Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Leggo da LIBERTA' di Jonathan Franzen: "La gente è venuta in questo paese per cercare soldi e libertà. Se non hai i soldi, ti aggrappi anche più rabbiosamente alla tue libertà. Anche se il fumo ti uccide, anche se non puoi permetterti di nutrire i tuoi figli, anche se i tuoi figli vengono ammazzati da un pazzo armato di fucile d'assalto. Sarai anche povero, ma l'unica cosa che nessuno ti potrà togliere è la libertà di sputtanarti la vita come ti pare e piace. Bill Clinton lo aveva capito: non possiamo vincere le elezioni mettendoci contro le libertà personali. E meno che mai contro le armi".
Di Carvelli (del 25/07/2012 @ 10:43:19, in diario, linkato 1091 volte)
Di certe donne in metropolitana
Di certe donne in metropolitana - nitore, disciplina, capelli bene in ordine, forme appena accennate, occhiali a volte, tinte neutre, abiti poco appariscenti sempre-
di certe donne -mai una passione stravolgente, mai sbagliata la misura, la scelta, il modo di stare al mondo-
Io non così, io di me rinnego tutto e tutto ancora.
Il talento non ha confini. Scatena l'orgoglio. La mia vita è strillata di continuo da motti proattivi, estensivi, permeanti. Mi arrivano addosso dai cartelloni, dalle mail, dalle riviste. E io, nulla. Non sento di fare altro che piccoli passi, mossi sul posto o poco più in là e qualche movimento impercettibile sul letto o sul divano, per prendere il bicchiere, spostare il ventilatore, prendere o posare un libro. Niente di più. Nessun orgoglio e men che mai confini se non quelli della mia pelle, dei sensi. Al limite interni. Poco altro. Qualche intercettazione casuale e sul posto. E basta.
Delle tante infinite rinascite a mia disposizione scelsi sbarre arrugginite. Scelsi niente porte se non chiuse. Niente spazi se non angusti. Dei possibili seguiti della storia il capitolo ultimo era una casetta (la forma della casetta) aperta su un vuoto che potevo solo vedere e non raggiungere. Delle tante forme di libertà le sbarre sono la peggiore: vedere ma non vivere. Come una frustrazione. Come una pena, un contrappasso che sta bene solo nelle mitologie. Meglio il buio di una stanza e qualcuno che ti fischia il mondo intorno. Potevo essere un canarino e invece ero una gabbia. Ma questo una vita fa.
|