Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 31/05/2005 @ 10:19:47, in diario, linkato 1028 volte)
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Kamasutra in Smart Kamasutra in Smart Roberto Carvelli
Romanzo, Italia 2005 63 pp. Prezzo di copertina € 5 Editore: Coniglio Editore, 2005 ISBN 88-88833-33-1
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Coniglio Editore
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Una normale giornata di traffico romano ed il protagonista viene tamponato da Luna, scattante ventenne smart-munita con il vizio di frenare di botto e fare retromarcia senza guardare.
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Kamasutra in Smart: Due cuori e una city-car
Sono nella mia intima essenza uno sfigato, un imbecille, un poveraccio. Nella mia zona di essenziale e zenitale centratura sono un coglione. Autentico. Dico questo in un’epoca di necessari bilanci. Quella del mio quarantacinquesimo anno in cui, per una specie di vortice del tempo, mi accorgo all’improvviso e per intero della mia età. Sono un coglione. Ho quarant’anni passati e forse ho passato più della metà della mia vita a non fare nulla. Oggi ho quarantacinque anni, una casa di imbarazzante cubatura e di invereconda mancanza di personalità.
A prima vista più che un libro, il racconto di Roberto Carvelli sembra un gadget natalizio da regalare agli amici smart-muniti: titolo ammiccante, promessa di una sessantina di pagine leggere, divertenti. Superficiali probabilmente, anche dal punto di vista sessuale. Quante posizioni si possono arrivare ad immaginare dentro una smart? Poche, ovvio. E sono infatti poche quelle che l’autore dipinge nei suoi incontri con Luna. Incontri che si consumano rigorosamente in Smart, senza preliminari, senza cena prima o cinema dopo, in fin dei conti senza mettersi in gioco più di tanto. O forse no?
La superficialità preconcetta, che viene facile di primo acchito, si perde dopo poche pagine, quando lo stile asciutto di Carvelli e la sua spietata lucidità nel guardare la generazione a cui appartiene, se stesso forse, comincia a toccare qui tasti che sono la sostanza della vita. Le relazioni, l’amore, il lavoro, la realizzazione o il fallimento, i bilanci di un single di quarantacinque anni, il sesso vengono impressi sulle pagine come scatti di una polaroid sui tempi che corrono. Senza fronzoli, senza falsi pudori, senza prendersi in giro per non accorgersi del disincanto con il quale si vive. “Incontrarci e separararci è la sola traccia che lasciamo del nostro passaggio nel vuoto” scriveva Stefano Benni in Baol e qualcosa di simile lo dice anche il protagonista del racconto. Un racconto dove ci sono soltanto loro tre: lui e lei, con i loro venticinque anni di differenza, e la Smart, con le informazioni del depliant pubblicitario a mo’ di citazioni letterarie a inizio capitolo che sanno tanto di istruzioni per la vita moderna. “ A volte è necessario cambiare tutto perché niente cambi. Per questo alla Smart è naturale mettere in discussione i risultati acquisiti e proporre sempre soluzioni innovative. (Depliant Smart Fortwo coupé & Smart Fortwo cabrio 2004).
Kamasutra in Smart dimostra che non bisogna credere alle apparenze: lo stesso Carvelli in un’intervista definisce il titolo del racconto “un cavallo di troia”. E’ davvero così, quel titolo serve solo (spudoratamente) a fare acquistare il libro. Ma in questo modo, ci domandiamo, non rischia forse di perdere quei lettori -un po’ meno “da gadget”- che i libri li leggono anche e che potrebbero passare, in sua compagnia, un’ora di piacevole lettura?
Simonetta Degasperi (28-05-2005)
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Vota il libro!
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Leggo:
Kamasutra in Smart dimostra che non bisogna credere alle apparenze: lo stesso Carvelli in un’intervista definisce il titolo del racconto “un cavallo di troia”. E’ davvero così, quel titolo serve solo (spudoratamente) a fare acquistare il libro. Ma in questo modo, ci domandiamo, non rischia forse di perdere quei lettori -un po’ meno “da gadget”- che i libri li leggono anche e che potrebbero passare, in sua compagnia, un’ora di piacevole lettura?
Se devo dire la mia. Il titolo (per quanto accattivante...o presunto tale) è quanto mai appropriato. Il discorso sull'amore (kamasutra) dichiarato è quello che si conviene all'interno (che è appunto una breve educazione sentimentale) per quanto il cote trattatistico sia evaporato in una scrittura-storia, in un racconto. ...in smart...vuol dire che è un discorso che avviene nella ristrettezza dell'angustia... che è una macchina salvaspazio, che è una storia fugace, che è un vedersi nel breve del corpo (che poi breve nonostante noi non è)...che è - in definitiva - una metafora. Cavalloditroia per me non voleva dire "ingannare il possibile acquirente" (vendergli quello che non c'è) anche se poi magari è avvenuto e come scrive la giornalista può essere stato un deterrente alla lettura pura di un amante di letteratura come per un curioso delle posizioni... Non posso sapere chi acquisterà, sfoglierà distrattamente, chi regalerà... Posso solo onestamente propormi di avere delle cose da raccontare e/o da dire in una forma che mi diverta e mi dia l'impressione - l'impressione - di aver messo insieme qualcosa di cui non pentirmi. KIS insegna che non bisogna credere alle apparenze sì... che la variantistica del coito non è ipso facto iltitolo di un'opera più complessa di educazione all'amore... e che la smart è un oltre, l'oltre dell'oggetto....e qui ci vorrebbe Munari, Dorfles, Barhes...
Di Carvelli (del 06/06/2005 @ 09:05:55, in diario, linkato 2151 volte)
Bisogna far finta che tutto muore e che oggi non ha domani e che stasera si consuma tutto. E che è inutile aspettarsi dal tempo quel che si vorrebbe. Ché è tutto adesso e dopo non sai. Così avanzi. Con queste piccole bugie dette bene. Prima che siano smascherate. Se l’inganno è fatto bene il sorriso è sincero. Se i denti si contraggono in un dubbio o l’inganno è mal posto e smascherato o hai detto del futuro e nell’incertezza paventata della morte la bocca si contrae in un ghigno. Bisogna fingere di morire ogni giorno per vivere un momento ancora. Come una bugia. A fin di bene.
Devo a un doppio fortunato incontro questa scoperta. Col nome dell'autore e con la fortuna che me lo ha recapitato in mano da mani amiche. Di mano in mano è il destino dei libri. Di bocca in bocca la loro fortuna. L'amore. Mentre attendo alla lettura del più rinvenibile titolo successivo dello stesso autore mi pregio di entisiasmarmi/vi. Consigliandovelo. E' strano il destino dei libri. Di molti pure belli se ne parla poco di altri pure molto inutili non si sente che un chiacchiericcio diffuso e tormentoso sul nulla. Questo è un libro di meravigliosa scrittura e visionarietà. Dove il sesso traborda nel dolore e nel tempo, schizza umori e incrosta facendo un manto lungo dei giorni vissuti. Più vissuti, più lunghi tessuti. Meno bello il racconto che dà il titolo alla raccolta il resto è sublime eppure invasivo. Ti rimane addosso ti impiastra. L'odore su tutto. Il sangue come tutte le altre materie di cui è fatta la vita e il corpo come sua nave crociera.
Niente. Le parole sono niente che consola. Le ho scritto così. Della morte so poco. So la morte. La morte soltanto. E non la so. Non del tutto. Non come un'abitudine perché non ci si abitua alla morte. In una mattina da bricoleur quando il freddo del mattino ha sostituito il caldo della notte e i fischi delle rondini (ma sono balestrucci) il silenzio iniziamo ognuno la nostra battaglia con la morte. Ognuno combattendo contro quello che c'è. Qualcuno rischiando di più e tutti nella certezza che la vita è la solo risposta. O niente.
Di Carvelli (del 07/06/2005 @ 09:37:48, in diario, linkato 1067 volte)
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Dal web alla pay tv, dai cellulari ai film di Cannes, alla pubblicità: trent’anni dopo “Gola profonda”, protagonisti e linguaggi delle pellicole hard vengono sdoganati. Ma per molti italiani sondati da “News”, il videosesso è ancora un tabù. |
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di Gianluca Lo Vetro
Ha calato le braghe anche il karaoke di Fiorello. E il più familiare degli intrattenimenti si è trasformato in pornaoke, un nuovo gioco dove i concorrenti non mimano più le canzoni di successo, ma i gemiti dell’orgasmo di un film porno. Sempre una prova di ugola, certo, non casta ma in sintonia con il porno che avanza. Già, anche dai manifesti pubblicitari della ragazza in mutande si leva l’invito esplicito: “perché non ci provi?”. Roba da far arrossire il vecchio, romantico, “chi mi ama mi segua”. Nel frattempo, per la par condicio delle provocazioni, a uso e consumo del gentil sesso negli gli spot del gelato da passeggio il “cuore di panna” abdica in favore di un'altra parte anatomica esclusivamente maschile. Da guastare, comunque, per via orale. Altro che fascia protetta e scandali circoscritti al segreto delle alcove: Il porno è di massa per dirla parafrasando il titolo del libro di Pietro Adamo (ed. Cortina) che analizza scientificamente l’evoluzione dell’hard dagli Anni ’70 ai recentissimi, incredibili, sviluppi. Confermati dai dati dell’ultima indagine Eurispes sul "consumo" delle luci rosse, che per valore supera l’industria delle armi: fate l’amore, non fate la guerra.
L'anno scorso il settore ha incassato 1101 milioni di euro contro i 984 dell'anno precedente e gli 895 del 2002, complice la diffusione delle pay tv che garantiscono una maggiore privacy, con un giro di affari di 247 milioni di euro. Un dato sorprendente per un'Italia che sembrava aver superato l'era di Cicciolina in Parlamento, per mettersi in fila a omaggiare la salma del Papa. Fatto sta che anche l’evoluzione dei telefonini in videofonini ha incentivato l’ingrossamento dell’affare. I giochini da scaricare sul microschermo, cinque minuti di pose hard liofilizzate in dimensioni millemetriche al costo di due euro, hanno fruttato 140 milioni di euro grazie a 70 milioni di connessioni. Il porno corre anche senza fili. A sdoganare un genere che è uscito allo scoperto nel ’69 alla prima fiera del porno di Copenaghen, ha certamente contribuito Gola Profonda: film dall’eloquente titolo interpretato nel ’72 da Linda Lovelace, divenuto un cult del costume. Tanto, che sta suscitando molto interesse il documentario Inside Deep Throat prodotto da Brian Grazer per la regia di Fenton Bailey e Randy Barbato. Il film ricostruisce il caso Gola Profonda: girato in sei giorni, costato 25 mila dollari e diventato uno dei dieci campioni assoluti del grande schermo con 600 milioni d’incassi. Ma soprattutto, l’opera che tra infinite polemiche ha inaugurato la cosiddetta “golden age del porno”.
Alla faccia della protagonista, Linda Lovelace, che dopo le riprese della pellicola-scandalo intraprese una vera e propria crociata contro l’industria vietata ai minori, accusandola di nefandezze d’ogni sorta. Chissà cosa penserebbe l’attrice scomparsa di recente dell’ultima frontiera raggiunta dal “porno quotidiano”? Secondo la psicoterapeuta Gianna Schelotto, «si fa sempre meno sesso e lo si guarda sempre di più». Un po’ come nel detto “can che abbaia non morde”. Ma in questa massificazione del proibito c’entra anche la comunicazione allargata in Internet. Là, dove ciò che prima si viveva con vergogna in silenzio e solitudine, ora viene messo in comune in quella che Roberto Carvelli ha definito nel libro La comunità porno (ed. Coniglio). C’è di più. Visto che “la patata tira”, come insegna uno degli slogan hot di largo consumo, tutti i settori di un mercato in cerca di numeri cavalcano la provocazione. Persino la moda, massima espressione della raffinatezza, è ricorsa al porno-chic con la prima boutique a luci rosse di Sonia Rykiel, i copricapezzoli di John Richmond indossati da Janet Jackson e i gioielli fallici di Vivienne Westwood. Mentre l’ennesima linea di lingerie, Madame V, si annuncia come una collezione di attrezzi per ogni perversione. E allora, perché un potente detersivo non dovrebbe attrarre le attenzioni femminili con vibranti allusioni falliche? Inutile cercare risposta nelle leggi che chiudono un occhio di fronte a tutto ciò che alimenta il mercato. Il cosiddetto “buon costume” è forse il solo ambito nel quale l’emancipazione del vissuto fa più testo del diritto scritto. E il comune senso del pudore sembra ormai assuefatto alla pornografia. Al punto che quest’ultima pare uscita dalla clandestinità. Questa è la vera novità. I pornografi di un tempo, portabandiera della liberazione sessuale, oggi sono gli uomini marketing che hanno banalizzato la provocazione in prodotto di massa. Trasformando la pornografia in quella che Pasolini definì «un’ansia conformistica di essere liberi». |
Già,
non so cosa fa bene alla paura della morte
ma è quella che bisogna curare
io provo.
La morte non ha rimedio invece
ma ha tempo
e anche il tempo si può curare.
Non funzionandomi mail e altro provo a continuare a dire...
In mancanza di mail (in attesa di uno sblocco della mia posta) ... visto che persistono i problemi per rispondere... una mail pubblica/privata
Cara ********* le tue parole mi rendono particolarmente felice. Meglio, mi rasserenano. Alla fine quando pubblichi un libro è come se pensassi che quel tuo figlio così giovane (che tu pensi ancora troppo giovane e impreparato alle difficoltà del mondo) ora è pronto per andarsene in giro. Per il mondo, appunto. Che poi è l'Italia... ma per te è il mondo. E fino all'ultimo ti aspetti che possa tornare indietro ché ancora non è il momento. E vorresti dirgli una cosa in più, che lo possa aiutare a... Poi un po' ne perdi le tracce. Dove sta andando? Si starà spiegando bene? Lo capiranno? Avrà amici? Il brutto è che non scrive... sono così i figli... non scrivono... hai voglia a dire! Magari per puntiglio ma non si fanno più sentire. Per fortuna qualcuno parla per loro... E' per questo che mi fa piacere sapere che avete fatto amicizia e che vi state facendo compagnia. Un saluto R
Libreria Argonauta - libri per viaggiare
Venerdi 10 Giugno 2005 h. 18.30
Roberto Carvelli
Letti
Ed. Voland
L'autore di Perdersi a Roma - Guida insolita e sentimentale racconta la storia della propria vita attraverso i letti. Brevi sequenze narrative sull'atto del dormire come momento a cui dedichiamo, in automatico e distratti, un terzo della nostra vita. I letti dell'amore da soli, poi quelli dell'amore in due e dell'affrancamento dalla famiglia. I letti degli altri come l'erba più verde; i letti del desiderio, dell'amore consumato e di quello solo sognato.Le abitudini del dormire, la sfortuna dell'insonnia... stralci di un'esistenza per lo più orizzontale.
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