Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 12/07/2004 @ 09:18:14, in diario, linkato 1039 volte)
Dannette Lee
Colleen Richter
Aaron Connolly
Allen Cartwright
Queste sono solo alcune delle mail delle quali ogni giorno mi tocca fare ripulitura. Ma in effetti le pulizie andrebbero fatte con tutti. Anche le mail dei presunti amici, sedicenti tali, opportunisti o svoltaserate, persone che ti chiamano o ti scrivono solo per occupare un vuoto in agenda. Poi che fai? Ci esci e ti fai due coglioni ad ascoltare battute idiote e stronzate varie. La simpatia (presunta!) si fa grave forse proprio per la valutazione personale e dimentica dell'altro. Poi torni a casa e dici ho perso tempo e una e due e tre alla fine è difficile che ci ricaschi. Ieri visto monologo belllissimo sul G8 del giovane attore Riccardo Lestini Era la presentazione di questo libro qui della Bartesaghi "Genova, il posto sbagliato. La Diaz, Bolzaneto, il carcere: diario di una madre" con uno di Amnesty e Lorenzo Guadagnucci autore di NOI DELLA DIAZ (è uno dei giornalisti plurifratturato nell'irruzione terapeutica ordita dal nostro governo ad interim del Cile) e di un bel libro di recente uscito per la Feltrinelli sul commercio equo e solidale che straconsiglio. Questo
Eh Lole che bel personaggio invisibile. E che scrittore Izzo. Per dire: io non ricordo trame, al limite accenni...Il tutto non è nel disegno ma nei colori. Ognuno scappa da quel che può. Per me oggi l'alba è in cima alla casa con i due lettini (acquisto di ieri) messi IN DIREZIONE DELLA LUNA E DELLE STELLE. E leggo Peixoto...strana lettura. Bella ma... E' incredibile coem ogni scrittore abbia un suo mondo di immagini e di parole, una sua andatura, un passo congeniale, persino per noi che gli siamo altro. Persino noi, dicevo, abbiamo la facoltà, la possibilità o l'impossibilità di camminargli a fianco o di rimanercene indietro o di dire "io rimango qui, non mi muovo". E' estate...potrebbe essere la più bella estate degli ultimi anni...un sole fresco e io che mi sono iscritto ad un master sulla vita (metafora) facendo avanti e indietro tra ospedali per capire quanta storia mi sono vissuto, vita da vivere, affetti inamovibili. Che fortuna (alle volte solo alle volte ma sempre un poco) un po' di sofferenza!
Bellissima serata al Centro Anami. E pubblico d’eccezione…Oltre alla Gambino c’era Costa, l’autore di Se piango, picchiami che mi sembra assolutamente interessante per tecnica di scrittura e senso della storia…e una scrittrice della casa editrice pugliese Manni, interessantissima fucina di nuove scritture. Una lunga chiacchierata sulla scrittura con a seguire pizzata e nuove chiacchiere. Un grazie speciale a Luigi e a Chiara ottima padrona di casa… Ritorno a casa alle 3!!! Quindi coma totale. Ci sono stati anche letti d’altri…non solo i miei… belli davvero. A cominciare dal moderatore Luigi La Rosa …li aspetto qui nel sito. Ma ora mi dedico a Moody che devo recensire…
In una bella intervista Michael Cunningham autore pluridecorato e trasposto annuncia così e teorizza la scrittura del mattino..."Quel che è certo per me è che riesco a scrivere solo appena sveglio, passando solo direttamente dal sogno alla fantasia, senza rompere l'incantesimo della mia immaginazione. Se parlo con qualcuno, se faccio qualsiasi cosa oltre bere caffè e fumare sigarette, ciò che sto scrivendo mi pare tutta una finzione, inutile da portare avanti." Condivido. Sostituisco solo sigaro a sigarette anche se al mattino... Chiaramente vivo solo...ca va san dire... Dopo parla del momento della scoperta del tutto brutto di quello che stai scrivendo...ceh se non lo sai butti....prima di scoprire che qualsiasi cosa avrà quella rivelazione e che scrivere è il mestiere di quella raffinazione che supera la scoperta del brutto. Condivido..sapendo che spesso il brutto migliora ma solo poco...Qusto è il genio..rispetto al mestiere sia pure buono.
Mi affascina questa biografia per temi di Pat Reid su quello che per me è stato uno dei miti dell'adolescenza. Chi scrive è mio coetaneao con vantaggi inglesi e scava in quella fascinazione di allora e in quella USA di oggi che vede tanti ispanoamericani a venerare il culto di Morrissey e degli SMITHS che furono. Ma chi erano? Quale meccanismo come scrive Reid di resistenza alla delusione amorosa e lirismo solipsistico faceva di quel groupismo una filosofia di vita? Ardue domande...e risposte. E musiche indimenticabili con vinili di importazione consunta da Rough Trade. Reid scava nel mito, nel minimito morrisseyan con osservanza ma senza sbrodolamenti...bellissimo...
Che bello svegliarsi con al voce di Elizabeth Frazer, sound 4AD, che fine avrà fatto? Leggo Carver Per favore, non facciamo gli eroi (minfax). Prose saggi recensioni ecc. Mi colpisce e mi entusiasma la recensione di Brautigan, cioè non l’ultimo e l’esaltazione che Raymond fa dell’editor. C. dice – ce l’ha con la disuglianza delle prose di B. – “C’è per caso un editor in sala? Ovvero, c’è qualcuno che ama questo scrittore sopra ogni cosa, qualcuno a cui lui, a sua volta, vuole bene e di cui si fida, che gli si possa sedere accanto e dirgli che c’è di buono, anzi di ottimo, in questa farragine di frammenti e quello che è invece troppo leggero, roba semplicemente stupida che è meglio lasciare da parte o al massimo nei taccuini d’appunti?”
Mi preme dire che condivido anche se obtorto collo. L'editor serve. Soprattutto se lavora con rispetto e se la fiducia non è ONE WAY. Serve. Anzi è esiziale. Il rischio è che gli editor impongano un loro master, una cifra totalizzante e indistinta. Allora: libri uguali, autori appaittiti intorno a degli stili comuni: la morte. In Italia ce n'è di bravi. I migliori Laura Lepri e Canalini per dirne due ma se ne stanno formando di bravi/e. E spero che si continui la tradizione di questa formazione...con distinzione...spero.
Ma ecco una poesia per stare bene insieme attorno alle parole di Raymond: “Agosto. In sei mesi/ non ho letto un libro/ a parte una cosa intitolata La ritirata da Mosca/ di Caulaincourt./ Comunque sono contento,/ vado in macchina con mio fratello,/ beviamo una pinta di Old Crow./ Non abbiamo in mente nessuna meta,/ andiamo e basta./ Chiudessi gli occhi per un momento/ ecco, sarei perduto, ma/ potrei stendermi e dormire per sempre/ sul ciglio della strada./ Mio fratello mi dà di gomito./ Tra un minuto, chissà, accadrà qualcosa.” BEVENDO E GUIDANDO mi sembra un buon titolo per la patente a punti. no?
In oro Bianca Garavelli e Marco Beretta in quadrettato celeste. Un letto di Silvia Levenson con Silvia e Giovanna Fiorenza (a destra) la gallerista. La vetrina di Feltrinelli.
qui c'erano delle foto che però non si vedono nonostante multipli tentativi....immagination...
venerdì 9 luglio 2004 – ore 21.30 Centro Anami Borgo Vittorio 87 - Roma
all'interno del laboratorio di scrittura creativa Luigi La Rosa discute con Roberto Carvelli di Letti
ingresso libero
“Ovunque. È il letto di Francesca. Uno spazio infinito. Un piccolo libro dei letti scritto sulla sua pelle. Mille stazioni di una via crucis non dolorosa dove dormire e allocarsi hanno una simultaneità che molti non conoscono. Invidiano. L’abilità è avere sonno. Appoggiarsi e dormire sarà un tutt’uno naturale che coincide con ogni superficie. Spiaggia, aghi di pino, fachiri, tavole, panchine, rocce, scogli, asfalto, pavimento. Beata lei.”
Di Carvelli (del 05/07/2004 @ 17:18:40, in diario, linkato 1106 volte)
Ormai è ufficiale si dice Peiscioto...ed è da sapere che lunedì prossimo è a Roma, alla libreria dell'auditorium con Filippo La Porta e Agnese Nano a presentare il suo libro edito da La Nuova Frontiera http://www.lanuovafrontiera.it/ Ed è una notizia per groupies...Intanto rubo da Monicuzza
Arte poetica.Peixoto.
La poesia non ha nulla più del suono del suo senso, la lettera p non è la prima lettera della parola poesia, la poesia è una scultura dei sensi e questa è la sua forma, poesia non si legge poesia, si legge pane o fiore, si legge erba fresca e le tue labbra, si legge sorriso disteso su mille alberi o cielo irto di pugnali, minaccia, si legge paura e brancolare di ciechi, si legge mano di bambino o tu, madre, che dormi e che mi hai fatto nascere da te perchè fossi parole che non si scrivono, si legge Paese e mare e cielo dimenticato e memoria, si legge silenzio, sì tante volte poesia si legge silenzio, luogo che non si dice e che ha senso, silenzio del tuo sguardo dolce di ragazza, silenzio la domenica tra le chiacchiere, silenzio dopo un bacio o un fiore di troppo, silenzio tuo, padre, che sei morto dappertutto per esistere solo in questo poema silenzioso, chi lo può negare?, che scrivi sempre e sempre, in segreto, dentro di me e dentro tutti quelli che soffrono per te.
La poesia non è questa penna con l'inchiostro nero, non è questa voce, la lettera p non è la prima lettera della parola poesia, la poesia è quando potevo dormire fino a tardi nelle vacanze estive e il sole entrava dalla finestra, la poesia è dove io sono stato felice e dove sono morto tanto, la poesia è quando io non conoscevo la parola poesia, quando io non conoscevo la lettera p e mangiava pane tostato sul fuoco della cucina della fattoria, la poesia è qui, quando sollevo lo sguardo dalla carta e lascio che le mie mani ti tocchino, quando so, senza rime e senza metafore, che ti amo, la poesia sarà quando i bambini e gli uccelli si ribelleranno e, fino ad allora, sarà sempre e tutto.
la poesia sa, la poesia si conosce e, tra sè non si chiama mai poesia, tra sè non si scrive mai con la p, la poesia dentro di sè è profumo ed è fumo, è un bambino che corre in un frutteto per abbracciare il suo papà, è spossatezza e la libertà che si sente, è tutto quello che voglio imparare se quello che voglio imparare è tutto é il tuo sguardo e quello che ne immagino, è solitudine e pentimento, non sono biblioteche che bruciano di versi risaputi perchè quello sono biblioteche che bruciano di versi risaputi e non è la poesia, non è la radice di una parola che crediamo di conoscere perchè solo possiamo conoscere quello che possediamo e non possediamo nulla, non è una zolla di terra che canta inni e stende muraglioni tra i versi e il mondo, la poesia non è la parola poesia perchè la parola poesia è una parola e la poesia è la carne salata dentro, è uno sguardo perduto nella notte sui tetti all'ora in cui tutti dormono, è l'ultimo ricordo di un annegato, è un incubo, un'angoscia, speranza.
la poesia non ha strofe, ha corpo, la poesia non ha versi ha sangue, la poesia non si scrive con lettere, si scrive con granelli di sabbia e baci, petali e momenti, grida e incertezze, la lettera p non è la prima lettera della parola poesia, la parola poesia esiste per non essere scritta come io esisto per non essere scritto, per non essere compreso, nemmeno da me stesso, anche se il mio senso è in tutti i luoghi in cui sono, la poesia sono io, le mie mani sui tuoi capelli, la poesia è il mio viso, che non vedo, e che esiste perchè lo guardi, la poesia è il tuo viso,io, io non so scrivere la parola poesia, io, io so solo scrivere il suo senso
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