Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Leggo:
Kamasutra in Smart dimostra che non bisogna credere alle apparenze: lo stesso Carvelli in un’intervista definisce il titolo del racconto “un cavallo di troia”. E’ davvero così, quel titolo serve solo (spudoratamente) a fare acquistare il libro. Ma in questo modo, ci domandiamo, non rischia forse di perdere quei lettori -un po’ meno “da gadget”- che i libri li leggono anche e che potrebbero passare, in sua compagnia, un’ora di piacevole lettura?
Se devo dire la mia. Il titolo (per quanto accattivante...o presunto tale) è quanto mai appropriato. Il discorso sull'amore (kamasutra) dichiarato è quello che si conviene all'interno (che è appunto una breve educazione sentimentale) per quanto il cote trattatistico sia evaporato in una scrittura-storia, in un racconto. ...in smart...vuol dire che è un discorso che avviene nella ristrettezza dell'angustia... che è una macchina salvaspazio, che è una storia fugace, che è un vedersi nel breve del corpo (che poi breve nonostante noi non è)...che è - in definitiva - una metafora. Cavalloditroia per me non voleva dire "ingannare il possibile acquirente" (vendergli quello che non c'è) anche se poi magari è avvenuto e come scrive la giornalista può essere stato un deterrente alla lettura pura di un amante di letteratura come per un curioso delle posizioni... Non posso sapere chi acquisterà, sfoglierà distrattamente, chi regalerà... Posso solo onestamente propormi di avere delle cose da raccontare e/o da dire in una forma che mi diverta e mi dia l'impressione - l'impressione - di aver messo insieme qualcosa di cui non pentirmi. KIS insegna che non bisogna credere alle apparenze sì... che la variantistica del coito non è ipso facto iltitolo di un'opera più complessa di educazione all'amore... e che la smart è un oltre, l'oltre dell'oggetto....e qui ci vorrebbe Munari, Dorfles, Barhes...
Di Carvelli (del 31/05/2005 @ 10:19:47, in diario, linkato 1027 volte)
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Kamasutra in Smart Kamasutra in Smart Roberto Carvelli
Romanzo, Italia 2005 63 pp. Prezzo di copertina € 5 Editore: Coniglio Editore, 2005 ISBN 88-88833-33-1
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Coniglio Editore
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Una normale giornata di traffico romano ed il protagonista viene tamponato da Luna, scattante ventenne smart-munita con il vizio di frenare di botto e fare retromarcia senza guardare.
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Kamasutra in Smart: Due cuori e una city-car
Sono nella mia intima essenza uno sfigato, un imbecille, un poveraccio. Nella mia zona di essenziale e zenitale centratura sono un coglione. Autentico. Dico questo in un’epoca di necessari bilanci. Quella del mio quarantacinquesimo anno in cui, per una specie di vortice del tempo, mi accorgo all’improvviso e per intero della mia età. Sono un coglione. Ho quarant’anni passati e forse ho passato più della metà della mia vita a non fare nulla. Oggi ho quarantacinque anni, una casa di imbarazzante cubatura e di invereconda mancanza di personalità.
A prima vista più che un libro, il racconto di Roberto Carvelli sembra un gadget natalizio da regalare agli amici smart-muniti: titolo ammiccante, promessa di una sessantina di pagine leggere, divertenti. Superficiali probabilmente, anche dal punto di vista sessuale. Quante posizioni si possono arrivare ad immaginare dentro una smart? Poche, ovvio. E sono infatti poche quelle che l’autore dipinge nei suoi incontri con Luna. Incontri che si consumano rigorosamente in Smart, senza preliminari, senza cena prima o cinema dopo, in fin dei conti senza mettersi in gioco più di tanto. O forse no?
La superficialità preconcetta, che viene facile di primo acchito, si perde dopo poche pagine, quando lo stile asciutto di Carvelli e la sua spietata lucidità nel guardare la generazione a cui appartiene, se stesso forse, comincia a toccare qui tasti che sono la sostanza della vita. Le relazioni, l’amore, il lavoro, la realizzazione o il fallimento, i bilanci di un single di quarantacinque anni, il sesso vengono impressi sulle pagine come scatti di una polaroid sui tempi che corrono. Senza fronzoli, senza falsi pudori, senza prendersi in giro per non accorgersi del disincanto con il quale si vive. “Incontrarci e separararci è la sola traccia che lasciamo del nostro passaggio nel vuoto” scriveva Stefano Benni in Baol e qualcosa di simile lo dice anche il protagonista del racconto. Un racconto dove ci sono soltanto loro tre: lui e lei, con i loro venticinque anni di differenza, e la Smart, con le informazioni del depliant pubblicitario a mo’ di citazioni letterarie a inizio capitolo che sanno tanto di istruzioni per la vita moderna. “ A volte è necessario cambiare tutto perché niente cambi. Per questo alla Smart è naturale mettere in discussione i risultati acquisiti e proporre sempre soluzioni innovative. (Depliant Smart Fortwo coupé & Smart Fortwo cabrio 2004).
Kamasutra in Smart dimostra che non bisogna credere alle apparenze: lo stesso Carvelli in un’intervista definisce il titolo del racconto “un cavallo di troia”. E’ davvero così, quel titolo serve solo (spudoratamente) a fare acquistare il libro. Ma in questo modo, ci domandiamo, non rischia forse di perdere quei lettori -un po’ meno “da gadget”- che i libri li leggono anche e che potrebbero passare, in sua compagnia, un’ora di piacevole lettura?
Simonetta Degasperi (28-05-2005)
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Vota il libro!
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Che molti palazzi sono vuoti. Abbandonati. Decaduti. Che altri lo sono anche di più ma in basso c'è una luce accesa che li salva dagli spiriti. Che la pizza ha un altro sapore e nello strutto frigge la milza. Che il mattonato della Vucciria non sarà mai asciutto e che la notte continua a bruciare la carne. Che il mare ha un pratone davanti e che le magnolie sono più grandi di tutte le magnolie che puoi sperare di aver visto nella tua vita. Che una porta - per quanto antica e imponente - è un urinatoio. Che se non ci sono soldi c'è genio. Che una chiesa può avere uan forma tutta sua. Che la partannina è una gazzosa. Che il tempo non cancella l'amicizia, che il tempo la rinsalda o ne mantiene degli spicchi. Che la vita è a colori - i sogni sono in bianco e nero. Che non sempre i colori sono quelli giusti. Che si può essere ricchi senza avere soldi e avere soldi senza maneggiarli, esibirli. E che i soldi vanno consumati. In fretta. Fin che ci sono.
Di Carvelli (del 27/05/2005 @ 14:43:47, in diario, linkato 1003 volte)
Cos’è che trattengono le mani? Qual è il filo che non vogliono lasciare andare? Questo filo leggero che lascia il segno, leggero ma che scava un solco rosa-rosso nella pelle bianca. È perché il filo è sbagliato, è perché non sono veloci le timide mani? Perché non portano giù? Forse bisogna tirare più forte? Forse bisogna cercare di prendere un altro filo e un altro e un altro? Forse il mondo non tiene o le nostre mani. Forse non fa la storia. E allora su: altri fili. Magari perdendo questo che non tiene. Magari avendo il coraggio delle mani sgombre e di uno sguardo più sereno, analitico, freddo ché le emozioni scelgono male i capi delle funi.
Ogni mattina una riga in più. Ogni mattina una parola oltre. Avanza a questi piccoli passi la scrittura. Ritratta verso un’alba necessaria. Prima delle fatiche del giorno. La scrittura è assediata. Dal tempo, dalle ore, dalla veglia, dal lavoro, dalle cose. Ogni mattina una riga in più. Ogni mattina una parola. Una frase. Una correzione. Un sinonimo. Nel silenzio della casa. Nell’odore del caffè. Senza che nessuno ti dica “va bene” senza la certezza dell’editoria sorge l’impeto della necessità. E non è sfortuna scrivere senza sapere cosa fare, senza la certezza del libro. È l’incertezza che fa nascere il libro. Da un sogno tormentoso e saltuario come da questa forzata ritualità. Riscattata ad una vita ingombrante che ha mangiato ore per soldi e soldi per cibo e pantaloni lisi e colli di camicie consunti. Ogni mattina una riga in più. Ogni mattina una parola oltre.
Esistono verità come laghi. Ferme. Persistenti. Eppure, come un odore continuo, invisibili. Verità come fiumi. Che scorrono. Continue. Ciononostante, in un suono uniforme, indecifrabili. Esiste la verità. E nello stesso momento della sua esibizione occhi e orecchie che non la colgono.
Di Carvelli (del 26/05/2005 @ 11:12:35, in diario, linkato 1002 volte)
E' un invito all'acquisto. In edicola. Dove c'è un bellissimo doppio CD di Nicola Arigliano "Il re dello swing". Con una versione straziante di
ARRIVEDERCI
di G.Calabrese - U.Bindi
Arrivederci,
dammi la mano e sorridi senza piangere,
arrivederci
per una volta ancora è bello fingere.
Abbiamo sfidato l'amore quasi per gioco
ed ora fingiam di lasciarci soltanto per poco.
Arrivederci,
esco dalla tua vita, salutiamoci.
Arrivederci,
questo sarà l'addio, ma non pensiamoci.
Con una stretta di mano
da buoni amici sinceri
ci sorridiamo per dir
arrivederci.
Abbiamo sfidato l'amore quasi per gioco
ed ora fingiam di lasciarci soltanto per poco.
Arrivederci,
esco dalla tua vita, salutiamoci.
Arrivederci,
questo sarà l'addio, ma non pensiamoci.
Con una stretta di mano
da buoni amici sinceri
ci sorridiamo per dir
arrivederci.
Arrivederci.
Di Carvelli (del 26/05/2005 @ 09:43:04, in diario, linkato 2152 volte)
Vorrei dire una cosa a questo mio amico che ha una ragazza gelosa. Tutti hanno almeno un amico o un'amica con un partner geloso, capita. Al mio amico – un tipo bellissimo, ma dozzinale (chiedo scusa)… ha fatto anche il modello per un catalogo di moda… lei invece è meno carina ma palestratissima attenta alla moda fashionissima – vorrei dire che è uscito uno studio americano che prova – direi proprio così “prova” – che la gelosia è malizia. Malizia attiva. E che lo studio americano sottolinea come non debba confondersi la gelosia con una elaborata attenzione. Non è così e glielo direi: lo dice uno studio americano “gelosia è malizia”. Non so se “uno studio americano” è un buon viatico per passare questa comunicazione ma proverei. In realtà non ci sono studi americani o se ci sono non li ho. Così mentirei: ma a fin di bene. È evidente che c’è un bene. Anche se spesso chi ha un compagno/a geloso/a non sente ragioni un po’ terrorizzato e un po’ circonfuso di attenzioni. Questo mio amico poi è diventato ossessivo e nell’ossessione ha perso anche lo sguardo, una qualsiasi oggettività del vedere. Ha perso anche la serenità nel fare le cose. Lei la conosco, è carina, dolce, affettuosa. Non è cattiva ma manco lontanamente. Davvero: non gli trovi un difetto. Eppure c’è questa cosa che ha nella testa che la forza ad un’attenzione ossessiva. Tra l’altro è un ossessione solo attiva. Non passiva. Mica si accorge che altrettanti suoi comportamenti potrebbero generare gli stessi sospetti: esce con dei tipi che magari non hanno avuto e non hanno esattamente intenzioni amichevoli, incontra persone di cui non vede secondi fini. Una specie di ingenuità su sé e malizia sull’altro. Ma, ripeto, senza volgarità, senza opportunismo. È solo che non le riesce questo traslato delle intenzioni sull’altro e in suo si convince ancora con più forza della sua giustezza anche perché la esercita, la declina, la prova. E la prova… e le prove sembrano (in sé) darle ragione su tutti i fronti. E la convincono. E la piegano alla ripetizione di questa lotta. Ma senza volgarità: non è così aritmetico che uno è geloso perché in sé concepisce il tradimento (che è un concetto filosoficamente pure possibile). Insomma vorrei dire a questo mio amico e a lei che esiste uno studio americano. Ma esiste? Potrebbe esistere? Gli americani che tutto analizzano potrebbero per favore produrre una ricerca in tal senso?
Di Carvelli (del 25/05/2005 @ 10:14:59, in diario, linkato 1015 volte)
Ripenso adesso a come amai interamente
quand’ero ragazzo,
e a come ero sicuro che il mio amore era un angelo,
a come anch’io ero un angelo,
a come eravamo uguali
(ma lei era più uguale di me).
E adesso non dico: tutto questo è falso
perché la vita è diversa, la vita mi ha cambiato;
adesso invece dico: era tutto vero.
Nasciamo angeli e interamente amiamo,
con tutto il cuore del nostro amore ci innamoriamo
come dei bambini che non conoscono il mondo
e interamente moriamo.
Claudio Damiani
I tormenti del mattino. I risvegli. Le colazioni senza energia. Le lenzuola che dormono ancora, mentre esci con lenzuola nuove addosso e dormi ancora. Il mare della macchine. Il sonno sul vento della moto. Il caldo, il sudore, il sonno. La testa in sù. Il cielo.
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