Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
1 Sei tu che puoi nessun'altro può. Quindi ora sta a te. Inutile aspettarsi che lo faccia qualcuno per te. 2 Sei stato a un concerto e ti è piaciuto. Ti sei svegliato presto ma non eri stanco. Dunque sei in buona forma, dunque sei in un periodo bellissimo. Sei sicuro? 3 Sei quello che gli altri definiscono una persona lunatica: troppo caldo e troppo freddo, troppo vicino e poi irraggiungibile, troppo dolce e troppo duro. Sei troppo in tutti i casi. 4 Sei osservato ma non te ne accorgi. Altre volte ti comporti come se lo fossi mentre nessuno ti pensa. 5 Sei colpito dall'aria leggera che hanno gli altri. Perché non avvertono i pericoli delle cose, la grande opportunità della vita. ma è solo il tuo modo di pensare visto che degli altri sai poco. Come sentono, cosa provano... Sei proprio arrogante... 6 Sei... ma ora non ti ricordi la sesta cosa....qual era?
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Leggo per lavoro Fisiologia del gusto o Meditazioni di gastronomia trascendente di Jean-Anthelme Brillat-Savarin (Slow Food Editore). Leggo: "La dieta ha un effetto altrettanto importante sul sonno e sui sogni". Penso (ricordo) che stanotte mi sono svegliato incalzando una specie di mousse o un semifreddo a insistenti cucchiaiate. Era morbido ma non troppo, l'esatta mezza consistenza tra mousse e semifreddo. Appunto. Un cucchiaino dopo l'altro in quella morbida dolcezza avorio e verde. Ho pensato: pasticceria - sicilia - mangio piano per finire dopo - che buono (non so se in quest'ordine). E poi mi sono svegliato: seduto sul letto come se avessi ancora in mano il cucchiaino e davanti il dolce. Ci sono rimasto male un po' (anche nel riprendermi dall'assenza incomprensibile del piatto) e mi sono rimproverato di non aver ordinato il dolce la sera prima. Non vivere di rimpianti mai. Me lo dico anche per un dolce.
Esiste un nesso. Una cosa e un'altra. Una persona e un'altra. La nostra storia e quella di un altro. Esiste, sì, un nesso. Niente succede per niente. Per caso lo si scopre (il nesso). Ma non è un caso quello che succede dopo né a ben vedere lo era quello che ci ha messo a contatto. Esiste un nesso di cui non sappiamo dire a parole. Un nesso a cui non sappiamo opporre altro che perplessità e rifiuti. Ma anche qui: agiamo dentro a un nesso. Che non è detto che sia positivo nel presentarsi né che sia disastroso nel suo svilupparsi. Il fatto è che dopo ci siamo noi. Noi e il nesso. E' da lì che tutto viene. Come e quando. Più e meno. Più o meno.
Da BURNT NORTON (No. 1 of 'Four Quartets') T.S. Eliot
I
Time present and time past Are both perhaps present in time future, And time future contained in time past. If all time is eternally present All time is unredeemable. What might have been is an abstraction Remaining a perpetual possibility Only in a world of speculation. What might have been and what has been Point to one end, which is always present. (...)
Come tutti siamo noi. Come chi è ricco. Come chi è povero. E abbiamo poca fortuna. E abbiamo un dolore che ci tormenta. Un dente cariato. Una fitta continua. Nessuna mano che si appoggi sulla nostra spalla. Nessuno che ora venga qui e ci dica "ce la farai... ci sono io qui". Come tutti, no, non ce l'abbiamo. Come tutti andiamo a tentativi. Sbagliati. Ripartiamo. Ancora una volta. Come tutti. Forse meglio di altri ma non so. Parlo di me e davvero non potrei dire nulla di buono. Da nessun punto di vista. E invece, credimi, mai sentito così bene. E non è da tutti.
(discorso di M. a G.)
Se me ne andrò e se sarà un giorno di maggio, promettimi di fare selezione. Accompagnami con gli amici.
Voglio un funerale laico. Che ci sia vento o no. Che piova o meno. Voglio un funerale onesto. Un copione che i presenti possano seguire. Una linea a cui tutti possano accostarsi, un qualcosa di gradevole e sicuro. Una sciarpa di lana, una federa di seta. Voglio crearlo io stesso, con l’aiuto delle persone che amo. Voglio provare a pensare come mi piacerebbe che la cosa funzionasse, fin nei minimi dettagli. E voglio che ne siano partecipi tutti. Che dicano la loro e, quando sarà il momento, sappiano che fare. Se mene andrò. E se sarà di maggio.
da Matematici nel sole di Franco Stelzer
La prima volta che non ricordo è stata molte volte fa. Ero più piccolo o forse ero distratto. La prima volta generalmente si è distratti. Le cose non sembrano quello che sono. Dici o senti parole che non ricordi, c'è il sole contro, una pioggia insistente. La prima volta spesso non è quella giusta e a volte è la sola, l'unica che ci ha messo il caso davanti in una strada che non abbiamo mai percorso. La prima volta la dovrebbero vendere con la seconda compresa nel prezzo. La prima volta se no dovrebbe essere preceduta da un rullo di tamburi, un piccolo stacchetto, una voce che ce lo dice. Come nei treni. E si scende alla prossima. La prima volta che non ricordo è stata molte volte fa. La prima volta generalmente si è distratti. La prima volta che capiterà una prima volta voglio essere più attento. Anche se piove. Anche se c'è il sole contro. Anche se sarà la seconda. E io non sarò quello di una volta. La prima volta. E' tutto? E' tutto.
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Non subito, ché subito non lo sai. Non dopo, ché dopo è tardi. Scegli il tuo tempo. Datti un numero. I secondi prima di parlare. I minuti o i giorni prima di baciare. La volta che hai perdonato. Quella che rimarrà l'ultima. E quella che farà ripartire tutto. Non sei solo. Guarda bene. Guarda tutto. E poi fai. Perché fare è il nostro lavoro. Pensare, certo, a fare. Pensare di avere o non avere fatto. Non perdere tempo, usa il tuo tempo, ché il tempo non sia né troppo né poco. E dopo, dopo che è passato il tempo giusto, fai quello che devi fare. Io ci sono sempre stato. Io continuerò a esserci. Ora e prima. E, naturalmente, dopo. Anche questa è una questione di tempo. Una questione infinita.
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