Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
A letto Umberto ha sempre trovato sorprendente la sua amante. L'impazienza che prova in questo momento è in parte frutto della sua incapacità di credere appieno che si farà sorprendere un'altra volta. In piedi lei è vivace, volitiva, indipendente; distesa al suo fianco è sempre stata delicata e arrendevole e il tocco delle sue mani è sempre stato più lieve di quanto lui avrebbe ricordato in seguito.
John Berger - G. - Neri Pozza
L'ultima volontà della sua condanna è recuperare il tempo perduto. Quello che ha speso male. Quello che non ha speso. L'ultima volontà è una seconda condanna. Il desiderio della fine è solo la scoperta della fine. E pesa più della condanna. E addolora. E piaga. Lo chiama "Lo spreco" come se fosse un corpo unico. E questo gli dà leggerezza. Apparente. La farneticazione delle parole ha pochi rimandi felici. Nessuna clausola che contenga un disinnesco. La condanna è "Lo spreco". E non è nemmeno da trovare una parola ulteriore. Perché la parola non ha nessun potere. A questo punto. Al punto della sua condanna. Ora, pensa, tutto sarà più semplice perché definitivo. Più chiaro perché orizzontale. Il momento in cui scopre "Lo spreco" è quello in cui fa esperienza della sua fine. Un'esperienza dolorosa che però lo libera. Il male qui non viene per nuocere. Viene per chiudere il cerchio. E chiudere il cerchio ha qualcosa di perfetto e definitivo. Da adesso, pensa, tutto è più chiaro. E non è chiaro se lo pensa o se lo vede. Ma si sente pronto alla condanna.
Tutto il mondo è vedovo se è vero che tu cammini ancora tutto il mondo è vedovo se è vero! Tutto il mondo è vero se è vero che tua cammini ancora, tutto il mondo è vedovo se tu non muori! Tutto il mondo è mio se è vero che tu non sei vivo ma solo una lanterna per i miei occhi obliqui. Cieca rimasi dalla tua nascita e l'importanza del nuovo giorno non è che notte per la tua distanza. Cieca sono ché tu cammini ancora! cieca sono che tu cammini e il mondo è vedovo e il mondo è cieco se tu cammini ancora aggrappato ai miei occhi celestiali.
Un genere di persone che si definisce ottimista pur almanaccando e mietendo più no che sì. Un genere che poi si picca pure di questa bolla. E la ribolla (non il vino no...e questa volta la doppia negazione serviva) come negativismo altrui. Negativismo: esisterà? Dico: ma voi preferite il nichilismo, il negazionismo o il pessimismo (o negativismo se mi accettate questo neologismo per dire di chi tende al no più che al sì, un no non poi così concettuale)? Io sono quel genere di persona che no non preferisce. E non è che non... Proprio no. Io sono ottimista.
C’è vicenda di morte in paradiso? Cade il frutto maturo? O sempre i rami Pendono grevi nel sereno cielo Che non muta, ma è simile alla terra, Con fiumi come i nostri, sempre in cerca D’introvabili mari e di marine Intangibili al gesto dell’angoscia? Perché piantare peri sulle sponde Di quei fiumi, o odoriferi susini? Portano ahimè lassù questi colori, Veston la seta delle nostre sere, E fan vibrare i nostri vani liuti! Mistica madre di bellezza è morte, Nel cui tepido grembo intravediamo Le madri nostre in un’insonne attesa.
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