Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 24/08/2009 @ 10:39:15, in diario, linkato 1029 volte)
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Sono in macchina. E' buio. Nemmeno una luce qui. Sotto, più sotto, le luci del mare. Risalgo in montagna. Tornanti e buio. Prima mare, prima pesce. Ore e ore di sole e acqua marina. Poiun combattimento di breve durata con un polpo in umido. Ascolto un CD. E all'improvviso mi accorgo che questa canzone, sì era questa canzone, una volta mi è stata dedicata. Quando? Non ricordo. Non ricordo neppure tutte le svolte di questo buio illuminato dagli abbaglianti. Non incrocio nessuno. Musica che esce dal finestrino nella notte. Anima che esce nella notte. Anima che torna indietro. Anima che va avanti. Nella notte. Nel buio. Con un bel fascio di luce che illumina la strada.
** Grazie. Grazie a te. Ma io non ho fatto altro che chiedere di accendere un paio di volte. Era più semplice mettere un gasdotto sotto la sabbia da asciugamano a asciugamano e invece ho avuto il mio accendino in prestito (più semplice di una tubatura). Restituisco. Grazie. Grazie a te. (A me).
** Dovrei dire della bellezza di Rumore bianco di De Lillo. Un libro che ne esce tutto rigato di sottolineature. Un libro bello così bello come non mi accadeva da tempo di leggere. (Dovrei dirlo un'altra volta)
** AVVISTAMENTI Un'aquila reale (parco delle alpi apuane) Una volpe (perché ti guardano un attimo e poi spariscono nel verde? perché ti guardano un attimo?) Una signora che riscalda il latte del bambino tenendo una mano con il biberon fuori dall'ombrellone, al sole. Una cicogna in volo (Follonica). Un airone cenerino (Grosseto). La centrale di Montalto. Le macchine di Roma. Le macchine.
** Lui è in America. Mi manda un messaggio. E sono le 4. Ma io lo sto sognando. Nel sogno mi chiede se gli presto il golf/pullover/cardigan (sto un po' a interrogarmi sul termine) blu. Sono sorpreso dalla coincidenza. Il messaggio dice dov'è e che sta bene. Non riesco a rispondere. Mi riaddormento. Il giorno dopo scrivo la strana coincidenza. Due giorni dopo mi dice che quando mi ha mandato il messaggio mi stava comprando un regalo. Una felpa blu.
** Che ci faccio con tutti questi sogni? Che ci stanno a fare? Cosa deve dirmi tutta questa attività onirica? A giugno ho addirittura sognato per quattro notti consecutive la stessa persona. Paura? Un po' sì, lo ammetto. Ma forse era la semplice vittoria del serial sul film? Continuità invece di discontinuità. ma lì per lì corri ai ripari.
Di Carvelli (del 24/08/2009 @ 15:04:30, in diario, linkato 1121 volte)
Nella mia zona (quattro vie a quadrilatero sulla Tuscolana) le ragazze si chiamano tutte Laura. Non una, non due. Sembra così. Di una si devono essere innamorati in due. Di due due o uno. Scusate ma mi fermo: la matematica non è mai stata il mio forte. Vicino casa mia abbondano frasi spray dedicate a una o due o tre di queste Laure. E niente per le altre o poco. Insomma, il sillogismo è che ti devi chiamare Laura per avere mille attenzioni o qualche frase carina mi pare funzionare a guardare le mie strade. Laura con i capelli lisci stai da dio. E in effetti i capelli lisci a chi li ha ricci dà sempre il brivido della bellezza e della vanità. Lo sanno, lo sappiamo: chi si chiama Laura e chi no. Una di queste Laure deve anche essere straniera (ma qui di stranieri ce ne sono tanti) e la frase è ispanica. Nina (con l'accento circonflesso) eccetera eccetera (ma in spagnolo). Tutte le frasi sono ex post...un abbandono, un dolore, una separazione. Ma tant'è... l'amore arriva sempre dopo. Ma è l'amore che arriva dopo... o noi? Come sia, le Laure del mio quartiere ricevono complimenti, non è facile staccarsene, si vorrebbero rivedere, riavere, rincontrare, riceverne il perdono eccetera eccetera. Non so se alla vernice abbia fatto seguito un ritorno. Ignoro se l'amore abbia avuto una coda e temo che ci possano essere nuove scritte ( e non è che dalle nostre parti i muri - liberi - abbondino). Così per ora mi accontento di pensare che da qualche parte, dietro una di queste poche finestre, qualcuna ogni giorno si svegli ricordando il suo nome. In fondo, la gente cosa vuole...
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Di Carvelli (del 25/08/2009 @ 08:35:15, in diario, linkato 1029 volte)
Batto il tempo. Cerco un ritmo mio. Qualcosa di semplice. Qualcosa che si possa ballare. Un passo facile che un altro può imparare, che posso insegnare. Batto un dumdum per tutti. Chi adesso pensa di non farcela, chi crede che sia ormai tardi. In fondo lo diceva pure Gandhi "Ho sempre creduto che ciò che è possibile per uno è possibile per tutti" (citazione da C.).
Di Carvelli (del 25/08/2009 @ 15:26:31, in diario, linkato 1045 volte)
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So come se ne esce. So come si fa. L'ho fatto altre volte. L'ho fatto tante volte. Anche questa volta potrei. Senza dire una parola. Senza parlare. Non è un problema. E' facile basta prendere le misure prima e un po' d'aria ogni tanto. Il resto viene da sé. Forse non il resto del resto ma del resto...
Di Carvelli (del 26/08/2009 @ 08:51:57, in diario, linkato 1047 volte)
Da Rumore bianco di Don De Lillo, il mio libro (in parte) dell'estate che consiglio per tutte le vostre stagioni. Cito:
"Che cosa può esserci di più inutile di un uomo che non sappia riparare un rubinetto che gocciola, più fondamentalmente inutile, più morto alla storia, ai messaggi dei suoi geni? Non ero sicuro di non essere d'accordo".
Di Carvelli (del 26/08/2009 @ 12:01:37, in diario, linkato 1046 volte)
Di Carvelli (del 27/08/2009 @ 08:50:20, in diario, linkato 1000 volte)
Di fatto ci sentiamo poco. Meglio: ci sentiamo a intervalli di quattr'anni. Spesso ci vediamo pure. Lei in continente o io all'isola. Nessun uomo è un'isola? E' la dotta citazione? In questo caso una donna è un'isola. E così se ci sentiamo è perché si pensa che uno è in isola o una è in continente. Eppure non possiamo dire di esserci dimenticati dell'uno o dell'altra. Penso anzi che ci ricorderemo sempre anche dopo. Come una pianta che magari non dà frutti per anni e poi di nuovo e a nessuno che venga in mente di tagliarla. Il turno dei nostri quattr'anni è stato rispettato ieri e non è passato inosservato al fato. Mentre ci sentivamo l'Ikea veniva sgomberata a ritmo di una voce insistente che invitata con fermezza e ritmo alle uscite. Incendio? Guasto tecnico? lasciate i carrelli e affrettatevi alle uscite...i vostri bambini sono già fuori. La mia amica che alla parola "Roma" scoppia sempre a ridere, come se fosse una barzelletta, ormai non ha più incertezze sulla follia della nostra città e non si è stupita più di tanto dello sgombero. Delle volte che c'è stata a Roma (una dietro di me in moto la ricorda costernata) l'impressione che le abbiamo lasciato noi romani è di totale incoscienza e schizofrenia. Ma non ne è turbata. Ride e basta come se fosse una malattia con gag compresa. In tutti i casi i ritmi del nostro quadriennale sentirci meritano delle riflessioni cabalistiche o quantomeno un calcolo spaventato delle probabilità che qualcosa di serio (non dico terribile no) possa accadere.
Dici un inverno di coperte, di trapunte, di termosifoni che non si scaldano. Dici un inverno come se volessi dire un tempo magico. Poi dici un tempo giusto per te (per me). Dici che scotto. Lo so già che non sono per quest'estate. Per nessuna estate sono. Sono stato. Dici verde, dici cardigan. Parli di me come se fossi un elfo che deve uscire dal bosco al momento giusto. E poi mi chiami autunno. E poi dici inverno. Eccomi.
Di Carvelli (del 31/08/2009 @ 14:28:42, in diario, linkato 1090 volte)
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