Immagine
 il letto di chiara... di Carvelli
 
"
Dunque, poiché la cosa della quale si parte in cerca non può né deve avere un volto, come riconoscere i mezzi per raggiungerla se non dopo averla raggiunta, e che mai potrà essere la meta se non una meta apparente? Un precettore orientale non parla diversamente, là dove asserisce che il discepolo deve camminare per arrivare, spingersi avanti con la forza del suo spirito al fine di ricevere la sua illuminazione. Il compiersi dell'illuminazione è pari al subitaneo schiudersi del loto o al ridestarsi del sognatore. Non è dato aspettarsi la fine di un sogno, ci si desta spontaneamente quando il sogno è finito. I fiori non si apriranno se ci si aspetta che s'aprano, ciò avverrà da sé quando il tempo sarà maturo. L'illuminazione verso la quale si procede così non si raggiunge. Essa verrà da sé, quando il tempo sia maturo.

Cristina Campo
"
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 13/01/2006 @ 09:33:39, in diario, linkato 1613 volte)

“L’Amore e l’Amante vivono davvero in eterno:/ non attaccare il cuore a cose riflesse e prestate!/ Fin quando t’abbraccerai stretto un’amante già morto?/ Abbraccia piuttosto la Vita, che non ha limite mai!”

 

“Anzi siamo più alti degli Angeli! Perché non passiamo oltre dunque? La nostra meta è l’Eterno!”

 

Rûmî – Poesie mistiche (traduzione di Alessandro Bausani)

 

 Perché usiamo la parola “intimità” solo in riferimento alle altre persone? A noi con le altre persone, e così raramente a noi in riferimento con noi stessi? “Nel nostro intimo” per estensione sembra esser diventato “nel nostro privato messo in condivisione con gli altri (non sempre il privato degli altri)”. Perché “intimità” non significa il nostro personale rapporto con noi stessi svincolato da qualsiasi altra relazione esterna? Il diario di oggi è a rotaia. Nasce sul tram e ascolta (spia acusticamente) una conversazione in cui una ragazza parlava ad un’amica (un’amica? O una conoscente, una coinquilina – si sale sull’autobus con un’amica alle 8 del mattino? Forse sì) in intimità (ma eravamo trecento e uno addosso all’altro ed era impossibile non violarla, forse voleva essere violata quella intimità? “Io gli ho regalato questo… io gli sono stata vicina quando…. Che poi io glielo avevo detto che lui… invece non mi ha dato retta…” Ogni frase sembrava far scoppiare dei palloncini di plastica come quando ai lunapark se ne rimane un po’ di plastica afflosciata a pendere da una corda. Esplosa. Finita. Ridotta all’insignificante brandello di un’inutilizzabile fibra. In palio non c’era neppure un orsacchiotto di squallido peluche con gli occhi due ellissi disegnate male.

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 12/01/2006 @ 14:17:40, in diario, linkato 1567 volte)
Tutte le bariste del mondo dovrebbero avere qualcuno che gli scaldi le dita. Soprattutto perché è inverno e fa freddo e metti e leva e caldo e freddo alla fine le dita ce le hanno gonfie e rosse come le dita di chi ha il vizio dell'alcol e sempre fredde e umide anche se sono asciutte e con gli anelli che ci rimangono in mezzo sacrificati al dolore dei polpastrelli che premono per ingigantirsi sempre di più. Tutte le bariste del mondo hanno diritto a qualcuno che scaldi loro le dita e non importa chi sia questo qualcuno e se sia un qualcuno buono o bravo ma un'altra mano più calda e paziente che tenga le loro al caldo di una stretta. Ché se devono tornare a casa sole senza passare per niente altro che non sia un televisore sfiatato sul nulla allora quelle bariste sono costrette a mettere una tisana calda o un te in una tazza e starsene fino a che la stanchezza non diventa sonno con le dita aggrappate ad una tazza fumante che cosa non sanno. E non è giusto. Tutte le bariste meritano le mani di qualcuno. Tutte senza eccezioni.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 11/01/2006 @ 09:32:46, in diario, linkato 1497 volte)
Ad avere gli occhi tuoi non è mai adesso, non vince mai la morte, non c'è guerra, non c'è dubbio. Piove e non ti bagni, si va avanti. Non ti preoccupare. Dici che è domenica e domenica ci si riposa. Dici che l'Iran fa bene a rifare la bomba e che il mondo sarà più sicuro come lo era quando c'era l'URSS che lì nessuno faceva una mossa né da una parte né dall'altra e dici che la debolezza del fronte antioccidentale ha provocato il formarsi del terrorismo. Ad avere gli occhi tuoi le gonne delle tenniste non sono quelle di una volta e che era più bello sentire il rumore dolce del legno battuto dalla pallina. Dici che un tempo se uno lanciava un giavellotto lanciava un sistema economico, un ideale, una bandiera e che ora si lanciano soldi che non vanno lontani nascosti in una casacca da stilista che lontanamente ricorda un Paese, figurarsi un'idea. E' che, ad avere gli occhi tuoi, il mondo va lento o veloce e non è il fatto questo. Ad avere gli occhi tuoi non c'è metodo, non c'è progetto. Tutto corre verso altro che corre ed è bene che non intruppi. Ché ad avere gli occhi tuoi i disatri aerei e quelle ferroviari e quelli politici... tutto - dici - deriva da questa corsa scomposta.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 10/01/2006 @ 09:12:46, in diario, linkato 1550 volte)
La confidenza vince sul riserbo il coraggio vince sulla timidezza la macchina vince sul pedone la moto vince sul pedone la macchina vince sulla moto la moto vince sulla bicicletta il cane vince sul gatto la rabbia vince sul perdono la vendetta vince sul perdono la confusione vince sul silenzio la lamentela vince sul dolore il dolore vince sull'annientamento il negro vince sul bianco il bianco vince sul negro le scarpe vincono sui piedi nudi il maglione vince sul petto nudo il sole vince sulla pioggia e sul freddo l'autobus vince su auto moto e biciclette lo spam vince sulle mail private il clacson sul silenzio la televisione vince sul cinema il cinema vince sul teatro il reality vince sulla televisione la muffa vince sulle pareti il fuoco vince sugli alberi l'acqua vince sulle spiaggie il
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 09/01/2006 @ 09:32:16, in diario, linkato 1589 volte)
Mangiare metà delle porzioni. Essere d'accordo ma non del tutto. Sentirsi bene, in parte. Male, per metà. Dire di sì ma non a tutto. Dire di no ma lasciare metà di incertezze, di dubbi, di speranze. Essere affettuosi e un po' freddi. Essere felici con un ma. Essere arrabbiati con un però. Coltivare un sogno ma lasciando un pezzo di realtà. Aspettare alla fermata un autobus che non arriva (ma arriva una spicciolata di passi che fanno pensare al ritorno dalla guerra) e quindi farla per metà a piedi. Lasciare un'altra metà di incertezze attorno a sé, una metà di dubbi, una metà di dolori. Non fare altro che metà di quello che andrebbe fatto. Una metà fatta bene, bella, significativa. Tutto questo potrebbe andar bene comunque. Basta non pensare che è metà, basta sapere che non è metà. Ma tutto quello che abbiamo. Ora.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 05/01/2006 @ 15:40:29, in diario, linkato 979 volte)
Entrare al cinema per vedere un film per la seconda volta, a poca distanza dalla prima. Vedere lo stesso film due volte. Gli stessi titoli di coda, la stessa musica (ma non c'era musica). Le stesse facce (sullo schermo), le stesse smorfie. Gli stessi vestiti (i loro). Chissà se si possono qualificare le temperature, i braccioli, i profumi, il respiro di chi ti è vicino, la seduta più o meno comoda, la posizione (con una testa di donna in più che si mangia ora il centro ora la sinistra del grande schermo). Che ffetto fa non aspettare il dvd o il vhs e seguire per lo stesso tempo della visione la stessa storia con lo stesso sviluppo (chissà se il cervello mette in atto altre procedure di lettura o le stesse come comandata a degli scatti suggerite dalle parole o dal colore biondo dei capelli o...). Che effetto fa ritagliare questo spazio di "ancora una volta" di "rivedere quello che si sa prima che lo si sia dimenticato". Quindi non "per ricordarlo" non "per ritrovarlo" ma per "averlo ancora uguale (uguale?)". Ieri ho rivisto L'enfant.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 05/01/2006 @ 09:05:34, in diario, linkato 1111 volte)

Da Was there a time (Vi fu un tempo) di Dylan Thomas

Sotto i segni del cielo chi non ha braccia

Ha mani più pulite, e dato che lo spettro senza cuore

E' l'unico a non essere ferito, il cieco vede meglio.

Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 04/01/2006 @ 09:47:25, in diario, linkato 999 volte)
E' una scena che so, che ho visto. Lei saluta in punta di dita, lo sguardo fermo sul passato e una breve incognita sul futuro. In mezzo c'è la voragine di una ferrovia. In mezzo c'è l'ineluttabilità di un autobus che passa. In mezzo c'è andare e non restare. O non potere. Dopo - dopo questo precipizio tra le onde che fanno le dita - c'è la serena incertezza del domani. Ma la domanda è l'oggi. Qual è l'oggi? Le dita che ondeggiano come una pezzuola della mano? Lo sguardo che decide di non fermare la corsa delle vetture o il fischio che muove il treno? Ma è una scena che so. nel momento in cui la vedo mi è familiare. Ed è già oltre. Passata. Andata. Verso il dopo che arriva. Oggi.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 03/01/2006 @ 14:05:26, in diario, linkato 1095 volte)
Ognuno ha il freddo che si merita e non è del tempo e non è del gelo. Ognuno ripara come può i suoi pensieri. O come crede. Coi tessuti che ha o che procura. Con lo scarto tra il percepito e i celsius ognuno trema o tentenna al vento. E non è delle stagioni il freddo o delle ore. E' come dire che il giro dei termometri fa il suo lavoro come il corpo fa il suo. E dall'incontro/scontro di queste variabili nasce la totalità dei climi percepiti nell'immutabilità degli eventi umani, della storia, delle epoche. Così non dici "è freddo" ma "ho freddo" né "c'è il sole" dici. Ma "sto bene" o "sto male". Senza guardare al barometro.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Di Carvelli (del 03/01/2006 @ 10:44:53, in diario, linkato 943 volte)
Mi è accaduto recentemente di ricevere una lettera per la rubrica di segnalazioni librarie di Blue che mi ha suggerito un tema che voglio trattare oggi qui. Esiste una particolare forma di plagio che si chiama eco. Essa si articola in 1 scrivere al modo di 2 scrivere quello che 3 scrivere come se. Il sottinteso (o l'inteso) è come se non si fosse letto... In realtà (accade spesso anche a me) si è letto e non si ricorda di averlo letto. Per cui le cose finiscono per assomigliarsi. Si somigliano gli stili e i temi. Alle volte si somigliano pure le idee di partenza e questo sembra (è) più grave perché mette a repentaglio la nostra originalità. Anche perché sovente la versione 1 va meno bene della versione 1.0. Anni fa avevo dichiarato di voler scrivere una sorta di epica dei precari e mobbizzati (uscirono una intervista sull'Unità a F.De Sanctis e un fondo perplesso sull'Avvenire di Carnero). Il progetto passò in secondo piano (sia con il mio editore con cui ero in parola per realizzarlo come seguito di BEBO E ALTRI RIBELLI che nei miei incipienti impegni a cui poi avrei deciso di dedicarmi in prima battuta). Successivamente la mia idea di CASTING LETTERARIO accantonata diventò (è diventata) reportage di altri ma non per questo ho gridato al plagio. Diciamo che al mondo (il nostro mondo di tamburellanti ripetizioni mediatiche) esistono delle risonanze che suggeriscono a molti le cose che a uno sembrano originali, nuove, personali. Ma ciò non toglie che esista il plagio e a me è capitato più di una volta (2 volte) di spedire progetti poi visti realizzare dagli stessi editori ad altra firma. Sul fatto che invece i romanzi sembrano raccontare le stesse cose, sciorinare gli stessi temi, sviluppare gli stessi ambiziosi plot sembra più effetto di un filo rosso che mette in comune senza farsene accorgere le idee di tutti. L'altro grande pericolo è una forma di master di scrittura replicato a go go. E questo fa parte di un sistema di cose per cui sembra che temi e stili debbano essere gli stessi o che esista una vulgata dello scrivere: lo propongono le case editrici che fanno tendenza, lo approvano i critici, lo rimbalzano i quotidiani e le tivvù, lo scimmiottano i piccoli editori, lo vampirizzano i grandi. Questo eccesso cancella lo sfondo, il secondo piano, il diverso. Che pure serve. Che pure dovrebbe servire.
Articolo (p)Link   Storico Storico  Stampa Stampa
 
Ci sono 6660 persone collegate

< novembre 2024 >
L
M
M
G
V
S
D
    
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
 
             

Cerca per parola chiave
 

Titolo
diario (3972)

Catalogati per mese:
Novembre 2005
Dicembre 2005
Gennaio 2006
Febbraio 2006
Marzo 2006
Aprile 2006
Maggio 2006
Giugno 2006
Luglio 2006
Agosto 2006
Settembre 2006
Ottobre 2006
Novembre 2006
Dicembre 2006
Gennaio 2007
Febbraio 2007
Marzo 2007
Aprile 2007
Maggio 2007
Giugno 2007
Luglio 2007
Agosto 2007
Settembre 2007
Ottobre 2007
Novembre 2007
Dicembre 2007
Gennaio 2008
Febbraio 2008
Marzo 2008
Aprile 2008
Maggio 2008
Giugno 2008
Luglio 2008
Agosto 2008
Settembre 2008
Ottobre 2008
Novembre 2008
Dicembre 2008
Gennaio 2009
Febbraio 2009
Marzo 2009
Aprile 2009
Maggio 2009
Giugno 2009
Luglio 2009
Agosto 2009
Settembre 2009
Ottobre 2009
Novembre 2009
Dicembre 2009
Gennaio 2010
Febbraio 2010
Marzo 2010
Aprile 2010
Maggio 2010
Giugno 2010
Luglio 2010
Agosto 2010
Settembre 2010
Ottobre 2010
Novembre 2010
Dicembre 2010
Gennaio 2011
Febbraio 2011
Marzo 2011
Aprile 2011
Maggio 2011
Giugno 2011
Luglio 2011
Agosto 2011
Settembre 2011
Ottobre 2011
Novembre 2011
Dicembre 2011
Gennaio 2012
Febbraio 2012
Marzo 2012
Aprile 2012
Maggio 2012
Giugno 2012
Luglio 2012
Agosto 2012
Settembre 2012
Ottobre 2012
Novembre 2012
Dicembre 2012
Gennaio 2013
Febbraio 2013
Marzo 2013
Aprile 2013
Maggio 2013
Giugno 2013
Luglio 2013
Agosto 2013
Settembre 2013
Ottobre 2013
Novembre 2013
Dicembre 2013
Gennaio 2014
Febbraio 2014
Marzo 2014
Aprile 2014
Maggio 2014
Giugno 2014
Luglio 2014
Agosto 2014
Settembre 2014
Ottobre 2014
Novembre 2014
Dicembre 2014
Gennaio 2015
Febbraio 2015
Marzo 2015
Aprile 2015
Maggio 2015
Giugno 2015
Luglio 2015
Agosto 2015
Settembre 2015
Ottobre 2015
Novembre 2015
Dicembre 2015
Gennaio 2016
Febbraio 2016
Marzo 2016
Aprile 2016
Maggio 2016
Giugno 2016
Luglio 2016
Agosto 2016
Settembre 2016
Ottobre 2016
Novembre 2016
Dicembre 2016
Gennaio 2017
Febbraio 2017
Marzo 2017
Aprile 2017
Maggio 2017
Giugno 2017
Luglio 2017
Agosto 2017
Settembre 2017
Ottobre 2017
Novembre 2017
Dicembre 2017
Gennaio 2018
Febbraio 2018
Marzo 2018
Aprile 2018
Maggio 2018
Giugno 2018
Luglio 2018
Agosto 2018
Settembre 2018
Ottobre 2018
Novembre 2018
Dicembre 2018
Gennaio 2019
Febbraio 2019
Marzo 2019
Aprile 2019
Maggio 2019
Giugno 2019
Luglio 2019
Agosto 2019
Settembre 2019
Ottobre 2019
Novembre 2019
Dicembre 2019
Gennaio 2020
Febbraio 2020
Marzo 2020
Aprile 2020
Maggio 2020
Giugno 2020
Luglio 2020
Agosto 2020
Settembre 2020
Ottobre 2020
Novembre 2020
Dicembre 2020
Gennaio 2021
Febbraio 2021
Marzo 2021
Aprile 2021
Maggio 2021
Giugno 2021
Luglio 2021
Agosto 2021
Settembre 2021
Ottobre 2021
Novembre 2021
Dicembre 2021
Gennaio 2022
Febbraio 2022
Marzo 2022
Aprile 2022
Maggio 2022
Giugno 2022
Luglio 2022
Agosto 2022
Settembre 2022
Ottobre 2022
Novembre 2022
Dicembre 2022
Gennaio 2023
Febbraio 2023
Marzo 2023
Aprile 2023
Maggio 2023
Giugno 2023
Luglio 2023
Agosto 2023
Settembre 2023
Ottobre 2023
Novembre 2023
Dicembre 2023
Gennaio 2024
Febbraio 2024
Marzo 2024
Aprile 2024
Maggio 2024
Giugno 2024
Luglio 2024
Agosto 2024
Settembre 2024
Ottobre 2024
Novembre 2024

Gli interventi più cliccati

Titolo
casa (8)
diario (1)
Letti di Amicizia (81)
libri (7)
Roberto (9)

Le fotografie più cliccate


Titolo

 


webmaster
www.lorenzoblanco.it








27/11/2024 @ 14:00:22
script eseguito in 529 ms