Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Mi raccontano una storia. La riracconto. Due escono da un ristorante e si vanno a fumare una sigaretta (un ragazzo e una ragazza). Non si conoscono. Prima di fumare la sigaretta. Al termine di quella pidduistica fumata invece fanno amicizia e... La racconto e me ne ritornano varianti adultere e licenziose. Leggende metro(politane)? Magari sono fantasie ma magari diventano verità. Mi sembrerebbe possibile e direi in certi casi anche auspicabile. Circolano varianti di clienti fuggitivi senza aver pagato... da cui direi che fumare forse alla fine conviene. O no?
Oggi Corsera TerzaPagina. Da leggere. Si parte dal giudizio della Benedetti e si prosegue. Interessante Ferretti (che ricorda come un autore Einaudi era una volta differente da uno Mondadori) e Belardinelli (che modera e stempera in un dirimere le opere letterarie dai fenomeni sociologici). Anche il più pop-positivo Sanguineti dice la cosa giusta perché in fondo chiede alla critica di essere "al presente" ma immagino che non voglia consigliare sudditanze di giudizio in ossequio alle vendite. Da seguire. (vedi Nazione Indiana)
C'è un mio racconto qui.
PECCATI VENIALI (Coniglio editore)
Di Carvelli (del 02/02/2005 @ 17:12:17, in diario, linkato 1297 volte)
Questa era Karen Bach. Ex pornodiva uscita dal genere e finita nel mainstream (uno dei meglio riusciti) Baise moi . Il suicidio è raccontato come la strettoia di uan vita senza più luce. Un angolo buio a sentire le cronache che merita il silenzio più che la luce.
Esiste un genere di persone che dichiara di volere il nostro bene – peggio di amarci – e c’è da credergli… Insomma, esiste un genere di persone che professa amore come un credo, nei nostri confronti. Eppure (eppure gli crediamo lo stesso) a queste stesse persone non va mai bene nulla di noi. Eppure non sono mai d’accordo con come abbiamo fatto noi, oppure avrebbero fatto diversamente, oppure avrebbero fatto una cosa in più o in meno. Se si litiga riprofessano amore come se fosse un credo. E infatti si è disposti a creder loro ancora. Ma perché alla lunga ci si sente così insoddisfatti… vorrei dire usurati? Il tipo di relazione che descrivo è del genere…. O meglio ha un genere preminente che è quello padre/figlio/a o madre-figlia/o. Ma forse va di moda tanto che mi sembra venga replicata in una grandissima parte delle relazioni a sfondo (qua sfondo ci sta davvero bene!) amoroso. Alla fine di questa contrastata vocazione all’amore si impossessa di noi un odio (un fastidio, una rabbia) piena di calore. Lo definirei un odio termico. Un disprezzo o un ribrezzo nei massimi casi ma pieno di calore. In definitiva il legame non si scioglie nonostante la fucina di rodimenti vari. Sono calori destinati a stemperarsi ma a fatica e sono spesso le relazioni più infrangibili e con legami indissolubili (appunto familiari) che destino vuole finiscano con senso di liberazione o bagni di sangue. Della serie…. Chi troppo vuole… Qui Alberini passo e chiudo.
Di Carvelli (del 03/02/2005 @ 14:38:31, in diario, linkato 1000 volte)
Leggo oggi da Repubblica che le bielorusse potrebbero ambire ad un marchio DOP e così il governo di lì avrebbe vietato di espatriare le bellezze per non imastardire la razza frutto di mistura antica di popoli. Coem se fosse un vitigno da non innestare.
Aggiorno il blog da Fiumicino (Alice gratias) in una giornata disarginata, di tempi dilatati. Errori su errori: macchina in ritardo, incidente sull-autostrada... Il tipo (in ritardo che mi dice che ha dormito dalla sua donna...) salta tutto... Aspetta un nuovo aereo... altro che jetleg... merda. Per fortuna Agotha Kristof e la Piccola Cosmogonia portatile di Quenau
Di Carvelli (del 07/02/2005 @ 15:16:13, in diario, linkato 1024 volte)
Dopo un delirante venerdì un sabato ai fornelli (cicerchia con salsicce) e una domenica serena (Lazio a parte): orecchiette alla misticanza e Agotha Kristof con spunti di Kafka (davvero serviva Kafka per sentirsi normali. Dopo dicevo un lunedì di merda (e quando dico merda intendo quella poltiglia marrone che si schiaccia anche metaforicamente con la stessa spiacevole e maleodorante sensazione). Capita.
In ogni bar c'è da capire come e dove sia disponibile la bustina di zucchero di canna. Alcuni la spacciano (da cui il nome) come oro colato dei ripiani del retro-bancone... e tra questi certuni qualcuno che me lo spiuegava il perché (se no passa qualcuno e se le prende per portarsele via...da cui la modica quantità). E allora ecco che al bar lo zucchero di canna va pietito. Generalmente io al bar il caffè lo prendo amaro (zucchero solo il primo della mattina, quello di casa) così, nulla. Amo i bar con il caffè bianco nei dosatori che fanno molta Germania e luoghi di lavoro (bar di porti o di quartieri industriali). In Francia ho amato le zollette vestite di carte con la pubblicità del bar al fianco di un caffè non eccellente ma che era finito per piacermi per la sua capacità di rivestirsi di unicità. Ma il dover chiedere la canna al bar e vedere tutto questo perdersi dei banchisti mi fa ancora un po' di piccola rabbia ora e sempre ora che lo zucchero nelle case diventa sempre più ambra (ci saranno delle statistiche?).
da L'espresso
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