Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 13/11/2008 @ 15:32:26, in diario, linkato 1614 volte)
Ho letto e consiglio il libro di Beppe Sebaste Panchine (Laterza). Non mi era sfuggito a suo tempo un articolo su una domenica di Repubblica di qualche mese fa (e che l'autore racconta come la tavola preparatoria di questo testo) in cui Sebaste aveva espresso il suo debole per la seduta all'aperto. Le panchine di Sebaste sono in realtà un pretesto spazio-temporale per raccontare un sentimento lento e speculativo (speculativa l'osservazione e la riflessione: lo stesso viaggio per l'autore, filosofo eventuale). Le pagine più belle sono quelle dedicate a quello stato d'animo speciale in cui il mondo si ferma nella luminescenza dell'attesa forzata e rassegnata ma felice e serena. Il centro dell'Universo sembra un bar mai prima visto in cui attendiamo, il ciglio della strada con l'auto in panne, la scala su cui sediamo in attesa di un soccorso. Una via semplice per dire che la felicità è la maniera diversiva con cui si procrastina la morte/fine (nella forma di uno scampato pericolo o di un dolore che poi è, in definitiva, rimediabile). E' piccola la grandezza dell'Universo.
l’ascolto
Un paio di orecchie hai scavato in me, dice Davide. C’è poco cielo fuori, tra poco nevicheranno i minuti e saranno destinati al silenzio, perché è inverno ed esso è tutto la sua voce. Io lo ascolterò Ma non cercherò versi di approvazione. la sedia sulla quale seggo accusa di già la mia indolenza.
Roberta Dapunt (La terra più del Paradiso - Einaudi)
In effetti forse sì non sta bene come pensa lei che la televisione possa portare i nostri poveri ragazzi a pensare che in fondo il tradimento non sia poi tutto questo danno e che nella vita possa succedere e non per questo ci si debba separare. Ecco, dice, questo relativismo fa male ai nostri figli. Loro dovrebbero vivere beatamente la monnezza televisiva senza che questa metta a repentaglio i sani valori che gli abbiamo insegnato, che a noi hanno insegnato. Il resto, il resto, dicono, è gioco. E finché è tale...gioco...va bene. Quello che non va è che venga espresso un altro modo di vedere, altri valori. Degradante non è il degradare delle cose ma che questa discesa diventi un punto di forza. Una certezza. Un'idea senza idee. Un punto centrale per dire da adesso e per sempre.
Di Carvelli (del 12/11/2008 @ 09:25:12, in diario, linkato 1256 volte)
Scrivo per vivere meglio le abitudini della mente. Ripeto a voce i versi e li riscrivo nel buio pesto ad occhi chiusi, finché in essi rimane l'anima soltanto e mi sorprendo le rare volte, che essa mi si presenta sul quaderno invitandomi a un sorriso per un attimo contento.
(E' la sezione III di le intime riflessioni in La terra più del paradiso di Roberta Dapunt - Einaudi)
Descrizione di una cosa perduta (Charles Simic - Club Midnight - Adelphi)
Non ha mai avuto un nome e neanche ricordo come l'ho trovata. Me la portavo in tasca come un bottone perduto ma non era un bottone.
Film dell'orrore, tavole calde aperte tutta la notte, sale da biliardo e bar bui in vie lustre di pioggia.
Viveva un'esistenza silenziosa e discreta, come un'ombra in un sogno, un angelo su uno spillo e poi svanì. Gli anni passavano con il loro susseguirsi
di stazioni anonime, finché qualcuno mi ha detto ci siamo! E stupidamente sono sceso su una banchina deserta, nessuna città in vista.
Militante. C'è stato un tempo che questo aggettivo riferito alla critica mi sembrava il segnale di una freschezza, di una gratuità, di una purezza. Beata innocenza. Beata purezza (la mia). Credere che militante volesse definire la sincera battaglia preconcetta in favore della qualità. Eppure la critica, l'unica critica possibile, sembrava quella. La critica se era, era militante. La critica era militante: quella buona. Pareva che si dovesse così darle gli attributi sicuri del non paludato. Che invece paludata dovesse essere quella sbagliata, quella ufficiale (per molti quella univeristaria era o appariva tale). Bene. Adesso mi domando chi e cosa è ufficiale e se davvero rivoluzione non voglia spesso dire nuova restaurazione o retaurazione diversa. Così. Oggi. Adesso. Ripensando alle parole.
Ripenso ad allora. Siamo in tanti a ricordarcelo. Tanti ad associarci un ricordo. Dopo per esempio è diventato la lepre de LA RIVOLUZIONE SPIEGATA ALLE COMMESSE (ora Coniglio, prima NONLUOGHI). la lepre era La Pantera. Anche allora un'occupazione: la scuola e l'università. Anche allora era scappata una pantera. Da cui il movimento delle occupazioni si chiamò così. Anche lì la vita si affacciava alla mia vita. Io e la coscienza politica. Io e l'amore. Io e lo studio (quello fatto - quasi tutto - e quello ancora da fare). Era quella la scommessa e il rischio della vita tutta a venire. Era allora che bisognava ruggire. E continuare. A ruggire.
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