Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Mi permetto di citare una poesia da un blog http://mattatoia.clarence.com/ che seguo con attenzione, uno di quelli più belli in cui mi imbatto da mesi e che voglio segnalarvi. Chi lo scrive ha talento e futuro. Non è la prima poesia che leggo e non so se è la migliore ma è quella di oggi e mi piace.
Andate via per sempre per sempre lasciate cadere per terra tutte le cose come giocattoli guasti la colpa commessa, ma ai danni di chi? Perpetrare il danno – questa infelicità. Questa infelicità domestica, nel caffè, nella porta di casa tutti i giorni alle spalle… Non mancava il coraggio, è mancata la fortuna, il tempo… Maturano le parole sopra il foglio bianco e si scelgono tra loro per restare insieme io così, aspettavo i giorni giusti, io la sposa io l’amante, cosa sono stata, cosa altro ancora posso diventare? E se adesso io non ci provassi più a sollevarmi dal letto la mattina… Per cosa vale la pena ancora, per questo disperato buio, per il posto vuoto al mondo il posto dei figli che non ho, che non verranno mai, io per sempre qualcos’altro – o niente andare via per sempre, come una bella giornata, in ottobre, sono per sempre un calendario trascorso, un giorno finito non so dove
In ascensore. In un vecchio ascensore. Un anticho regolamento del produttore. Stigler. Regola n.1
CHI USA L'ASCENSORE LO FA A PROPRIO RISCHIO E PERICOLO
Di Carvelli (del 22/09/2005 @ 08:51:32, in diario, linkato 1076 volte)
Mi è giunto un prezioso regalo. Duplice. I libri di Pierluigi Cappello che vanno sotto il titolo di Amôrs e Le nebbie (entrambi editi da Campanotto) e da quest'ultimo traggo questa poesia:
In questo appartamento
in questo occidentale
e cauto isolamento
un solo, principale
pensamento, mia sola
ragione: ogni argomento
è vano, ogni parola
fola, ventre di vento.
E scrivo; tuttavia.
E canto controtempo
se cerco l’armonia:
maledizione forse
è secondarlo il tempo
rincorrerne le corse.
Nel film La messa è finita di Nanni Moretti che stanotte ho sognato (eravamo in una stanza e io avrei letto a sorpresa una sua cosa da un librino) si citava una frase che non ho mai ritrovato (qualcuno dice San Paolo) e che è bella Io sono un uomo fortunato perché sono stato molto amato.
Ci sono dei blog scritti davvero bene. Ci sono e c'erano (ahimé). Ci sono dei talenti e sarebbe curioso sapere se quel talento è (o possa diventare) talento narrativo, letterario o solo uno sfogo che brucia lassù e lassù muore. D'altronde esiste un IO letterario (presunto falso e sperato vero) e un IO autobiografico dato per vero (ma falso o presunto verosimile). Insomma, le cose non sono mai chiare. Anche IO, IO IO, quando dico IO non è che poi dica sempre Roberto Carvelli in carne e ossa e spirito (per quel che ne rimane). Dal punto di vista di quello che scrivo, invece, la fruizione diversa credo che inevitabilmente determini una scrittura diversa. Ma questo non vuol dire che una sia più vera e una meno. E' sempre così...che le cose non sono mai facili.
A chi non capita, direte voi. Ci sono giorni (questi, per esempio) che di una frase sbagliata su tre io dico quella. Un commento fuori posto? Lo faccio io. Un’offesa? L’ho pensata ma me ne vergogno, giuro che non la dico e poi…bam…l’ho detta. Scrivo male gli sms, interpreto male gli altrui, scrivo mail incomprensibili (sai che novità!), do consigli (ma chi me li ha chiesti!) sbagliati. Ci sono giorni in cui sarebbe meglio che me ne stessi a casa coi cellulari staccati, nessuna forma di comunicazione con nessuno… al limite mi affaccio e grido giù il nome del mio vicino di casa che lui sale, garantito. Invece, vanità delle vanità, mi pregio anche di instaurare nuove amicizie con risultati tragici o di perpetrarne di novelle e antiche con peggiori. Ho preso una risoluzione: prima di dire alcunché scrivere un breve protocollo d’intesa con la/le persone in questione. Farsi precedere da una missiva, farsi tutelare da un avvocato, un prestanome, un sensale. Insomma, in quattro parole: evitare di vedere alcuno.
C'era Benigni e c'era il canto di Paolo e Francesca e il corpo morto cade. Ricordi? Ricordatelo ora che precipiti nella cefalea su un letto di novalgina. Si striscia per arrivare alla fine del giorno. Si striscia per arrivare alla fine della vita. E non è un male se l'altra possibilità sarebbe il rimanere inerti a terra. Meglio un giorno strisciante di cento fermi. Poi pensi che vorresti essere lì e che non ne hai il coraggio. Che vorresti essere un po' più in là e invece a furia di strisciate chissà quando ci sarai. E allora benvengano questi piccoli cambi di posto. Questi minimi scarti. La giornata si mastica tutto il tuo tempo: ingrassa il lavoro, ingrassa chi ti sta vicino, lo Stato, il Comune, l'alimentari sotto casa e tu non dimagrisci. Sembra tutto pesante, tutto faticoso e strisciante e ti domandi come mai sia tutto difficile... capire e farsi capire. Ti stupisci di come quel che è chiaro si oscuri e si confonda con il residuale nero che ti porti appresso. Poi, come se nulla fosse, tutto passa e brilla di nuovo un sole piccolo. Una luce breve, un ultimo fioco lampo su tutto.
Sto leggendo LA POSSIBILITA' DI UN'ISOLA, il nuovo libro dello scrittore francese di cui avevo letto (tutto) e ammirato Estensione del dominio della lotta e, un poco meno, Le particelle elementari. Per ora mi sta piacendo. Un po' esagerato leggerlo con una mano in mezzo al casino del tram. Risulta irritante, a chi non respira neppure, tutta quest'ansia di lettura. In autobus legge più gente di anni fa ma sempre poca (poca rispetto a...) e ti guardano tutti con un'irritazione dubbiosa. A nessuno interessa cosa ma perché leggi. Chissà se hanno visto il titolo, se sanno chi è lo scrittore. Chissà se hanno letto la IV che dice CHI, FRA VOI, MERITA LA VITA ETERNA? Chissà se credono alla vita eterna e se esiste soprattutto.
Avete presente quelle persone che spolverano con il piumino multicolore la loro vecchia FIAT 124 (o simili)? Con cura maniacale. Togliendo granelli di polvere infinitesima. Sorprende la perfezione della carrozzeria, l'assenza di ruggine, lo sguardo immobile, la mano leggera, il tempo immobile, l'oggi come ieri. E' un buono o un cattivo rapporto col tempo quello che muove questi gesti?
Stamane nell'aria quieta (in alto) e azzurra (in alto) di Piazzale Labicano (in basso) un gabbiano ha fatto una strana manovra e poi ha preso la via della Stazione Termini come se si fosse ricordato di dover partire.
Oggi Repubblica ci delizia con una serie di posture che incentiverebbero l'amore (toccarsi i capelli, dondolare la scarpa in punta, mostrare i polsi per lei; spostarsi al cravatta in attesa che la mano innamorata la risistemi per lui) e tradirebbero le bugie. Come al solito l'articolo si ispira alla pratica scientifica degli americani. Come al solito occupa un paginone. Un altro paginone è un dialogo tra Cacciari e il patriarca di VE Scola. Un'altra Cocciante. Un'altra/e per la riforma elettorale dei nostrio padroni. Una su Bankitalia. Un'altra il caro-libri scolastico. Ben 16 (2 affacciate) di pubblicità che dicono della fragranza delle fette biscottate, della frequentazione dei propri polli di un noto allevatore, libri in vendita, Jovanotti...Telefonini e macchine piovono anche dalla pubblicità televisiva. L'altro giorno una lungo degente mi domandava: ma perché ci sono solo pubblicità di macchine (era iniziato il tormentone SENZA PAROLE)?
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