Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 09/11/2009 @ 14:48:06, in diario, linkato 1680 volte)
Ricevo da S. questo piccolo estratto da Lettera alla madre di Oto Gozen di Nichiren Daishonin. S. la cita a proposito degli espedienti infiniti e segreti di una grande passione. (E pubblico)
Si dice che in passato ci fosse una donna che desiderava incontrare l’uomo che amava al punto di camminare per mille miglia. Altre, invece, spinte da una passione simile si trasformarono in rocce, in alberi, in uccelli o serpenti.
Di Carvelli (del 10/11/2009 @ 15:22:37, in diario, linkato 1857 volte)
Continuo a leggere con fatica dopo una pausa di lettura di giorni Fabrizio Lupo. Un romanzo di Carlo Coccioli che ho fortunosamente trovato nella piccola e preziosa Tanner. Mi incuriosisce è un libro di più che sull' omosessualità. Un libro importante che racconta un mondo di cui mi ha sempre affascinato il fervore amoroso. Invidiabile. Nelle sue due forme erotica e romantica (ma quando scrivo romantica penso a thanatos... il gioco disperato della fine che spesso mi è arrivato a voce di miei amici omosessuali). Nelle pagine leggo una bellissima frase di Kafka:
"Il Messia non verrà se non quando non sarà più necessario, non verrà se non un giorno dopo la sua venuta, non verrà l'ultimo giorno, ma l'ultimissimo".
Prosegue
"Che queste parole di Franz Kafka, quasi un profeta dell'Antico Testamento, non si alzino contro di me".
Mi capita spesso - mi capita oggi e mi è capitato spesso di pensare - che il fervore religioso possa essere espresso meglio da uomini non di apparato. O meglio: avverto e ho sempre avvertito al fede nel mondo disperato degli ultimi, dei sofferenti, dei peccatori. Anche nel Sutra del Loto il Budda non si mostra al fedele nel momento del dolore, della disperazione ma solo dopo di esso. Quando al dolore si sostituisce la fede, l'ardente desiderio che brucia ed è stato ormai combusto dalla sofferenza. Credo che K. intendesse questo. Il mondo sarà salvato dopo la fine.
A premessa wikipedia. http://it.wikipedia.org/wiki/Serendipit%C3%A0Giorni fa ho visto Serendipity, quello che comunemente viene definito un film stupido o "un'americanata" e F. - una nuova amica - saputo il tema ha definito "diabolico". Di diabolico cosa c'è? C'è un uomo e una donna alle porte del loro matrimonio (rispettivamente con altri due) s'innamorano. se ne accorgono. ma sidano il caso e decidono che se quest'improvvisa virata del destino nei loro confronti deve avere un senso glielo deve dimostrare chiaramente e fanno una scommessa. Si ricontreranno senza sapere nulla l'uno dell'altro. Per caso. E per caso non vi dico come va a finire. E se per caso me lo chiedete. Per caso vi consiglio di affittarvi il film, di sentirvi un po' stupidi. Come mi sono sentito io.
Il mio cellulare suonerà così. Giusto per mettermi un po' in imbarazzo o farci sentire qualcuno.
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Ecco cosa diceva il Presidente Clinton alla nazione. Recupero dalla mia biblioteca n2 un libro pamphlet uscito all'indomani del caso Clinton a firma di Ida Magli. Titolo SESSO E POTERE. Copertina brutta: succede. Mi sono chiesto se potesse essermi utile rileggerlo oggi. E pur argomentando e facendomi argomentare dall'antropologa mi sono convinto che la mutevolezza dei tempi tradisce le scienze inesatte. Spesso l'esattezza delle scienze inesatte è nella debolezza delle basi di partenza. Una buona base di partenza può garantire - altrimenti detto - all'inesattezza di lavorare sul solido. Quando penso all'esattezza penso a principi e, in ogni caso, penso a latere senza avercela assolutamente con la Magli, né con questo libro che pone anzi un campo di domande. La Magli dà all'uomo il potere di ridare un ruolo alla donna. Alla donna rimprovera di aver accettato logiche di potere maschili e quindi di aver conquistato potere con armi non loro proprie e in questo aver levato il contributo essenziale del loro mattone alla tenuta della casa. E ora? E ora - continuo nella banalizzazione - spetta all'uomo rideterminare il ruolo della donna nella società. (to be continued)
Stante il successo del post (vi ringrazio delle mail e della telefonata e del sms) ritorno sul nonluogo del delitto. Esiste una serendipità legata al ritrovamento di qualcosa di imprevisto. Ma io volevo parlare a prescindere. Della mia confusione mentale. Un qualcosa che mi è involontariamente proprio e mi rende persona sottovalutata dal punto di vista dell'attenzione. Che poi è una delle cose che mi diverte sempre tanto. Perché ad esempio - e con massimo stupore degli interlocutori - io mi ricordo esattamente i vestiti delle persone, le parole precise che dicevano in quel dato momento (prego ogni giorno per abbattere il mio essere rancoroso!). Ovviamente parlo delle cose che mi interessano, delle persone. Per estensione perdo molte cose. O meglio le sposto in attimi di distrazione da un posto all'altro e poi non ricordo quel movimento di sottrazione. Da cui dovrei dire che vivo in una costante sensazione di serendipità. Vivo di perdite e di ritrovamenti.
Dalle mail ricevute si evince che il tasso di serendipità che vi avvolge è alto. M. racconta che proprio mentre pensava a una sola persona, si concentrava su quella. A quella pensava, lei bramava. Proprio allora in una sacca di questo vuoto/pieno dell'attesa/ricerca si è palesata nella sua vita, imprevista e improvvisa, un'altra persona. D'un colpo, dice, tutta quell'ansia e aspettativa un po' ostinata (confessa)si è dissolta come "nebbia al sole". Si domanda M. se fosse necessario un evento meteorologico altro per rivelarne un altro. O. O? - chiedo. Oppure no. Questa la definizione di cui in oggetto. Così M. Per autoaffermazione D. dice che proprio nel giorno in cui leggeva il mio post un tizio le parlava del film da cui prende spunto. E questa cara D. è coincidenza o rete. Rete, sì. Rete in cui siamo avvolti, dentro la quale siamo collegati, interrelati, gradi di separazione. Un po' di felicità vi raggiunga serendipitina o meno. Per oggi e giorni a venire.
PS Mi sa che uno di questi giorni vi dovrò parlare di Cartesio ma non oggi e, soprattutto, non per farina del mio sacco.
Quello che per uno è una disfatta, per un altro è un beneficio. Inizio con il perdere. Perdo, lascio. Cose che ho in mano mi sfuggono. Si rompono gli oggetti. Uan busta sta da qualche parte con dolci che qualcuno mangerà al posto di altri. Mi sfuggono le cose, le persone. E solo da adesso ho l'impressione di avere tutto davvero vicino, tutto davvero addosso. Tutto mio. Tutto io. Senza più nulla, tutto è con me, tutto mi appartiene, tutto si avvicina.
Ieri sera. Lei sa il cinese, lui è inglese. Il tutto dopo due giorni in dialetto napoletano. Lingua e dialetto. Penso ai modi che abbiamo ognuno di noi di comunicare, di farci capire. Con le parole. Senza le parole.
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