Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Mi chiamavi Bebo e mi dicevi il piatto del giorno. Le carezze le sapevi fare ma ti eri imposta una tua regola. E la regola era "nessuna carezza". Il piatto del giorno era la carezza della sera. O così ti sembrava. Così si ingrassa senza amore. Le calorie non hanno mai sostituito la tenerezza. Ma, secondo me, lo sapevi pure tu. Si cresce così: imparando e disimparando. Sapere cosa è cosa e poi negarla. Con serietà. Con virtù. Una virtù che non fa felice chi non riceve e chi non dà. E si diventa grandi. Senza mai essere stati piccoli. Tutto sommato la felicità è più spontanea di quello che crediamo.
Nonostante la mia irritazione per il precedente "Copia conforme" sono andato a vedere l'ultimo Kiarostami. Qualcuno da amare (titolo originale: Like Someone in Love). E, lo dico subito, mi è piaciuto. Ma è un'esperienza sociologica che vi suggerisco. Andate a vederlo e poi, nel silenzio dei titoli di coda (vedrete sarà breve), registrate i primi commenti. La sorpresa sarà la varietà: l'irritazione (quella che colsi e provai nel precedente), la perplessità, le lodi manifeste. Dire che la sala si spacca di questi tempi di crisi mi sembra un po' ottimistico ma noterete fazioni contrapposte (che di questi tempi politici non fa varietà). Ci sarà chi loda con un po' di erre moscia e chi dissente greve (ma semplifico). Fidanzati che giocano tutto il tempo con lo smartphone mentre le rispettive seguono e si emozionano. Ma non me la sentirei di fare un biologico uomini contro donne pro. Vi lascio insomma il rammarico diffuso dell'impossibilità di una visione comune. Una pia illusione tutto sommato necessaria alla varietà delle cose.
Di tutte le volte che vado. Di tutte le volte che non torno. Di tutto quello che succede dopo. E di quale è il dopo che succede se non torno. L'ultima pietà dell'addio temporaneo. Quella che alleggerisce. Quella che divide. A breve. Al resto. Che poi sarà di nuovo con me. Con il tempo in mezzo. Con mezzo tempo.
Se gli uomini avessero sempre da fare sarebbe meglio perché avrebbero meno tempo per soffrire, se ci fosse molta socialità feste e canti, riti molta natura, non quelle discoteche oscene non quelle città schifose, molta religione, più musica, più fanciulle che danzano battendo i piedi o cantando su barche scendendo i fiumi, molto camminare nei boschi, molto studio e amore, non quella televisione da lupanare, con facce da assassini, molta arte, molta cortesia e gentilezza, buone maniere, educazione, studio, meno intellettuali ignoranti, e quei vip, con quelle facce da maiali che si rotolano nella loro merda, più umiltà, molta più umiltà, e rispetto, se ci fosse più silenzio, più feste più lavorare insieme, tranquilli, contenti di lavorare insieme, cantando.
Di Carvelli (del 30/04/2013 @ 15:08:16, in diario, linkato 1223 volte)
Il 6 maggio dalle ore 20 Giardino Parioli - Via A. Bertoloni, 3b - Roma Giardino Parioli e Libra Duepuntozero presentano: "Alberto Sordi e Roma. Passeggiate sui set" di Roberto Carvelli (Ponte Sisto)
Passeggiamo insieme su un set del grande Alberto Sordi nel decennale della sua scomparsa e lo facciamo in un negozio di fiori libreria vicina al set di uno dei suoi film in cui emerge una delle sue maschere da conquistatore. Ne parliamo con Roberto Carvelli autore del libro, dedicato alla scoperta attraverso i film e i suoi scorci romani a questa figura di attore le cui interpretazioni si collegano alla città in una rete di passaggi completa che attraversa tutti i quartieri. In questa occasione scopriremo i Parioli del 1955 nel film di Bruno Paolinelli, I Pappagalli. Tra gli altri interpreti Titina e Peppino De Filippo, Aldo Fabrizi ed Elsa Merlini. Info: Giardino Parioli (Alessandra Maggi) 06/808.33.07 Monica Maggi 347/761.84
Vedi quante palpebre ha sull’autobus la vita come tutti guardano e nessuno come solo un poco se rallenti c’incrociamo con entrambi dentro la paura. Tienimi perché di nuovo sono anima posata sulle scale a sanguinare. Non si schiuderà la porta in alto il guardiano sulla soglia dell’istante ha occhi buoni, quasi ride, mani lievi danzano in un breve sogno di tastiere. Attendo a pugni stretti la condanna nemmeno mi difendo per vergogna di mordere l’amore come un cane in tutto quest’inferno di parole.
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