Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 29/03/2005 @ 12:23:17, in diario, linkato 1008 volte)
II.
Se è così, se resta solo roba secca fatta di trame, come mio padre ridotto alle sue foto, o tante o poche, o vivo o morto non importa, meglio dimenticare: al posto dei ricordi un raschiamento di figure, voci e facce, perché fa male, perché, da sotto, dove ho dimenticato, prima o dopo venga da scoppiare a piangere, perché non riesco a tenerlo dentro, perché neanche l'amore che lo certifica, riesce a contenere i morti e i vivi.
da
Vicino a Parma
di Helena Janeczek
www.nazioneindiana.com/archives/001137.html#more
Su Specchio (La Stampa) segnalo il buon giudizio di Cucchi (nella sua rubrica di poesia) sui versi di Daniela D'Angelo che qui già abbiamo ricordato come editor di Perdersi a Roma e Kamasutra in smart (in parte)
Anche Daniela D’Angelo lavora sul breve e sul sottile [«Muta e filiforme / Attendo digiuni // Non ho più capelli»] riuscendo peraltro a volte, nel suo regime di economia verbale, a dare forza ed efficacia insolita al testo, come in questa poesia: «Ho un dolore / che sbatte come un’ala / che cola / dal mio occhio / tondo, grasso // Bestiame colpito a morte, sono / carne da macello».
da www.lastampa.it/_web/_RUBRICHE/poesia/default_poesia.asp
Di Carvelli (del 29/03/2005 @ 10:36:58, in diario, linkato 1075 volte)
Qui
www.delirio.net/news.asp?id=155#
Roberto Carvelli è romano, ha pubblicato racconti su Maltese, Fernandel, Delitti di Carta e Tratti; è il creatore del personaggio Bebo, nel dicembre 2001 è uscito il suo poema in prosa Letti, e hanno seguito La comunità porno e Kamasutra in smart per la Coniglio Editore e Perdersi a Roma, una guida romantica dedicata alla sua città. Delirio.NET gli ha fatto qualche domanda e Roberto si è raccontato, così...
Delirio.NET: Iniziamo dal presente, per tornare alle origini: ultimamente sono usciti due tuoi nuovi libri, Kamasutra in smart e Perdersi a Roma. Due titoli diversi tra loro, due diverse espressioni dell'autore. Ce ne puoi parlare?
Kamasutra in Smart è un racconto, non un manuale, anche se del manuale si serve come un cavallo di troia. Il Kamasutra (the original) è in definitiva un libro sull’intimità e non sulle posizioni (anche se è ricordato per quelle due o tre paginette di variantistica del coito o meglio per la loro capacità illustrativa) e in questa luce anche KIS è un libro sull’intimità, sulla difficile intimità - se vuoi -, sulla distanza generazionale e sui comportamenti (anche l’originale di Vatsyayana era una guida ai corretti comportamenti) amorosi. Solo che non c’è più un’etichetta, un bon ton ma la continua nevrosi di un’infrazione dell’etichetta e per tenere un uomo (su cui si profonde il classico indiano) forse serve farlo scappare. KIS rinverdisce questa massima che in amore chi scappa vince (Luna in realtà non parte neppure e quindi pensa di vincere di sicuro!) ma conclude (forse) che se tutti scappano ci si perde. Meglio pensare allo status quo di partenza: una ragazzina ventenne con un suo insieme di fissazioni (al posto dei comportamenti) tipo scopare solo in macchina, mai andare a casa dell’altro, cercare gli adulti (i coetanei la innervosiscono) come se fossero un’isola felice della congiunzione (lo dice senza pensare al solo scopare ma alla possibilità in fondo di essere capita), non legarsi a nessuno. Ci si definisce sulle negazioni e forse ha senso che sia questa mancanza di certezza a produrre comportamenti incerti. La macchina breve, la smart, è lo spazio di questo non spazio, la sua claustrofobica rappresentazione, il simbolo da apnea di questo incontro senza gli sporchi dell’amore la sofferenza, la gelosia ecc. Perdersi a Roma. Guida insolita e sentimentale così ho recitato il titolo completo del libro è una guida (mi ripeto) per visitare Roma come se fosse un luogo dell’anima o della mente. Non quindi Roma come un luogo fisico ma come uno spazio immagina(to)bile. La sfida è stata quella di cercare di raccontarla senza usare cartoline. Di parlarne senza parlarne. Di farsela dire da altri (gli scrittori viventi e quelli non viventi citati). Di rinunciare ad ogni certezza e di credere che la sua impressione in me potesse diventare impressione partecipata e guida appunto per altri. Insomma c’è un misto di piccolezze e importanze, uno strano compost di scarti e cose fondamentali, di visione personale e di ascolto di chi ne sa di più. E poi anche questa strana forma fatta di citazioni racconti interviste. Insomma materiali diversi che hanno alla fine un loro equilibrio di proporzioni, una storia.
Delirio.NET: Per la Coniglio Editore hai pubblicato La comunità porno. Come mai la scelta di scrivere un libro sul mondo dell'hard? E' un libro serio e divertente, quanto lavoro hai speso dietro a questo progetto?
Ho speso un paio di anni tra documentazione, progetto e realizzazione ma qualcosa è ancora più vecchia. Diciamo che almeno due idee mie sono state turlupinate (ma “fottute” rende meglio l’idea, le idee). Tra queste un progetto su 10 film porno che non devono mancare nella videoteca di un “non appassionato”. Dimentichiamoci il passato, va! La cosa fondamentale è stata trovare i lenk giusti per andare sui set, conoscere le persone. La parte più curiosa è comunque quella in cui mi sono nascosto in rete e nei newsgroup e ho teso trappole a videomaker o aspiranti tali per sapere cosa avevano/avrebbero voluto girare con noi (ho messo sotto una povera malcapitata), o altri. Se posso essere sincero io di porno ne ho visti pochi, pochissimi direi, ma mi affascinava l’idea di mettere il naso e la penna in un mondo come quello. Conoscere le sue regole, sapere come riesce a galleggiare nella quotidianità, come fa ad entrare ed uscire dalla normalità e quali ne siano le conseguenze.
Delirio.NET: Una metafora, il letto, da te utilizzata per il tuo libro Letti: quanto tempo hai impiegato per la ricerca che sta dietro a questo scritto, e com'è nata idea e gestazione?
Il taccuino è il punto. Tutti abbiamo idee (l’idea certo non basta) ma ci manca la prontezza del tasto SALVA CON NOME. Io alla fine degli anni 90 ho salvato con nome LETTI l’idea di una biografia dall’osservatorio dei miei letti. Poi ho iniziato a ricordarli. Non ci crederai ma io memoria 0. Per cui mi sono provocato. Ho detto: vediamo fin dove ricordi, quanto e cosa. E ho iniziato a scrivere con una prosa più poetica quello che la memoria salvava dal dimenticatoio e l’effetto era quello di quando riesci a recuperare un file smarrito nell’hard disk per continuare nella metafora PC.
Delirio.NET: Il personaggio ribelle Bebo ti ha portato fortuna: quanto c'è dell'autore in lui?
Ah Bebo Bebo. A Roma se ti chiami Roberto o finisci Robbè o Bobo o Bebo (che si legge Bebbbo). C’è il nome quindi, il soprannome e molto di più. L’idea di una rivoluzione fatta dai semplici, dagli umili e contro la politica prezzolata dei professionisti rivoltosi. È un libro di utopia, insomma. Una specie di opera-mondo con tante cose ma brevi e una struttura ellittica. Ma non dirò una riga in più. Quello è un libro che meriterebbe di essere ripescato dall’oblio. Com-pra-te-ve-lo!!! Scherzo, naturally, ma è un libro che sarebbe stato degno di più circolazione anche se ha avuto la sua piccola fortuna critica e merceologica.
Delirio.NET: Come ti sei accostato alla scrittura, a cosa ti serve, e come ti trovi col tuo spazio in rete dove tieni il tuo diario, i tuoi appunti, le foto e le impressioni come istantanee di vita quotidiana?
Sì ecco, un diario on line, appunto. Non mi direi un blogger anche se invidio chi lo è (ci sono dei blogger con una scrittura che ti mette in mutande e chi fa lo schizzinoso, dovrebbe ricredersi). La scrittura? Odddiooo mi serve una citazione! Non ce l’ho quindi, non avendo nulla di intelligente da dire, passo. Solo una cosa: io credo molto che bisognerebbe porsi sempre una domanda prima di scrivere. A Roma (a ridaje!) si usa dire “sì ma chissenefrega non ce lo metti”. Prima discrivere uno dovrebbe chiedersi se quello che racconta servirà a qualcuno. Tutto qui. Aiuta a non andare fuori tema.
Delirio.NET: Domanda topica di Delirio.NET: qual è la cosa più assurda e delirante che ti è accaduta o il personaggio più strano che hai incrociato nella tua vita o carriera?
Credo che il delirio più delirante è nelle prime dieci dodici pagine dei quotidiani di un po’ di tempo a questa parte. La fortuna vuole che nessuno di noi è così sfortunato da incontrare nessuno di questo circo di idiozia ma la fortuna vorrei dire è tutta loro, alla fine. Ecco, mi spaventa questa distanza tra la politica e la gente, la trovo volgare. Delirante dicevi? Sì. Si chiama rappresentanza: sarà che nessuno di noi sfoglia più i vocabolari finita la scuola e l’interesse “civico” dei banchi di scuola se no sarebbe dura trovare un sinonimo. Scusate se vi ho intristito. Mi verrebbe da far scattare un bellapplauso come in tivvù, così per iniziare tutto da capo con un bel balletto. E invece?
Delirio.NET: I prossimi progetti di Roberto? Presentazioni, nuovi libri, altro?
Ci sarà una serie di presentazioni di Perdersi a Roma (lo dico ai romani solo, forse) con gli scrittori tra aprile e giugno. Poi ho iniziato a scrivere un libro di fantascienza (in realtà ho altre 200 pagine ferme di cui non so che fare, in un cassetto) e anche qui, diciamo che non sono un uranologo, anzi io e fantascienza, due cose diverse. Vediamo. Per ora leggo e scrivo quello che mi viene. Si vedrà.
Distrattamente guardo un Massimo Giletti (che bravo, che buono, che fa volontariato, che piace tanto ai cattolici lui così pulito e così vicino alla Chiesa) fare l'avvocatodeldiavolo del mistero della croce e di dio con seriosità da manuale. Dibattito. I procriso e gli anticristo. Cambio canale. Dopo un po' ritorno: stesso canale. La Venier (che dolce mamma di tutti noi, che donna affascinante e come si mantiene) con Carmen Di Pietro e la Cancellieri a parlare di tette, culi, gambe e botulino, liposuzione, protesi che esplodono. E' lo stesso programma? E' lo stesso programma, perdio, è lo stesso programma!
E' un bell'attore l'aviatore. Uno che mastica lo schermo, che ruba l'inquadratura. 5 o 6 facce diverse: il romantico, il pazzo malato, il pazzo normale (esiste), il diabolico, lo sconfitto, il vincente. Il film è l'attore direbbe. Ma i costumi e le scene? Sì. Pezzi. Ma soprattutto questa faccia da grande schermo.
Finalmente Gorecki Sinfonia n.3... Finalmente dopo una ricerca immensa. Poi i due nuovi Kristof: spero che questi giorni porteranno lettura. La pioggia può pure andare se serve a lavare pensieri a fare bucato di tanta inutile ansia.
Di Carvelli (del 24/03/2005 @ 16:15:19, in diario, linkato 1021 volte)
Segnalo un bell'articolo (con le cifre di vendita) della poesia. Leggendo giorni fa un editoriale illustre mi sono stupito nel sentire definire "amore cieco" quello di quella donna indiana suicida per donare gli occhi ai figli. Ieri Magris sulla eutanasia (staccare la spina is not the question... ma quale morte procurare, attiva ma sicura o a lunga scadenza ma dolorosa?). Un bel racconto di Ammaniti sul 24ore (prima pagina) che mi ha fatto dire che la sua scrittura è tutta emotiva e funziona come un meccanismo pulito (non sciatto e piagnone) e semplice di questa capacità di veicolare emozioni.
Di Carvelli (del 24/03/2005 @ 09:40:35, in diario, linkato 1007 volte)
Tranquillizzo (mi tranquillizzo). Nessun dolore stamane. Le funzionalità recuperate. Sembra un bollettino ospedaliero... il paziente reagisce bene... A cosa? Certe volte penso alla felicità come a dei piegamenti che uno deve fare con il busto ogni mattina. Poi una mattina (viene a trovarti la felicità...da dove arriva... quanto rimane....nannananana) eccola e tu sei pronto ginnicamente a farla tua. Sei preparato/a alla sua visita improvvisa e non te la lasci scappare. Ecco. Stamattina se arriva... Arriva?
C'è questo dolore di stamattina: una fitta che attraversa la coscia. E ha due punti precisi di nevralgia: l'anca in alto, il gluteo esterno sinistro (alto) e l'esterno del ginocchio della medesiam gamba sinistra. E' un dolore che mi accompagna dalla mattina. Poco, come una sciammia o un bambino piccolo che mi volesse abbracciare. Sembra un dolore buono, affettuoso, premuroso che non mi vuole lasciare solo un attimo. Seduto. In piedi. Ma è sempre un dolore per quanto affettuoso. Immagino che un giorno scopriranno che i dolori del corpo corrispondono ad un dolore della mente (mentecuore) e la scienza, la medicina diventeranno utili al corpo se possono essere essenziali al cuore(cuoremente). Ma per ora, ho un dolore. A sinistra. Dal ginocchio all'anca.
|