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 Il letto-sveglia con yukata (Tokyo)... di Carvelli
 
"
Fuggi da ogni grandezza: la vita nostra in una povera casa può andare oltre quella dei re e degli amici dei re. (...) la roba che non ci si adatta è come il calzare del proverbio che troppo largo ci inciampa e troppo stretto ci piaga.

Orazio
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 02/03/2010 @ 10:27:07, in diario, linkato 753 volte)
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Di Carvelli (del 02/03/2010 @ 09:07:04, in diario, linkato 822 volte)

A letto così

Avviata e dovendo terminare
col tuo nome l'opera mia,
mi chiedi, Mecenate,
di rimettermi come un tempo in gara,
dopo che troppo ho dato
spettacolo di me
e ricevuto ormai
la bacchetta del congedo.
Ma non è piú quell'età, quello spirito.
Appese le armi nel tempio di Ercole,
Veianio si è rifugiato in campagna
per non dovere al popolo
implorare la grazia
dai bordi dell'arena.
Spesso sento una voce risuonare
nelle mie orecchie all'erta:
'Stacca per tempo
il cavallo che invecchia,
se hai buon senso,
prima che sfiancato stramazzi
e desti il riso sul traguardo'.
Cosí con gli altri futili piaceri
lascio la poesia.
Ora m'interrogo
solo su cosa sia la verità,
la convenienza, e medito su questo;
raccolgo e ordino
tutto ciò che mi potrà poi servire.
E non mi domandare a che maestro,
a quale scuola chieda sicurezza:
non mi sono venduto a nessun credo
e cosí dove il corso mi trascina
arrivo come un ospite.
A volte mi prende la furia
e m'immergo nelle lotte civili,
custode della verità ideale,
suo inflessibile seguace;
poi, senza rendermene conto,
scivolo nelle norme di Aristippo
e tento di dominare le cose,
non di esserne dominato.
Come lunga sembra la notte
se l'amata t'inganna,
lungo il giorno per chi lavora al soldo
e lento l'anno
per i ragazzi oppressi
dal rigido controllo della madre;
cosí penose e pigre
per me trascorrono le ore
che rimandano la speranza
e il proposito d'iniziare a volo
quell'opera che giova a ricchi e poveri
e nuoce negletta a giovani e vecchi.
Fissare dei principi
e in questi cercare conforto:
non resta altro.
Se non puoi spingerti cosí lontano
con lo sguardo come Linceo,
non vedo perché rifiutare
di medicarsi gli occhi infermi;
e se non puoi sperare
di possedere i muscoli
dell'invitto Glicone,
non c'è ragione per lasciare
che la gotta nodosa
inchiodi il nostro corpo.
Si andrà fin dove ci è concesso,
se oltre non si può.
Vi sono,
per l'animo che arde d'avarizia
e d'insana passione,
parole e formule
che possono lenire il suo dolore
e allontanare gran parte del male.
Se poi ti gonfia una smania di gloria,
vi sono rituali
che, solo a ripeterli fedelmente
tre volte,
possono guarirti senza timore.
Nessuno,
invidioso irascibile pigro,
beone, libertino,
è selvaggio cosí
che non lo si possa ammansire,
se accetta di ascoltare
con attenzione
i precetti della saggezza.
Evitare il vizio, questa è virtú,
ed esser privi di pazzia
il principio della saggezza.

(Orazio - Epistola I - A Mecenate)

Sveglia così
">.

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Mi piace la domenica il Corriere Della Sera. Spesso articoli interessanti come in questa scorsa edizione quello di Paolo Di Stefano sulla NarraVita (la Narrativa che incorocia con la scrittura personale, dell'Io presunto, diciamo così), un tema che ho a cuore. Un articolo molto documentato. Mi fermo, poi, su un'intervista a un artista che so a molti non piace e che a me interessa molto. Alla domanda cosa vorrebbe dunque ancora dalla vita? Maurizio Cattelan – che deve aver rinunciato alla controfigura da intervista – risponde testuale: “Trovare la serenità dentro di me. L’unica cosa con la quale te ne vai da questo mondo. Più invecchi più ti rendi conto che le cose non ti proteggono: possono indurti a credere che ti aiutino, ma non ti salvano”. Leggo e rileggo l’ultima frase allo sfinimento. Leggo e rileggo. Senza saziarmi né sfinirmi.

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Di Carvelli (del 01/03/2010 @ 12:29:25, in diario, linkato 726 volte)

Dea (altra attenta lettrice) si commuove leggendo la poesia di Izet Sarajlic e le viene l'aquolina in bocca così manda questa poesia dello stesso cantore bosniaco. Spero venga anche a voi l'acquolina ma di abbracci e balli lenti come nel video di Gainsbourg oltre che di versi senza disgrazie di Sarajlic. le due cose vi auguro.

Cerco una strada per il mio nome
 
Passeggio per la strada della nostra giovinezza
e cerco una strada per il mio nome.

Le strade ampie, rumorose le lascio ai grandi della storia.
Cosa stavo facendo mentre si faceva la storia?
Semplicemente ti amavo.

Cerco una strada piccola, semplice, quotidiana,
lungo la quale, inosservati dalla gente,
possiamo passeggiare anche dopo la morte.

Non importa se non ha molto verde,
e neanche propri uccelli.

È importante che in essa possano trovare rifugio
Sia l’uomo che il cane in fuga dalla battuta di caccia.

Sarebbe bello che fosse lastricata di pietra,
ma tutto sommato questa non è la cosa più importante.

La cosa più importante è
che nella strada con il mio nome
a nessuno capiti mai una disgrazia.

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Di Carvelli (del 01/03/2010 @ 10:38:06, in diario, linkato 984 volte)


Preparato l'orto per la semina (dal verde emerge il rosso di un radicchio ancora vivo e bello). Tagliato l'albicocco dei vicini. Letto Amalia, un racconto di Tecchi di cui parlerò. Rivisto in francese il film di Sautet di cui già vi scrissi.

Visto INVICTUS, il nuovo film di Eastwood - senza farlo respirare che uno spettacolo appena. Non batterà la bellezza sentimentale di Million dollar baby, l'essenzialità di Mystic River, la significatività (per me) di Gran Torino. Ma resta una nuova grande prova di regia. Non è facile fare film agiografici, camminare sul dritto sentiero della retorica, scrivere il già scritto, far piangere il già pianto e non irritare.
La poesia (è di un poeta inglese, Henley) che recita Nelson Mandela nel film è questa e la posto per mandarla o farla mandare a memoria. Un buon punto di partenza per affrontare l'ingiustizia dove sia. Siamo noi i capitani delle nostre anime.


Dal profondo della notte che mi avvolge
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’orrore delle ombre
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Son Io il signore del mio destino.
Son Io il capitano dell'anima mia.

Visto il film La bocca del lupo. Chi l'ha visto con me l'ha trovato pretenzioso. Io scollato (o incollato, meglio). Una impropria unione di cose belle. Questa sì pretestuosa e intellettualistica. Insincera. E mi è dispiaciuto perché era somma di cose belle. Giustapposte per far felice la nostra classe intellettuale, farle gridare al miracolo, all'arte (ed è vero che il film d'autore è alle volte un genere - citazione - come un horror o uno spy). Peccato. Posto la bella canzone di Gainsbourg (Serge) che a un certo punto campeggia in un balletto scamuffo, una strizzata d'occhio alla Roberta Torre, Almodovar, Corsicato (ennesima e insincera pur se bella commistione di generi citati).

">.

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Di Carvelli (del 01/03/2010 @ 08:43:21, in diario, linkato 785 volte)

Devo alla preziosa attenta lettura dei frequentatori alcuni regali. Da lontano. Scritti. Questa volta in versi. Devo a C. questa poesia bellissima di Izet Sarajilic dal titolo 30 Febbraio. Qui potete leggere qualcosa su di lui  http://it.wikipedia.org/wiki/Izet_Sarajli%C4%87 Di questo poeta bosniaco conservo un libro di un piccolo editore a cui sono molto affezionato anche per il fatto di averlo ricevuto in dono dai Rua Port'Alba anni fa a seguito di un concerto lettura a Napoli del mio primo libro Bebo e altri ribelli. Ecco la poesia con cui estemporaneamente segna il tempo di oggi e di ieri C.

Nonostante le periodiche misteriose scomparse del 29 febbraio
ogni anno in amore
veniamo derubati di un giorno.
Da giovane non ne tenevo conto,
anche senza quel giorno
c'erano abbastanza sabati e mercoledì.
Oggi però per me è importante ogni giorno
in cui ti posso guardare.
Il nostro feudo
che si estendeva su cinquantanni di futuro
si è ridotto a un misero podere contadino.

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Di Carvelli (del 26/02/2010 @ 08:29:44, in diario, linkato 1126 volte)

Tempo fa ho letto un racconto che si intitola Solitudine ed è di Maupassant. A un certo punto campeggiano questi versi di Sully Prudhomme:

"Le carezze non sono che inquieti rapimenti,/ infruttuosi tentativi del povero amore che tenta/ l'impossibile unione delle anime attraverso i corpi..."


L'inno di oggi è un inno antisolitudine. Potete cantarlo ad libitum e vi incollo il testo.
">.
Well the eggs chase the bacon
Round the fryin' pan
And the whinin' dog pidgeons
By the steeple bell rope
And the dogs tipped the garbage pails
Over last night
And there's always construction work
Bothering you
In the neighborhood
In the neighborhood
In the neighborhood

Friday's a funeral
And Saturday's a bride
Sey's got a pistol on the register side
And the goddamn delivery trucks
They make too much noise
And we don't get our butter
Delivered no more
In the neighborhood
In the neighborhood
In the neighborhood

Well Big Mambo's kicking
His old grey hound
And the kids can't get ice cream
'cause the market burned down
And the newspaper sleeping bags
Blow down the lane
And that goddamn flatbed's
Got me pinned in again
In the neighborhood
In the neighborhood
In the neighborhood

There's a couple Filipino girls
Gigglin' by the church
And the windoe is busted
And the landlord ain't home
And Butch joined the army
Yea that's where he's been
And the jackhammer's diggin'
Up the sidewalks again
In the neighborhood
In the neighborhood
In the neighborhood

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Di Carvelli (del 25/02/2010 @ 14:39:20, in diario, linkato 1052 volte)
Ieri ho visto Amabili resti. Ha una colonna sonora splendida, una buona idea regalo davvero (anche per me, a me). Chi si risente? La bellissima voce di Elizabeth Fraser. E la musica dei Cocteau Twins. E non solo: in capo a tutto c'è Brian Eno. Per vedere sono rimasto ad aspettare i titoli di coda (tipo 15minuti di titoli) da solo in piedi che mi avranno preso per matto. Specie se il cinema è sulla Tuscolana e già dopo un minuto o due spariti tutti. Anzi dal 5° minuto arrivano i nuovi, quelli dello spettacolo seguente. Tutti con la faccia più che sorpresa, quasi irritata. Non so se vi capita: alle volte la differenza irrita. gente che ti guarda come se ti rimproverasse di avere una visione diversa dalla propria. Ecco, questo volevo dire. Del film non ho cose esaltanti da dire. Né brutte. ma mi divertono le ricostruzioni postmortem e l'idea di un mondo di mezzo in cui ancora si comunica tra vivi e morti. Ecco.
">.
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Di Carvelli (del 25/02/2010 @ 09:51:24, in diario, linkato 1000 volte)

">.

Finalmente l'ho rivisto. Un cuore in inverno. Quello che il film dice è qui http://it.wikipedia.org/wiki/Un_cuore_in_inverno quello che il film non dice è che Stéphane ama Camille più di quanto la possa amare Maxime. La ama punto. Infatti è lui che la fa innamorare - dice per gioco e per competizione con Maxime ma non è così. Stéphane la ama veramente e accende il circuito dell'amore che non ha acceso Maxime. Ma quando il circuito è stato attivato non regge la tensione della corrente che passa nel circuito e si ritrae. La frase che citavo giorni fa - quella sulla totale impossibilità, quasi ontologica, dell'amore - non è vera per lui. E' vera - o gli sembra - in assoluto. E la deve ricordare a se stesso, per non naufragare in un mare che non conosce. La riva che ha sempre avuto a vista è quella che ripete a lei. E serve a lui dirla a lei. S. ama C. ma il sentimento è talmente nuovo per il suo sistema di energia sentimentale che appena si sviluppa deve fare inevitabilmente segno di non riconoscerlo. Di riverificarlo e cassarlo alla luce del solo modo di amare che conosce: non amare. Ma la relazione inversa non è altro che una conferma della relazione positiva (in negativo, come in fotografia). Camille impazzisce di dolore perché - per le donne è spesso così - lei ha sentito, lei sa e soffre per sé ma soprattutto per lui. Camille sa di essere riamata da Stéphane ma purtroppo non riesce in quel momento in cui lo sa a farne rendere consapevole lui. Perché - ecco l'ontologia - se non è lui (e succederà purtroppo dopo e tardi, irreparabilmente tardi) - Lui in generale - ad accorgersene lei non potrà fare nulla per rivelarlo o sarà molto difficile. Questa è la stagione dell'amore che non riesce a scaldarsi al sole. L'amore ai tempi del disgelo.

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Di Carvelli (del 24/02/2010 @ 09:08:21, in diario, linkato 1461 volte)

Risposte. Risposte vostre. La mia np, non perviene. Non ricordo questo san valentino mentre ricordo bene quello dell'anno scorso. Che era sabato - quest'anno cadeva di domenica - come di sabato ma nel 1900 era quello di questo bel film dei quasi inizi di Weir, Picnic ad Hanging Rock. Su quella trepidazione adolescenziale (con lievi tracce di quelle che forse è corretto chiamare infatuazioni amicali) che fa compiere cose strane e spesso definitive ma con una levità che tutto attenua o addolcisce. Bisognerebbe essere così per passare un bel san valentino. Come va va. Bisognerebbe avere quell'età interiore per queste e per altre cose che richiedono incanto e anche un po' d'inganno.

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