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 rodi... di Carvelli
 
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Affamato e inferocito, sapevo che nulla al mondo mi avrebbe costrtto al suicidio. Proprio in quel periodo avevo cominciato a capire l'essenza del grande istinto di conservazione, la qualità dui cui l'uomo è in sommo grado dotato. Vedevo i nostri cavalli sfiancarsi e morire - non posso esprimermi in altro modo, utilizzare altre parole. I cavalli non si distinguevano in nulla dagli uomini. Morivano a causa del Nord, del lavoro troppo gravoso, del cibo cattivo, delle botte - e anche se subivano tutto ciò in misura mille volte inferiore agli esseri umani, i cavalli morivano prima. E capii la cosa più importante: che l'uomo è diventato uomo non perché è una creatura di Dio, né perché nelle mani ha quella cosa straordinaria che è il pollice. Ma perché è FISICAMENTE più forte, più resistente di tutti gli altri animali, e poi perché in seguito ha saputo costringere il proprio spirito a servire con successo il corpo.

Varlam Salamov
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 05/08/2010 @ 09:18:47, in diario, linkato 703 volte)
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Di Carvelli (del 05/08/2010 @ 10:31:09, in diario, linkato 914 volte)

Ho citato spesso negli ultimi tempi Luciano Erba, il grande poeta milanese della cui morte vengo a conoscenza ora. Cito una poesia ancora. Oggi. In forma di tributo e, insieme, il link a un bel (ben noto) blog di poesia.

Quando dietro le nuvole sbaglia

Quando dietro le nuvole sbaglia il sole
(ma non sarà stato il vento a fargli strada?)
quella luce inattesa
non sperata improvvisa
non vorrà dire qualcosa?
una cosa in attesa?
ma quale? di fatto
a qualcuno viene voglia di vivere
a un altro di morire.

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2010/08/04/luciano-erba-1922-2010/ 

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Di Carvelli (del 06/08/2010 @ 08:44:28, in diario, linkato 716 volte)
Stamattina mi è ritornato in mente Intimacy di Chereau. Non ricordo se il film fosse bello. Certe volte non so neanche che pensare di Chereau. Mi piacciono i suoi film (purtroppo non l'ho mai visto in teatro o in allestimenti) senza che riesca a dirlo non fermezza, nettezza. Ma mi arriva, mi coinvolge, mi dice qualcosa di personale. Come in questo film (e nell'ultimo credo ancora non uscito in italiano). Mi succede spesso con libri o film che stenterei a definire capolavori e che pure vedo e rivedrei molte volte: deve essere questa la versione "oggettiva" dell'aggettivo "personale". Questa che linko è la sequenza finale sulle note di Bowie, The motel. Con il bellissimo verso finale Me exploding you.
">.
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Di Carvelli (del 25/08/2010 @ 09:07:06, in diario, linkato 744 volte)
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Di Carvelli (del 25/08/2010 @ 14:30:33, in diario, linkato 719 volte)

Bicicletta, bambini (tanti bambini, tutti nello stesso posto e ad età diverse: -7,  -5, 1 mese, 2 anni...e non era una clinica né un asilo), parlare di cose mie con parole di altri, parlare di altri con parole mie, l'insieme "cose ingestibili", il sottogruppo "cose indigeribili", il sottosottogruppo "cose idealizzate" nel gruppo "cose ideali" (lo scambio pernicioso tra i due gruppi), salire e scendere da un tram che non si ferma del tutto, zucchine (sapore reale e sapore immaginario), un pomeriggio caldo di agosto in una Roma vuota e assolata, più ciliege l'anno prossimo, V.Hugo, Adele H., ricordo di te e del tuo appassionato cinismo, l'ideale e il reale quando non viaggiano insieme, quando viaggiano insieme, quando non viaggiano, essere cauti o incauti, essere freschi, essere, la limonata, la marmellata, la rivoluzione francese, la mia rivoluzione, tu, il canotto, la spiaggia, idealtipo (una parola che vorrei usare non so per dire cosa), il modo in cui certe volte mi ha guardato, uno sguardo vuoto, uno pieno, soffice, sapone, vellutata di verdure, vellutata di qualsiasi cosa, anche di te, la parola "emergenza", la parola "stitichezza" (usata a proposito, come dal farmacista o all'interno di una conversazione), cose a cui ho accennato, altre cose che non ho detto.

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Di Carvelli (del 25/08/2010 @ 15:02:03, in diario, linkato 631 volte)
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Di Carvelli (del 26/08/2010 @ 09:22:55, in diario, linkato 931 volte)

E' un po' che non parlo di film e così recupero. Parlando di due film italiani e di altri visti in questo lungo frattempo che non esaurisco qui ma provo. Basilicata coast to coast (clone perfetto in quanto a schema narrativo di Little Miss Sunshine) mi è piaciuto per la freschezza e la piccola non saccente grazia che lo conduce dall'inizio alla fine. Mi commuove e mi sorprende ancor più Dieci inverni che avevo macato a suo tempo e ho visto ieri. Anche per questo film è necessario lodare la leggerezza pensosa di un piccolo dramma che tutti conosciamo (anche se per voi spero non sia così) in confezione durata. E' proprio vero che alle volte l'amore se scende a terra fa la fine dell'albatros di baudelairiana memoria. E' goffo, ingombrante e difficile al volo (alla ripresa del) e non si sarebbe detto certo quando lo si ammirava da sotto in su. Questo fa sì che spesso le grandi storie d'amore non si compongano nella concretezza e finiscano per aleggiare in una sfera ideale da cui nessuno avrà l'ardire di farle scendere - per convenienza, è chiaro. Ma ciò è un male, sia detto a latere. E per non peccare di cinismo o disfattismo. Detto solo per laicità. Nel film di Mieli ci sono due momenti topici da questo punto di vista: un'alba e un tramonto (anche se il vero tramonto è alla fine quando il gabbiano scende e, anche se a fatica, si distingue per qualche passetto magari sgraziato ma vero, reale e ci consegna quella "quadra" - per dirla alla Bossi - che spesso manca per ideologia ai grandi amori). Dicevo due scene: lui (mi preme qui dire che Riondino e la Ragonese sono per me le due più recenti e massime espressioni della recitazione insieme alla Rohrwacher e pochi altri ma ne parleremo), Riondino, guarda lei e dice "se vuole viene lei" attendendo la mossa della ragazza che lo ha rifiutato anche se non forse totalmente convinta. L'altro punto è quando per la prima volta lui si dichiara e non è il giorno adatto se si pensa che è il matrimonio di lei con un altro di cui è incinta e che è pure amico di lui. In queste due scene si gioca l'imperfetta gravità dei grandi sentimenti (rimarcata da lei che gli fa rotolare addosso la frase "adesso è facile" che è a dire perché è impossibile, e perché è detto per rottura più che per composizione. Fortuna vuole che un po' di leggerezza perfetta (anche se percepita come imperfetta ci riappacifica con il fantastico mondo della realtà reale, viva il soviet supremo) dona al film il finale che salva e che riporta all'inizio la storia nella casa in cui doveva succedere già da subito la cosa che succede alla fine. A saperlo (si dice alla vita).

Segnalo anche il bellisimo The box (non fatevi trarre in inganno dal trailer). Un film che nasce dalla fervida immaginazione scritta di Matheson e ben trasposta sullo schermo. E Il piccolo Nicolas e i suoi genitori, un film davvero perfetto, furbo o scaltro che dir si voglia. Un piccolo classico già girato come tale e per questo forse un po' saccentino ma onore al merito di chi ha saputo cimentarsi con un classico (che non ho letto) rendendo il film classico di par suo.

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Di Carvelli (del 26/08/2010 @ 09:23:18, in diario, linkato 909 volte)
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Di Carvelli (del 26/08/2010 @ 16:30:16, in diario, linkato 904 volte)
Il caffè può essere un caffè
qualsiasi, l'ordinazione anche
ma quando attendo
stretto dall'ansia di chi attende
faccio delle mie dita tempesta
agitando gli spiccioli che ho in tasca;
di sicuro laggiù
nel buio di cotone dei calzoni
puoi ascoltare teste e croci
sovvertirsi e rincorrersi;
nell'affollato tintinnio
di metallo
avvertire l'attrito
di ciò che prima era verso
ricomporsi in recto
e mentre ansia, burrasca
diradano in bonaccia al passo
della cameriera che appare
sospettare tu
- il miliardesimo eletto -
di avere ritenuto in tasca
la direzione e il senso
dell'universo intero.
(Pierluigi Cappello, da La misura dell'erba)
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Di Carvelli (del 26/08/2010 @ 16:30:35, in diario, linkato 865 volte)
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