa più chi comandi. E chi comanda non sa più comandare" e "La delegittimazione di chi ricopre un qualsiasi incarico è continua: il concetto di responsabilità personale è uno dei beni più preziosi che abbiamo perduto, tanto c'è sempre qualcuno che discolpa o giustifica. Alla lunga, non c'è da stupirsi se un comandante viene meno al suo principale compito, perché il suo ruolo ormai è completamente svuotato. Il dovere resta una sorta di rassegnazione endemica". Ma qui davvero ci vorrebbe una chiamata alla corresponsabilità. Perché nel corso del tempo abbiamo costruito poteri forti senza responsabilità o mitigato responsabilità svuotandole di potere? A zolle. A interessi particolari. Ecco, questo sistema del perdono e del servigio, del totalitarismo (in senso lato) ha trasformato il potere in un concetto vuoto. Anche e soprattutto quando è pieno. O riempito. Spesso solo di galloni.
In questi giorni si parla un bel po' della Thatcher in ragione del film in immimente uscita. La frase ricorrente è "era una donna tosta". Il seguito è "quali altre donne toste esistono oggi in politica?" e chiacchiere. Cose così. Come se essere tosti sia una qualità a prescindere. Come essere belli. Saper parlare. Essere atletici. Margaret Thatcher è stata una donna tosta. E quindi? Boh. Comunque la cosa mi irrita. Il "tostismo" assurge a ideologia più che prassi della sua politica. Del suo essere donna. Ma - sottintendono - non una donna come quelle altre un po' mosce, un po' - come dire - donne. Normali, senza... Ecco è quel "con/senza" che non mi piace. Qui sotto il suo profilo politico da wikipedia. http://it.wikipedia.org/wiki/Margaret_Thatcher
Faccio seguito all'appello riverberato in vario modo in questi giorni sulla stampa (dal Domenicale de Il Sole 24 Ore) a favore della concessione della Legge Bacchelli per il poeta friulano Pierluigi Cappello che qui sapete molto amato e citato. Cappello è dall'età di sedici anni su una sedia a rotelle in seguito a un incidente di motorino in cui l'altro passeggero perse la vita. E' autodidatta e di famiglia povera, in difficoltà economica. Le sue poesie hanno meritato premi e riconoscimenti. Io ho scritto oggi e vi invito a fare altrettanto a presidente.consiglio@regione.fvg.it
La scorsa notte è morto Anghelopoulos per le conseguenze di un investimento avvenuto nel pomeriggio di ieri ad Atene mentre faceva i sopralluoghi di un film sulla crisi greca a cui avrebbe partecipato anche Toni Servillo. Per fatti di tesi mi sono occupato di questo regista greco che ha molto lavorato con Tonino Guerra su cui appunto mi sono laureato. C'è qualcosa di profondamente sospeso nei suoi film e non è un caso che la parola compaia anhe in una sua pellicola. Il tema della lunghezza delle stesse è anche stato da molti rilevato come causa dell'insuccesso di pubblico o del non trionfo presso la critica dei suoi film. Che in definitiva secondo me sono sempre film sul tempo. Tempo storico, tempo biologico, tempo spirituale. Un pensiero filmico invero un po' arduo talvolta, ma affascinante.
"Nominarle soltanto è la prosa/ Dei diaristi, è rendervi famose/ Per lettori che come turisti lodano/ I letti e le spiagge come uguali;/ Ma le isole possono esistere solo/Se lì abbiamo amato." Questi i versi di Derek Walcott di "Islands" da "Nelle vene del mare", nuova raccolta antologica che esce col Corriere della Sera. Non li sto comprando tutti questi volumi. Ma mi ha fatto piacere stamattina trovare un insospettabile edicolante della Tuscolana amante dei versi. Ha detto così: ho preso quello di Neruda, sono meravigliose, da leggere davanti a un camino. E ci ha tenuto a dirmi che questi volumetti vanno a ruba. Ed è bello sentire questo amore per la poesia da persone che non crederesti.
Nell'ultimo numero di Buddismo e Società, ho scritto un ricordo di Wangari Maathai, premio Nobel per la Pace 2004. La donna che piantava gli alberi. E, citavo non a caso, Jean Giono da "L'uomo che piantava gli alberi": “Da tre anni piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila. Di centomila ne erano spuntati ventimila. Di quei ventimila, contava di perderne ancora la metà, a causa dei roditori o di tutto quello che c’è di imprevedibile nei disegni della Provvidenza. Restavano diecimila querce che sarebbero cresciute in quel posto dove non c’era nulla”.
Scrive Derek Walcott: poetry is still treason/ because it is truth. Che Matteo Campagnoli traduce: la poesia è sempre tradimento/ perché è verità. Oggi penso con insistenza a questi due versi come a un'espressione matematica che devo risolvere entro domani.
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