Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 19/04/2011 @ 15:08:12, in diario, linkato 1031 volte)
Aprèslude
Devi saperti immergere, devi imparare, una volta è felicità, un'altra vergogna, non abbandonare, non puoi allontanarti quando all'ora viene meno la sua luce.
Resistere, aspettare, una volta a fondo, un'altra sommerso e ammutolito, curiosa legge, non sono scintille, non solo - guardati intorno:
la natura vuole le sue ciliegie anche da pochi bocci in aprile e conserva la sua frutta silenziosa fino agli anni buoni.
Nessuno sa dove si nutrono i germogli, nessuno, se mai la corona fiorisca - resistere, aspettare, concedersi, oscurarsi, invecchiare, aprèslude.
Gottfried Benn
da www.afanisi.net
Non so quando è successo. Quando è stato il giorno, quando il momento preciso. Da quando sapere è stato meglio di non sapere. Capire, vedere, meglio del contrario. Da quando restare a casa è diventato meglio di uscire. Costruire invece di progettare. Buttare invece di conservare senza scopo. Davvero non so il punto esatto in cui la macchina ha preso e ha invertito il senso di marcia. Deve essere successo qualcosa. Qualcosa che ora non ricordo. Ora penso che alle volte nella vita qualcosa capisce per noi. Prima di noi e senza noi. E poi sappiamo, senza aver capito come. Da un certo momento tutto ha iniziato a viaggiare verso una nuova meta, l'incertezza del viaggio ha lasciato il posto all'avventura del viaggio. La tua mano, non più tua, la mano di tutte le mani mi ha toccato sulla spalla. Una voce ha detto "puoi andare". Ed eccomi qui.
Di Carvelli (del 18/04/2011 @ 14:51:30, in diario, linkato 1409 volte)
Spezzo ancora una lancia in favore del film Se sei così ti dico sì. E vi linko l'altro brano del film inclassificabilmente brutto e bello. Piero Cicala (ma è Solfrizzi che canta e che ha scritto i brani col regista e altri) è un cantante neomelodico fallito anni '80. Un personaggio sconfitto dalla vita che conosce un momento di gloria tardiva e un po' "scivolosa" in cui ha una sua parte Belen. Un classico personaggio inetto. Un perdente con poca possibilità di riscatto se non un colpo di fortuna esterno che lo trova in un ristorante pugliese ormai schienato dalla vita. fate come me: vincete il riserbo e le paure del cartellone, del titolo ecc. e amatevi di più come la nostra neomelodica e un po' volgare parte della vita chiede. See you.
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Davvero sforzandomi dopo un bel pomeriggio di passeggiata e ristorante greco sono andato a vedere questo film. E davvero non pensavo che potesse essere così interessante. Il cartellone, il titolo, tutto sembrava dire di no. E invece... La spiegazione è che Cappuccio è un buon regista e Claudio Piersanti è un ottimo autore. Solfrizzi canta questa bella/brutta canzone. Divertitevi.
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Venerdì pomeriggio. Qualcosa mi suggerisce di incontrare per un the una mia amica. In realtà è una persona che ho visto forse una decina di volte in tutto e con cui ho parlato tre. Ma recentemente lei mi ha detto delle cose, io ho sentito di dovergliene dire altre, lei lo stesso finché siamo arrivati a questo the. Un the (verde) anche buono, un the acquistato da poco sfuso. Al di là del the resta una domanda. Ma quest'impulso a "chiarirsi" si può definire sensato? Ha un perché pensare di riuscire attraverso i propri parlamenti a cambiare il punto di vista di un altro? O solo a farlo rivedere, a influenzarlo? E perché poi? Per affermare una propria (propria) verità? Oggi penso che chiarirsi è un verbo che pecca di ottimismo o manca di reciprocità. Delle due l'una. Non è pessimismo quello che mi spinge né critica altrui. Anzi da ora in poi quando sentirò l'impulso tutto mio a "chiarire" me ne guarderò bene. Almeno con gli altri. In definitiva le cose rimangono sempre come sono. Per ognuno. E forse non ci siamo neanche chiariti noi.
Letti disfatti
Amano le stanze ombreggiate, le carte da parati consunte, le crepe nel soffitto, le mosche sul cuscino.
Se ti viene la tentazione di allungarti, non essere sorpreso, non farai caso alle lenzuola sporche, al raschio delle molle arrugginite mentre ti metti comodo. La stanza è un cinema buio dove si proietta una pellicola sgranata in bianco e nero.
Un'immagine sfuocata di corpi svestiti nel momento della dolce indolenza che segue all'amore, quando il più malvagio dei cuori arriva a credere che la felicità può durare per sempre.
Charles Simic
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