Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
e mi è piaciuto un film di Patrice Leconte con una rediviva Sandrrine Bonnaire e il bravissimo Luchini. Un interno prezioso dell'amicizia e della seduzioni, la faccia multiforme e sorprendente della rinascita. Quel tipo di rinascita che cambia i colori delle cose (dal verde marcio al bianco) e ci fa tornare il buon umore e la voglia di esserci. Un film sull'antidepressione ma anche su altro e mi fa piacere che Leconte sia tornato alla delicatezza dei primi film lasciando un po' la maiera - bella ma maniera - degli ultimi due. Belli ma con un po' di maniera.
Dunque. Noto con (sopresa?) che si sta facendo strada l'idea della donan nuda con l'orologio al polso. In due parole, le puoi togliere tutto ma non l'orologio. prima era una marca... ora sembra che una donna che si spoglia l'orologio se lo tiene. Non voglio fare pubblicità ma l'usanza si allarga. Chissà se l'usanza è diventata moda oltre che cliches e comportamento oltre che trovata da copy. Per ora ci tocca goderci donne tutta pelle con ferro al polso. La meditazione mattiniera è: ma vi sembra comodo, fuori dal comprensibile sadismo prodigarsi nelle alcove con il ferro da polso. Ai post l'ardua sentenza!
E lo è perché grazie a queste signorine io ogni giorno ho un po' di felicità anche se esce da una scatola con su scritto IL FUMO UCCIDE o IL FUMO OSTRUISCE LE ARTERIE E PROVOCA INFARTI E ICTUS. Ma io dico loro lo stesso un grazie.
Di Carvelli (del 13/12/2004 @ 09:59:58, in diario, linkato 1531 volte)
Stimolato da K. Voglio prolungare la mia meditazione sull’orologio, uno strumento con cui ancora non mi sono riappacificato. Una mia involuzione. Amo gli orologi eppure ho finito per smetterli vedendo nel cellulare la panacea di tutti i mali, anche della mia disattenzione. Così, a polsi liberi, guardo i numeri sul display del cellulare e so cosa fare e dove andare. Forse il futuro appena passato lo scoglio della tecnologia sarà farsi ricordare gli appuntamenti da lui stesso. Ma mi addolora non avere il rettangolino o il cerchietto al polso. L’altro giorno ho accompagnato mio fratello a comprare a Porta Portese (il mercatino delle pulci domenicale per chi chiama da fuori Roma) un orologio di quelli contraffatti, cinesi, uno di due parole e di Geneve, altro non ricordo. Uno di quelli da 5 o 10 mila euro che invece lui ha pagato 45. Dicono (non me ne intendo) che sia perfetta l’imitazione tanto che gli orologiai si racconta che spesso stentino nel riconoscimento anche vis a vis con le rotelle. C’è qualcosa che mi inquieta e mi sorprende. Sono affascinato dall’idea che si possa riprodurre la perfezione e che ci sia così poca differenza tra il vero e il finto tanto da screditare il lusso di chi può spendere rispetto alla arguzia di chi non può.
Che mi risulti alla Feltrinelli di Roma Babuino qualche copia di Perdersi A Roma dovrebbe portare la firma in prima pagina - lo dico per gli appassionati del genere. E' uno dei risultati della festa del 40 anni di F, venerdì oltre a begli incontri, simpatia e serenità.
18-18,30 ROMA CITTA' APERTA
Io, Christian Raimo, Claudio Damiani (chi in carne e ossa e chi in voce) e forse soprese... in chiaro e sul satellite.
www.romauno.tv
Il monito di Ciampi. Ciampi e la Rai. Mi sembrano due buoni titoli pieni di oscurità e di segretezza. Cosa avrà voluto dirci? Che l'era delle lottizzazioni è finita ma son principiati periodi peggiori? Periodi in cui subdolamente nasce l'info di regime e il giornalista flette la schiena sotto il giogo dell'Unico Pensiero e persino i santalmassi (altrove, in terra di libertà confindustriale) sono malmessi? A quale suocera far sentire?
parla di
Delle volte è così che ci si sente. Una linea sull'altra, una linea dopo l'altra. Stupidamente mandati a capo senza cura e senza pace. Una parola sull'altra, lettere a lettere di un'architettura sciatta e necrotica anche se piena di accumulazioni. Elefantiaca. Alle volte se ci si distanzia non si legge più nulal di questo disegno di parole e ritorna quest'ansia di metterci gli occhi sopra, appressati. Forse è il caso di scrivere meno, a caratteri grandi e chiari e con un'interlinea doppio.
Ora lo so. Me lo ero sempre chiesto e ho atteso 2anni più o meno per saperlo. La domanda ad effetto era sull'effetto che mi avrebbe fatto imbattermi casualmente in un lettore/lettrice di un mio libro. Immaginavo autobus o metro, treni. Nulla. Un uomo sulla 40ina ben portata, fascinoso e distratto leggeva con un'ansia e una fretta che non so a cos'altro imputare se non alla mai scrittura. Urtava qualcuno e si girava per scusarsi. Mi piace pensare a questa strana coincidenza condivisa con l'editor del mio libro che mi camminava di fianco perché il suo è stato davvero un lavoro da fiancheggiatrice. La dovrebbero arrestare e con lei tutti i pazzi che come noi amano leggere e scrivere per la strada e urtando i passanti. Ecco: un libro deve urtare (non innervosire, non per forza) ma sbatterti addosso sì. Ecco fatto!
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