Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Non so cosa è successo ma è successo. So dov'ero. Non lo dimenticherò, no. Non tanto facilmente. E' successo a casa mia e precisamente...non importa. E' successo nell'unico posto dove poteva succedere. E l'ora. Era tra le 6e30 e le 7e15. In mezzo a questo tempo ho sentito una specie di clic e nulla tornerà uguale a prima. Non so bene parlarne ma è successo qualcosa che non so cosa ma è successo e io non sono più quello. Si è pigiato un piccolo interruttore. Se qualcosa era ON ora è OFF. O viceversa. Ma non so parlarne. Né so dire come mi sento. Con le parole, no. Vorrei dirlo con altro. Ora ci penso. Anzi no. Forse fra poco o fra molto farò qualcosa e sarà tutto più chiaro. Cosa è successo. Perché. E tutte le conseguenze.
E' tutto oggi che ho in mentre questa canzone. E tre giorni che penso a quello che dice (ma senza ricordarla) o che vorrebbe dire. Ora la ricordo e la linko. Il solito imbarazzante video amatoriale collage di foto semiero_iche (molto semi).
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Frutti di corbezzolo (fuori stagione?) Fiori-fiordalisi che spuntano all'improvviso. Un pèrone rotto (senza che nessuno lo sapesse, neanche il pèrone) Una lucertola nel prato (morta) Un film (Crazy Heart) in cui il lieto fine lo è da un punto di vista più alto mentre da uno più basso non è lieto per niente. Ma è così che funziona: il vero beneficio non è mai la persona-altra oggetto d'amore ma l'amore che prende posto al volante della persona-prima. La voglia di S.1 di provarci. L'esempio di S.2, la sua voglia di riuscirci (meglio di qwella di S.1 anche se più dolorosa). Libri: L'uomo che cade di de Lillo, L'altro segreto della vita di Stewart, 1984 di Orwell. Il regalo di A.
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Ho regalato questo libro. The Paris Review. Il libro (Fandango)
Praticamente un blocchetto più che un mattone. Prima di regalarlo, l'ho sfogliato. meglio, l'ho aperto a caso ed è spuntata questa poesia.
A.R. AMMONS
Trovato sul retro di una busta da Helen Vendler 28.1.1981
Un giorno sei arrivata e come sempre in questi casi il senso ha empito tutto quanto - i tuoi occhi, le cose che sapevi, il tuo modo di girarti, chinarti, stare in piedi, o sederti, così o cosà: appena sei partita, la regione qui è salita in piena, una marea invertita e tutto quanto offre desolazione è defluito via.
Linko anche oggi un po' di nonsense di Edward Lear
C'era un vecchio di Messina La cui figlia si chiamava Opsibina; Portava sulla testa un parrucchino E cavalcava in groppa a un maialino, Con gran diletto di tutta Messina.
che in inglese suona così
There was an Old Man of Messina Whose daughter was named Opsebeena; She wore a small Wig, And role out a Pig, To the perfect delight of Messina.
E' uno dei pochi limerick di Lear in cui il traduttore Izzo (interessante la sua introduzione) non è costretto ad arrampicate sulle pagine dei vocabolari. Cosa che fa anche quando avrebbe la città di Ancona che però facendo rima con owner lo porta a un altro parallelo Crotone/padrone. Notizie su Lear le trovate qui o nella intro di cui si diceva dove vengono raccontati anche episodi della vita italiana (morì a Sanremo) del poeta inglese che fu anche notevole disegnatore coem nel disegno della poesia su in alto.
http://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Lear
Due parole su Giuseppe
Siamo un pezzo avanti nella storia di Anna e ancora nessuna parola su Giuseppe. Dov’è Giuseppe mentre raccontiamo di Anna e Carlo, di Sara? Mentre scriviamo di loro, dove si trova Giuseppe? In questo momento, nel momento, ad esempio, in cui Anna e Carlo sono al tex-mex o prendono i loro aperitivi con altri, Giuseppe sale e scende dagli aerei per lavoro. Sale e scende come un sintomo di carriera a cui purtroppo fa difetto lo stipendio. Il limite di molti lavori fondati sulla passione è la convergente ricerca di piacere o invito al sacrificio. E Giuseppe si sacrifica mentre pensa che in fondo nulla sta levando alla sua vita. Non sta togliendo attenzione a una compagna, non a una figlia o un figlio. Non sta togliendo nulla neppure a se stesso. E torna tardi la sera. E fa la spesa tardi la sera. Sceso da un aereo, salito su un taxi e risceso compra cose inutili anche se buone. Non dietetiche. Non sane. E, soprattutto, care. Perché ad entrare tardi in negozi aperti si finisce spesso per spendere di più. Potrebbe fare la spesa qualcun altro per lui? Potrebbe avere un’organizzazione della vita, anche fuori dal lavoro, più metodica?
Ma forse bisogna partire da un’altra domanda. Perché Giuseppe non ha una compagna visto che ha o, meglio, ha avuto e anche più volte l’età giusta per averne una? Non certo per il lavoro, la carriera. E’ una persona onesta: non darebbe mai la colpa a questa vita di sacrifici. Neppure per avere molte donne ché non ne ha né una né molte. Deve essere colpa di quello che ha pensato o che pensa.
In amore, chi ha buone gambe scappa. Questo pensa Giuseppe dell’amore. Grosso modo assioma omologo al più noto adagio “in amore vince chi scappa”. L’aggiunta del buone gambe sta a dire che non è per lui tanto una questione di “vincere” ma di salvarsi, e salvarsi per lui ha una virtù sola “correre” o “saper correre”. In definitiva salvarsi non è per tutti. Eppure c’è in Giuseppe, anche se non lo sa, anche se si stupirebbe se qualcuno glielo facesse notare, anche se dissentirebbe se qualcuno gliela attribuisse c’è in Giuseppe, dicevamo, una naturale propensione alla vita matrimoniale. Ed è tardi per dirselo, è tardi per scoprirlo passati i 40 anni. E soprattutto è difficile dirselo se non lo si pensa.
Quando Anna incontrerà Giuseppe – scusate il piccolo salto in avanti – noterà questo di lui. Questo dirà alle amiche e questo – anche se ci ritornerò poi, inizio col dirlo – è l’impressione che Giuseppe, nonostante, per usare le parole di Carlo, un curriculum sentimentale molto lacunoso e ricco d’ombre, abbia il ritmo delle persone che sanno stare in coppia, in relazione. Superate almeno certe ruvidezze e abitudini dello stare per troppo tempo da solo. Cose che comunque a anche Anna ha notato e ne ha sorriso.
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