Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
E' incredibile la varietà e la composizione degli odori. Autobus docet. Esistono sudori singoli, nuovi, stantii. Misti a profumi: variamente misti. Con varia prevalenza. Esistono figure diverse in base agli odori e ai vestiti. Maglioni a pelle e facce del lavoro. Odori mentali, direi: quelli di chi non si lava e non si cura per complessità varie psicologiche e capelli unti per mancanza di servizi, di tempo o di attenzione della mente.
Di Carvelli (del 01/12/2004 @ 09:34:08, in diario, linkato 1026 volte)
Qua dietro c'è una zucca rotta. In tre pezzi. L'hanno messa sopra ad una di quelle cabine-contatore dei telefoni esterne. Fa un effetto tutto quell'arancione con quel verde scuro intorno. Ma l'effetto non è solo colore. L'effetto è l'impressione. E l'impressione è: non cade più la frutta in terra come una volta. ma non è un pensiero un po' nostalgico. Forse è la mano che le raccoglie. La povertà che se ne appropria. Ma non so. Di sicuro vedo più spesso gente a frugare nei cassonetti (anche voi?). Più di due anni fa, almeno. Magari solo impressioni mie. Meno frutti a terra. Buste della spesa più sicure? Sporte meno pesanti? Non so dire. certo che non avanza più nulla e quel che avanza spesso finisce in altri panieri. Vedo gente attrezzata di bastoni e carrelli della spesa sottratti ai supermercati a rimestare nei secchioni come li ho visti sempre alla fine dei mercati a raccogliere da terra gli avanzi della vendita.
Di Carvelli (del 30/11/2004 @ 17:54:28, in diario, linkato 1136 volte)
Se mi lasci ti cancello. L'ho visto e mi è piaciuto. Lode a Kaufmann? In parte. Delle volte un po' si perde ma il film è bello. Molto. Non solo perché antiholliwoodiano. Il rischio è l'incartamento il ludico comporsi di fantasie narrative. Il bello è il mare la fuga e la metafora se uno la vede. Per il resto bello il film bravi loro. Entrambi.
Di Carvelli (del 30/11/2004 @ 17:06:25, in diario, linkato 1183 volte)
Fatto presentazione... in un clima surreale come mi è stato suggerito. Devo dire che io sto bene in tutti i climi, come mi è stato rimproverato. E posso anche dire che se avete in mente di fare una presentazione in salsamenteria io ci vengo. Eccome. Quindi chiamatemi che m'insalso. Nel pornoshop invece non si può dire che mi sia impornato.
Questo qua sotto è Franco Trentalance a cui devo il più del mio libro (la comunità P.). L'altro più lo devo al mitico Michele Capozzi, che alla presentazione c'era con la mitica Tatafiore, le superassediate e intelligenti Attanasio e D'Agostino e la vulcanica Monica Maggi la splendida Eva Robin's ma Ghezzi era virtuale. Franco lo vedrò domani e vi dirò.
Di Carvelli (del 29/11/2004 @ 17:56:17, in diario, linkato 1122 volte)
Pubblico il totale del pezzo/intervista per R360
OLFATTO C’è un odore di Roma? Uno solo? Uno per tutti? O c’è un percorso olfattivo come ce n’è uno sonoro? O momenti? Piove ed è agosto: l’asfalto si fa caldo e comincia a coprirsi d’acqua e a trasudare odore di polvere bagnata La Stazione Termini, l’odore dei ciottoli tra le traversine, lo stesso che abbraccia in una linea tutte le fermate del trenino Ferrovie Laziali-Pantano. L’urina all’angolo dei caseggiati con ampia tettoia per ricovero dei diseredati come l’ampio letto di marmo di via Marsala davanti alle poste. L’odore della menta selvatica (di notte, di giorno solo polveri sottili) del Cimitero Verano, la piscia dei gatti. Ovunque, a rimarcare la signoria sulla città.
TATTO I piedi sono il tatto della città. La propaggine più lontana dagli occhi ed automatica che possa percorrere le vie di Roma. È un tatto protetto, da gomma e cuoio, è un tatto anestetizzato dalle intermediazioni quindi ma è la via che scopre le asperità del sampietrino di Campo de’ Fiori, di via Urbana sconnessa per fasto antico o quegli asfalti consunti per abuso e raramente rigovernati per overdose di viabilità come quello di via del Corso. O, ancora, quelli tutti nuovi, neri e morbidi fino all’impronta d’estate dei quartieri in espansione. O quelli stratificati dello spiazzo davanti alla basilica di San Giovanni, patchwork di tappi a strappo.
GUSTO Non è il sapore della mia città forse è più una madeleine mia. Per me è il sapore ferroso che avevano le mani che erano state appese agli autobus di una volta e poi tradendo un divieto finivano in bocca per avere il sapore stesso del sangue. Ma il sapore è quello che ti metti in bocca per necessità e la necessità a Roma è la pizza bianca. È il ritaglietto con cui ci fermi lo stomaco (si dice così e sembra una attache per fogli) come il pranzo di chi lavora. Ogni forno ha la sua ricetta e va bene: quello di Campo de’ Fiori, la boutique Panella a via Merulana, il panificio di piazza San Cosimato, Roscioli a via dei Chiavari, ma qualsiasi alimentari va bene l’ideale è un forno come quello di via del Pigneto, per esempio, con il suo avanti indietro dal bancone alle retrovie panificatorie. Ma ora Roma è soffritti ad ogni ora del giorno della notte e sono abitudini di seconda generazione figlie di cucine orientali di lunga meditazione e procedura. Vedi alla voce Esquilino.
UDITO Il percorso dei suoni di una città è il percorso della modernità. Una polifonia suonata dagli ingorghi al ritmo di una frequenza quasi cardiaca di flussi e riflussi. Ma questa è cifra comune. Per andare nel merito forse bisognerebbe notare l’assenza del suono e parlare della notte nelle vicinanze dei parchi: Villa Torlonia, Villa Albani (chiusa anche il giorno), Villa Doria Pamphili, Villa Ada. Un muro alto e l’aldilà degli animali. Un luogo felice, ore felici, solo per loro. Passandoci al lato il pensiero di un eden tutto loro fatto di squittii, cinguettii, abbaiare, scavare di buche, ali che sbattono. VISTA “La seduzione del panorama”. Il pensiero del racconto era questa strana coincidenza. I luoghi della seduzione, del corteggiamento sono gli stessi dai quali puoi vedere la città: Zodiaco, Gianicolo, Pincio, Giardino degli Aranci. Come se vedere fosse già un po’ avere. Sembra che ci dica questo. Sembra che tutti vogliano dire questo. Guarda Roma! Possiedila con gli occhi! E c’è uno strano sottinteso che non lascia credere alla casualità. L’amore è sempre a prima vista o è interesse. Non amore, cioè. Il primo sguardo su Roma non è mai d’insieme. È strano pensare a quanta gente ci viva senza averla mai vista per intero. È come amare una persona per una sua parte. Un feticismo dello sguardo che non è grato abbastanza alla fortuna di avere dei capanni di osservazione così a rilievo rispetto a chi non ne ha.
Di Carvelli (del 29/11/2004 @ 17:54:29, in diario, linkato 1051 volte)
Oggi, sulla metro, un signore alto e nerboruto viaggiav al fianco di una bimba (la figlia) a cui diceve frasi come...se tu ti impegni vedrai che riuscirai, come ha fatto papà...lui si è dato da fare e ce l'ha fatta...tu sei brava io lo so, lo so che tu ce la puoi fare... ti devi impegnare e riuscirai, vedrai... se tu ti impegnerai...poi farai l'università...se hai passione ce la farai... Aveva modi sbrigativi, manate affettuose ma decise sulle gambe di uan ragazzina di 8 anni a cui qualche attempato ottico aveva messo sul viso una montatura da bambina miope di otto anni (otto e più anni fa). Lei scoltava senza repliche fino a che scendevano (credo) ad una fermata dove a pochi passi c'è un famoso ospedale della pelle. Forse. Forse no. Chissà che pensava? Chissà se ricorderà quelle parole, un giorno e come?
Di Carvelli (del 25/11/2004 @ 18:01:00, in diario, linkato 1281 volte)
Scoperto per caso il libreria. Comprato. L'ho letto e mi è piaciuto.
E' una strana operetta breve che nasce come percorso di viaggio e un tuffo nella magia demartiniana della Lucania. Lo consiglio. E' una cosa storta ma assai ben organizzata un libro di pietra e di paesaggio e di voci.
Di Carvelli (del 25/11/2004 @ 15:58:59, in diario, linkato 1091 volte)
People in the house accattativill' Pare proprio buono. Anzi lo è. Anche al futuro (dico così, visto che avendo letto l'anticipo di romanzo di questa creaturina di 24 anni penso che ci dovremo aspettare di meglio e di più). Intanto qui http://crea.html.it/sito/antonellalattanzi/2.htm c'è un estratto di dado di parole.
Di Carvelli (del 25/11/2004 @ 09:42:16, in diario, linkato 1021 volte)
Proseguo nella mia era ottimistica (due post sono un po' poco ma...) e dico che siamo circondati (sono... forse è il caso di non coinvolgere nessun altro) da persone speciali a cui succedono cose speciali. Ho pensato così sentendo il racconto di una morte e di un funerale (nessun matrimonio...a riprova del massimo della specilità) assolutamente fantastici in cui il solo rumore delle viti che avvitano una bara apparivano di una musicalità sia pure dodecafonica di grande suggestione. Forse non bisogna andare a comprare un frigorifero per provare il brivido di questa gioia. Forse basta sentire con orecchie diverse (vedere con altri occhi) i rumori, le orecchie che possono trasformarli in suoni, bei suoni. Detto questo oggi vado (invitato) ad inaugurare una targa per Elsa Morante a Testaccio. E' la mia prima volta e sono emozionato. Non credo che mi servano le forbici. Vado a mani nude. Senza euro.
1 Sono stato a vedere la mostra di Arienti e dei coniugi Kabakov e mi sono piaciute (Arienti tantissimo). Anche a D. sono piaciute e alla fine ero contento più perché erano piaciute a lui che a me. È solo che forse alle volte ci rende felice la felicità degli altri. Anche in arte.
2 Quanta dolcezza e quanto mistero nelle ragazze sedute alla sedia in attesa dei visitatori. Mistero. Che pensano? Mistero. Come vivono? Io ti ho vista penso: forse era in autobus 30 minuti fa. Forse era altra vita. Timidezza.
3 Ieri abbiamo capito che Morrissey non è morto, anzi che non morirà. Sarebbe bene che lo capissimo anche di noi. Non so come parlare dei miei diciassette anni. Dovrei usare dei suoni, non delle parole. Mettere un vinile dei THE SMITHS e aspettare che si sentano i graffi sui solchi.
4 Che bello le persone che ti stringono forte, anche se non ti conoscono. Forse vuol dire che gli sembra di conoscerti. Forse vi conoscete già o esprimete un desiderio. Che bello esprimere i desideri senza sapere come saranno presi (forse non che bello che bello ma…) forse che bello saperlo in anteprima che saranno presi bene: si chiama sesto senso?
5 Cala la temperatura. Inizia il grande freddo invernale: dotarsi di una metà, quella preferita (M o F o), agitare con cura o agitare e basta. La cura arriva dopo. È un tempo che non dovrebbe essere fatto per i corpi soli (non ho detto i cuori soli… per quelli basta una festa, una domenica… ma non è sempre festa)
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