Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 25/04/2008 @ 19:47:21, in diario, linkato 3682 volte)
Stanno in un palmo di mano le nostre paure. Non ha più speranza quello che ci sta contro. Un piede avanti all'altro. Dove sei, sei. Le lacrime sono per prima. Per quello che non c'è più. Sono sfiati del tempo che non c'è. Ed è giusto. Ma deve finire lì: il già finito. Noi dovremo andare oltre. Un piede e poi l'altro. Facile, come camminare. Ma duro come non avendo meta. Questa è la meta: andare senza stancarsi.
Di Carvelli (del 26/04/2008 @ 21:19:40, in diario, linkato 1317 volte)
Sembrava che mi volessero chiedere scusa per lei. Lei tedesca. Io italiano. Non sarebbe stato lo stesso penso in Italia. C'è una solidarietà alla luce della Legge. Qui non lì. Sbagliare da gregge e sbagliare da singoli. Sole. Nuvole. Sole. I libri, il blog. Il libro del blog. Il libro dal blog. Alla fine era chiaro anche se non sembrava.
"Metti ottocento lire". Mi è venuto in mente così all'improvviso causa motorino un po' vecchio per le strade di B la richiesta spiccia al benzinaio della miscela, contando monete. Contando monete.
Piovono giorni e cose in arretrato. Mi riparo con l'ombrello del tanto poco da fare. D'importante. Pensando a cosa è davvero importante. Da fare. Cosa sì e cosa no. Per completezza: cosa sì e cosa no...serve, provoca benefici, ha conseguenze migliori eccetera eccetera eccetera
Oggi ti avrei detto buon compleanno. E sarebbe stato un giro di regali breve e senza soprese. Cose utili. Cose programmate. Già decise in uno spazio di opportunità ben assimilate. Dai gusti. Degli anni. Un altro anno. Senza le scosse di quegli eventi troppo attesi. Ma anche senza delusioni.
Di quello che un tempo era il cervello, la prontezza, la voracità. Di quello che andava e veniva. Di quello che ancora era inatteso il ritorno ché la vita era avanti, avanti. Di quello, oggi, cosa resta?
Chi era più sorpreso io o te? Di vederci faccia a faccia quell'ora? Io in bici tu - a piedi dovrei dire? Chi? Io o te? Tu ti sei buttata nel verde (ma non subito) io ho continuato la mia pedalata. Nessuno era pericoloso per nessuno. Solo d'intralcio.
Esco dalla lussuria. M'incammino per lastrici sonori nella notte. Non ho rimorso o turbamento. Sono solo tranquillo immensamente. Pure qualche cosa è cambiato in me, qualcosa fuori di me. Ché la città mi pare sia fatta immensamente vasta e vuota, una città di pietra che nessuno abiti, dove la Necessità sola conduca i carri e suoni l'ore.
A queste vie simmetriche e deserte a queste case mute sono simile. Partecipo alla loro indifferenza, alla loro immobilità. Mi pare d'esser sordo ed opaco come loro, d'esser fatto di pietra come loro.
Ché il mio padre e la mia sorella sono lontani, come morti da tanti anni, come sepolti già nella memoria. Il nome dell'amico è un nome vano.
Tra me ed essi s'è interposto il mio peccato come immobile macigno. E se sapessi che il mio padre è morto, al qual pensando mi piangeva il cuore di essere lontano ora che i giorni della vita comune son contati, se mi dicesser che mio padre è morto, sento bene che adesso non potrei piangere.
Son come posto fuori della vita, una macchina io stesso che obbedisce, come il carro e la strada necessario.
Ma non riesco a dolermene.
Cammino per lastrici sonori nella notte.
Vi segnalo un raccontino sul gioco dei corpi sull'ultimo numero di ZOE MAGAZINE che trovate qui.
E un'intervista anticonvenzionale sul fumo con Fincato, re delle pipe sul numero ultimo di Settestrade rivista ACI che credo però si riceva solo per abbonamento.
Non so se sono gli occhialetti ma delle volte nuotando a rana vedo delle strane figure sott'acqua. Forse è solo un effetto dell'acqua che si è fatta più calda, minori i contrasti tra il prima e il dopo, tra il freddo e il caldo, l'asciutto e il bagnato. Fra un po' lanciarsi in acqua sarà solo una cosa salata e fredda, più o meno, preceduta da sabbia e sudore.
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