Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Due delle cose che mi piacciono di più in Internazionale sono la poesia e la posta di Milana Runjic. Questa puntata è dedicata allo spinoso caso del restare o non in intimità con i propri ex (che chiama fantasmi). Milana alla fine scrive: "In ogni caso, bisogna tenerlo a debita distanza. Lo spazio di una stetta di mano". Che bella espressione, non trovate? La poesia del numero appena evaso è invece questa.
Elementi del disastro
Che avventura bizzarra. Quanta incertezza e perché. Fra tutte le cose per le quali sopravvivo,
da un aeroporto ad un altro, con i sogni contati, consapevole di essere stato come un viaggiatore che ha dimenticato il proprio bagaglio, e fugge da radici e dal albe insieme agli stessi corpi, sono arrivato da te come chi tramonta senza difficoltà, quasi come chi ha saputo riconoscere i propri limiti e spera di non rimpiangere di averti conosciuta.
Jenaro Talens
Eravamo in campeggio. Un bel gruppo. Qualcosa come otto persone. Tre o quattro tende. Stavamo alla Feniglia. Due di queste tende erano occupate da coppie. Da una di queste tende provenivano le inequivocabili voci delle liti che poi proseguivano su tutto. Mangiare e dove? Andare al mare e dove? Dormire e quando? Era una situazione da manuale: di quelle che ti fanno dire. Mai più con coppie in crisi. Ma non si sa mai prima. Mai un bollettino meteo. Anch'io credo di essere stato qualche volta in crisi ma - forse per pudore o per orgoglio (di entrambe) - mai finiva così. O ho già rimosso. Insomma, siamo al mare e tutto sommato è estate, siamo in vacanza, il tempo è bello. Io e Massimetto decidiamo di metterci al riparo da qualsiasi lite e cambiamo registro. Ci alziamo presto e, per fortuna ho la macchina, andiamo a correre tutte le mattine alle 7 a piedi nudi sulla spiaggia. Poi, così come siamo andiamo a fare colazione a Porto Santo Stefano. Un giorno - forse il primo - andiamo in un bar e parliamo da un piano all'altro col gestore che ci prega di ritornare per gustare i bomboloni caldi. Quando torniamo io (e chi se no!) tento di instaurare un dialogo con il citato barista. Segue dialogo. IO: Com'è il mare quest'anno? LUI: Perché è cambiato qualcosa? IO e M.: (lo e ci guardiamo attoniti) LUI: (insistente) E' cambiato qualcosa? IO e M.: (perplessi e sconcertati) Beh...boh LUI: (ora aggressivo) Dite è cambiato qualcosa? IO: (penso che non siamo in un libro russo dell'800 e faccio un passo indietro) Non saprei... LUI: (irritato e provocante) Perché dovrebbe andare meglio, essere più pulito il mare... Dite: l'Uomo è cambiato? E' un Uomo nuovo quello di quest'anno? IO e M.: (Ascoltiamo, assorbiamo - anche il bombolone - e ce ne andiamo con la coda tra le gambe pensando però di avere assistito ad un evento di follia e filosofia insieme)
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Sono più o meno le 23 e ho fame. A casa non ho nulla. Torno adesso. Sono le 23 e come consueto il fruttituttivendolo a fianco alla mia casa è aperto. E così mi faccio una spesa breve e mangio. Pago un euro. Mangio un euro e ora è mezzanotte. Leggo i Diari di Sylvia Plath. Sono tristi i diari di Sylvia Plath. Sono amari e annunciano una fine. Una fine a volte anticipata dal vitalismo. Una fine che in un certo senso sarà vitalistica. Rutilante di inquietudine. C'è sempre una serrata lotta agli uomini, ai compagni. Il terrore di finire tra le braccia di una relazione che la annienterà. Penso alle nostre paure che sono le paure che autorinnoviamo. Profezia che si autoavvera. Penso - ed è mezzanotte e ho mangiato ora sgombro e pomodorini e cipolla e leggo Sylvia Plath e ascolto in cuffia un po' di musica - penso, dicevo, che è mezzanotte. Tutto qui.
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Di Carvelli (del 31/05/2010 @ 10:03:55, in diario, linkato 1133 volte)
Parlando con un'amica mi sono ricordato di come per anni (17 anni? 18?) ho portato avanti un'amicizia nella quale l'elemento essenziale, direi zenitale della mia esperienza veniva regolarmente messo in discussione, criticato, irriso. Io non ho mai messo in discussione quella cosa per me così centrale né l'amicizia con quell'amica. E anche oggi che quell'amicizia così storica è finita o è in pausa, posso dire che è arrivata a questa chiusa non per quell'attacco sistematico (che d'altro canto non ha mai comportato una messa in discussione dei miei convincimenti ma al limite dei modi in cui li esponevo). Questo (per quanto e quando mi riesce) è per me il rispetto delle posizioni e la tolleranza. Per quel che mi riesce.
Di Carvelli (del 26/05/2010 @ 09:22:02, in diario, linkato 1033 volte)
Di Carvelli (del 25/05/2010 @ 14:51:12, in diario, linkato 1195 volte)
Mentre l'Argentina festeggia il suo Bicentenario (auguri!) trovo nella buca delle lettere una missiva scritta a penna. Una testimone di geova che abita nella mia via mi lascia il suo indirizzo. Mi vuole parlare. L'ha scritta a stampatello con una grafia regolare ma piena di fughe. La scrive alla presunta famiglia che vivrebbe sotto questo tetto. Io. Io che non dormo più di 4 ore per notte (e non per mia scelta). Io mi dovrei preoccupare con lei (la fedele) del perché esiste nel mondo la sofferenza. Una sofferenza, dice, che finirà. da quanto capisco dopo che avrò parlato con lei.
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