Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Portando la sensibilità ai giorni pari hai fatto aprire un conto al nulla ereditato da altro nulla che ora dici non tuo. Tu
Aspettala di Mahmud Darwish
Con la coppa incastonata d’azzurro aspettala vicino alla fontana della sera e ai fiori di caprifoglio, aspettala con la pazienza del cavallo sellato, aspettala con il buon gusto del principe raffinato e bello aspettala con sette cuscini pieni di nuvole leggere, aspettala con il foco dell’incenso femminile dappertutto aspettala con il profumo maschile di sandalo sui dorsi dei cavalli, aspettala. E non spazientirti. Se arriva in ritardo aspettala, se arriva in anticipo aspettala e non spaventare gli uccelli sulle sue trecce, e aspettala ché si sieda rilassata come un giardino in fiore, e aspettala ché respiri un’aria estranea al suo cuore, e aspettala fino a che non sollevi il suo vestito scoprendo le gambe nuvola dopo nuvola, e aspettala e portala su un balcone per vedere una luna annegata nel latte, e aspettala e offrile l’acqua prima del vino e non guardare il paio di pernici che le dormono sul petto, e aspettala e accarezza lentamente la sua mano quando poggia la coppa sul marmo come se sollevassi la rugiada per lei, e aspettala e parlale come il flauto alla coda spaventata del violino, come due testimoni di ciò che il domani vi prepara, e aspettala e leviga la sua notte anello dopo anello, e aspettala fino a che la notte non ti dica: Al mondo siete rimasti soltanto voi due. Allora portala dolcemente alla tua morte desiderata e aspettala….!
Non ho rimpianti, non chiamo, non piango, tutto passerà, come fumo dai bianchi meli. Afferrato dall’oro dell’appassimento, io non sarò mai più giovane.
SERGEJ A. ESENIN
A letto Umberto ha sempre trovato sorprendente la sua amante. L'impazienza che prova in questo momento è in parte frutto della sua incapacità di credere appieno che si farà sorprendere un'altra volta. In piedi lei è vivace, volitiva, indipendente; distesa al suo fianco è sempre stata delicata e arrendevole e il tocco delle sue mani è sempre stato più lieve di quanto lui avrebbe ricordato in seguito.
John Berger - G. - Neri Pozza
L'ultima volontà della sua condanna è recuperare il tempo perduto. Quello che ha speso male. Quello che non ha speso. L'ultima volontà è una seconda condanna. Il desiderio della fine è solo la scoperta della fine. E pesa più della condanna. E addolora. E piaga. Lo chiama "Lo spreco" come se fosse un corpo unico. E questo gli dà leggerezza. Apparente. La farneticazione delle parole ha pochi rimandi felici. Nessuna clausola che contenga un disinnesco. La condanna è "Lo spreco". E non è nemmeno da trovare una parola ulteriore. Perché la parola non ha nessun potere. A questo punto. Al punto della sua condanna. Ora, pensa, tutto sarà più semplice perché definitivo. Più chiaro perché orizzontale. Il momento in cui scopre "Lo spreco" è quello in cui fa esperienza della sua fine. Un'esperienza dolorosa che però lo libera. Il male qui non viene per nuocere. Viene per chiudere il cerchio. E chiudere il cerchio ha qualcosa di perfetto e definitivo. Da adesso, pensa, tutto è più chiaro. E non è chiaro se lo pensa o se lo vede. Ma si sente pronto alla condanna.
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