Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Sono più o meno le 23 e ho fame. A casa non ho nulla. Torno adesso. Sono le 23 e come consueto il fruttituttivendolo a fianco alla mia casa è aperto. E così mi faccio una spesa breve e mangio. Pago un euro. Mangio un euro e ora è mezzanotte. Leggo i Diari di Sylvia Plath. Sono tristi i diari di Sylvia Plath. Sono amari e annunciano una fine. Una fine a volte anticipata dal vitalismo. Una fine che in un certo senso sarà vitalistica. Rutilante di inquietudine. C'è sempre una serrata lotta agli uomini, ai compagni. Il terrore di finire tra le braccia di una relazione che la annienterà. Penso alle nostre paure che sono le paure che autorinnoviamo. Profezia che si autoavvera. Penso - ed è mezzanotte e ho mangiato ora sgombro e pomodorini e cipolla e leggo Sylvia Plath e ascolto in cuffia un po' di musica - penso, dicevo, che è mezzanotte. Tutto qui.
">.
Eravamo in campeggio. Un bel gruppo. Qualcosa come otto persone. Tre o quattro tende. Stavamo alla Feniglia. Due di queste tende erano occupate da coppie. Da una di queste tende provenivano le inequivocabili voci delle liti che poi proseguivano su tutto. Mangiare e dove? Andare al mare e dove? Dormire e quando? Era una situazione da manuale: di quelle che ti fanno dire. Mai più con coppie in crisi. Ma non si sa mai prima. Mai un bollettino meteo. Anch'io credo di essere stato qualche volta in crisi ma - forse per pudore o per orgoglio (di entrambe) - mai finiva così. O ho già rimosso. Insomma, siamo al mare e tutto sommato è estate, siamo in vacanza, il tempo è bello. Io e Massimetto decidiamo di metterci al riparo da qualsiasi lite e cambiamo registro. Ci alziamo presto e, per fortuna ho la macchina, andiamo a correre tutte le mattine alle 7 a piedi nudi sulla spiaggia. Poi, così come siamo andiamo a fare colazione a Porto Santo Stefano. Un giorno - forse il primo - andiamo in un bar e parliamo da un piano all'altro col gestore che ci prega di ritornare per gustare i bomboloni caldi. Quando torniamo io (e chi se no!) tento di instaurare un dialogo con il citato barista. Segue dialogo. IO: Com'è il mare quest'anno? LUI: Perché è cambiato qualcosa? IO e M.: (lo e ci guardiamo attoniti) LUI: (insistente) E' cambiato qualcosa? IO e M.: (perplessi e sconcertati) Beh...boh LUI: (ora aggressivo) Dite è cambiato qualcosa? IO: (penso che non siamo in un libro russo dell'800 e faccio un passo indietro) Non saprei... LUI: (irritato e provocante) Perché dovrebbe andare meglio, essere più pulito il mare... Dite: l'Uomo è cambiato? E' un Uomo nuovo quello di quest'anno? IO e M.: (Ascoltiamo, assorbiamo - anche il bombolone - e ce ne andiamo con la coda tra le gambe pensando però di avere assistito ad un evento di follia e filosofia insieme)
">.
Due delle cose che mi piacciono di più in Internazionale sono la poesia e la posta di Milana Runjic. Questa puntata è dedicata allo spinoso caso del restare o non in intimità con i propri ex (che chiama fantasmi). Milana alla fine scrive: "In ogni caso, bisogna tenerlo a debita distanza. Lo spazio di una stetta di mano". Che bella espressione, non trovate? La poesia del numero appena evaso è invece questa.
Elementi del disastro
Che avventura bizzarra. Quanta incertezza e perché. Fra tutte le cose per le quali sopravvivo,
da un aeroporto ad un altro, con i sogni contati, consapevole di essere stato come un viaggiatore che ha dimenticato il proprio bagaglio, e fugge da radici e dal albe insieme agli stessi corpi, sono arrivato da te come chi tramonta senza difficoltà, quasi come chi ha saputo riconoscere i propri limiti e spera di non rimpiangere di averti conosciuta.
Jenaro Talens
Non credevo che. Non credevo che. So che. Che la gente parla del proprio lavoro. Dei mezzi e del come. La gente quando ha tempo parla del proprio lavoro. Ma non credevo che anche chi fa le pulizie discetti di varechina. Esprimendo giudizi tecnici. Tipo "qui vogliono la varechina profumata ma a me non piace. Fosse per me non la userei. Fa male". Non credevo e mi ha divertito. Di solito la gente parla del potere e di chi lo amministra. Parlando di lavoro la gente parla di chi lo organizza il lavoro. Ma forse, quando il lavoro è orizzontale si parla solo di quello che serve al lavoro, dei ferri del mestiere.
Di Carvelli (del 04/06/2010 @ 15:42:03, in diario , linkato 621 volte)
RAGAZZO PRODIGIO
Sono cresciuto ricurvo
su una scacchiera.
Mi piaceva la parola scaccomatto.
I miei cugini avevano un'aria preoccupata.
Era una piccola casa
vicino a un cimitero romano.
Caccia e carri
scuotevano i suoi vetri.
Un professore di astronomia in pensione
mi insegnò a giocare.
Doveva essere il 1944.
Quasi tutto lo smalto era saltato via
dai pezzi neri.
Mancava il Re bianco
e dovette essere sostituito.
Mi hanno detto ma non ci credo
che quell'estate ho visto
uomini impiccati ai pali del telefono.
Ricordo mia madre
che mi bendava spesso.
Aveva un modo spiccio d'infilarmi
la testa sotto il suo soprabito.
Anche negli scacchi, mi disse il professore,
i maestri giocano bendati,
i grandi su diverse scacchiere
contemporaneamente.
|