Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Avete presente quei posti un po’ così? Ti siedi e ordini qualcosa da mangiare. “No, mi dispiace, la cucina è chiusa” ma è un pub e cucina dovrebbe voler dire taglio un panino di plastica e ti ci metto dentro una fetta di plastica ulteriore a forma di prosciutto, pomodoro e sottilette. E invece è chiusa la cucina e questa bambola non può essere completata. Allora la butti sul bere e chiedi un OBAN (anche se magari preferivi un LAGAVULIN ma il menù quello dice). E dopo un po’ quello torna e ti dice che non c’è. E allora ti arrampichi di nuovo sull’unto della plastica del menù e scegli una PERONI GRAN RISERVA. E quello torna con un consueto peroncino. E ti dice – alla tua perplessità – che è l’unica peroni esistente. E allora “vabbè lascia va!” e te la bevi. Ma poi a pagare 5 euro ti sorprendi e glielo dici e allora ecco che invece il peroncino veniva 3€ che a pensarci è più che onorevole per lui (il peroncino) per te e per loro (che lo avranno pagato 0,50). Insomma una serata così. Dopo aver visto il bel film di Fausto Paravidino (finalmente un film italiano bello!) TEXAS e il ricordo sorpreso del suo volto, di uno scambio di battute in un bar con la assistente montatrice del film. Incredibile, ricordo involontario. Del film poco da dire: equilibrato, intenso, di una profonda facilità che solo un drammaturgo fresco e intenso poteva scrivere e rappresentare. I messicani del film bevono e brigano magari in pub simili al mio o in questo tex-mex di provincia. Feste in casa, intrighi nello scarto ridotto di una vita asfittica. C’è un texas di casa nostra? Un confine tra opulenza e selvaggio? Ce n’è uno dell’anima fatto di gestori improvvisati e relazioni stanche trascinate negli anni, mobili, scartate da bar mocambo di fallimenti e tradimenti, disperazioni da bancone? È incredibile come possa colorarsi di grigio la vita di chi è all’ombra di un locale, anche se le luci sono messe bene e hai fatto le provviste “di cose giuste” alla metro o hai chiesto al fornitore quale birra “va adesso”. Fa freddo. Via del Corso è deserta da notte di gennaio. I gestori ricombattano le fila delle loro unioni coniugate (più che coniugali). Chi dorme con chi? Chi va a casa di chi e per quanto? Come ti sei vestita? Si vede la pancia? Quanto è lontana la periferia?
Specialmente quelli egemoni: romano e milanese. In questo momento il peggio è in una pubblicità sulla telefonia. "Stai sciallo...pauuuura...." Urticante. da zecche. Immagino che a molti piacerà questo slang giovane ma a me fa venire le piaghe. Il peggio sta forse proprio in quelle radiofoniche (per la mancanza delle immagini e il ricorso a strategie più facili?) che sono tutte un facile ammiccamento - spesso, quasi sempre, sessuale - e banalità in fila indiana. Se ci concentriamo sui valori veicolati come si compete a tutti gli osservatori moralistici di cui siamo pieni la casistica è soprendente: genitori che addossano le colpe ai figli, corteggiatori che decantano le qualità della nuova auto alla ragazza della loro sera, papà che non ricordano il nome dei figli... Per fortuna che qualcuno ha le sue belle invenzioni e riesce a far cantare le case (che grande idea!) ma la norma è l'orrore e la banalità, state scialli (ma che significa!)!
Di Carvelli (del 16/11/2005 @ 08:59:36, in diario, linkato 3344 volte)
E' il titolo di un racconto di Cechov del 1883. Di un bel racconto di Cechov. Lo leggo e mi riviene in mente tutta la mia infanzia di amore per gli animali. La mia adolescenza in cui sognavo la campagna e i suoi mestieri. E soprattutto la grande passione per l'ornitologia, lo studio del volo. Ricordi lontani di cui sono traccia i tanti volumi della biblioteca. Libri difficili, libri per un'altra età ma letti con attenzione e con tracce precise di informazioni studiate tanto tempo fa e mai più ripassate. Che tornano quando sulla mia casa volteggiano i gheppi e mi ricordo di amare questi due uccelli meravigliosi.
Il falco pellegrino.
Il martin pescatore.
Checov in questo racconto rivela la sua grande grazia narrativa, l'attenzione allo studio quasi da vivisezionatore psicologico dei personaggi. Il gusto delle descrizioni del clima umano. Delle caratteristiche che rendono le sue prose vicinissime a noi. Nella semplicità del volo basso, dello scavo interiore. Sono sensazioni che alle volte sfuggono alla lettura di prose più simboliche in cui un grasso incontra un ex magro e si rivedono alla luce del tempo che è passato. Anche lì quello che sembra interessargli - ma si capisce meglio leggendo un racconto come quello che cito nel titolo (il titolo) - non è la sociologia, né in definitiva l'apologo morale, né il bozzetto, né l'allegoria ma l'ascolto interiore, l'osservazione dei moti interiori (anche attreaverso la fredda osservazione esterna) dei personaggi. Insomma se non si dovesse dire scrittore e se gli esseri umani meritassero senza disprezzo di essere guardati alla stregua di tutti gli altri animali, lo si dovrebbe dire un naturalista. Ecco, Cechov è uno dei miei naturalisti preferiti.
Di Carvelli (del 16/11/2005 @ 12:15:31, in diario, linkato 1042 volte)
D'accordo che ci sono passatempi migliori e d'accordo pure che le riviste vanno comprate ma nel frattempo vi segnalo un piacere. Quello di mettersi in piedi nel reparto riviste della Feltrinelli, l’unico spazio rimasto a questo piacere iniziatici che è lo spulciare riviste spesso piccole e autoprodotte tirate in meno di mille copie e fatte di una o di cento passioni. Vi segnalo una bella intervista a Pierluigi Cappello con selezione di poesie e prose dell'ottimo poeta friulano (che qui si spende per la chiarezza e il lucore, due caratteristiche che gli sono proprie e che invece lo rendono inviso agli amanti del fumo, della mistificazione e della complessità pretestuosa). Era su daemon una rivista bolognese sempre ricca di contributi interessanti. E con lei il nuovo numero di Maltese narrazioni che sceglie il brevetto come idea narrativa e... funziona. Almeno a leggere il primo di Fulvio Abbate. Alla prossima sosta in piedi da Feltrinelli...
Di Carvelli (del 17/11/2005 @ 09:03:47, in diario, linkato 1572 volte)
Mia cara AL
mi ha molto divertito pensare che oltre ad essere amici amori e amanti si possa essere supplenti. In amore, intendo o nell'amicizia. Ma è possibile, per me sì. E' possibile nel lavoro, figurarsi nella vita di cui l'ufficio è una replica mal fatta. Essere supplenti. Sì, ma come si farà? Si prenderà un incarico annuale o si farà una sostituzione breve? Una, massimo due giornate al posto di qualcuno/a e via! Chi lo sa? Supplente nel lavoro lo sono stato di sicuro (altrove non so...non ci ho mai riflettuto) e certo è una cosa un po' delicata. Per esempio: il supplente non può interrogare e men che meno dare voti. Il supplente non può sgridare, imporsi, cambiare le regole già date dal (o dalla) titolare. Non può proporre soluzioni diverse a problemi già risolti o avviati a soluzione da altri. Insomma, il supplente occupa delle ore altrui, gestisce un vuoto ma senza occuparlo troppo. Penso che la tua idea di supplenza amorosa sia perfetta. Penso che davvero molti (di noi?) alla fine facciano questo magari senza averne la certezza o la notizia. O la sensazione. E qui c'entra l'illusione. Delle volte chi comanda non è chi dice di comandare o chi ha il ruolo ma quello che fa fare ad altri o quello che gira attorno a quello che poi fa o dice di fare. E allora: chi decide in amore? Siamo noi o reagiamo ad un coordinato di impulsi che interpretiamo? Mah (l'H si deve sentire per esprimere tutta la perplessità che merita la domanda!) il discorso è lungo e qui è un po' come se fossimo in un bar ... potremmo anche fare a chi la spara più grossa come si fa davanti ad una tazzina di caffè ... e allora mi sembra di sentire un tipo che ci dice che alla fine "signorì comunque è lavoro, una supplenza sì ma pagata, signorì gliela pagano no?" Ma so che alle volte le supplenze ce le paghiamo pure noi e si chiamano stage... beh c'è di peggio ha detto il tipo del bar... beviamoci il caffè e andiamo avanti. Il lavoro cambierà quando ci andrà di cambiarlo. Quando ci andrà talmente tanto che sprizzeremo questa voglia pure dai capelli. Ma per adesso, beviamoci il caffè. No?
Di Carvelli (del 17/11/2005 @ 12:50:42, in diario, linkato 1752 volte)
riccardo orioles La Catena di San Libero 14 novembre 2005 n. 310 ________________________________________
Sgombero di senza-casa in una citta' italiana. Due lettere in redazione.
Prima lettera. < La Segreteria Regionale di Forza Nuova esprime soddisfazione per l'operazione di sgombero degli immigrati clandestini accampati nella baraccopoli abusiva al centro di Catania, effettuata con una operazione dalle Forze dell'Ordine in data odierna. Forza Nuova, insieme ad associazioni di Connazionali abitanti nella zona, da diversi mesi si era mobilitata con continui presidi e raccolte firme e finalmente ha raggiunto il risultato di restituire alla legalita' il quartiere della zona. Certo nel centro di Catania persistono altre situazioni di illegalita', alcune gestite dalla malavita locale e altre legate alla prostituzione, alla droga ed alla immigrazione di extracomunitari che sempre piu' spadroneggiano ed intimidiscono i pochi Catanesi che resistono nella zona. E' auspicabile che le Istituzioni e le Forze dell'Ordine intensifichino la loro presenza nel quartiere per evitare che quello che era una volta il "salotto buono" della Citta' diventi preda di scorribande di tribu' in lotta per il predominio degli affari loschi da controllare. Forza Nuova rimane accanto ai Connazionali nella difesa della propria Identita' e della propria Incolumita'. Distinti saluti. Giuseppe Bonanno Conti, Segreteria Regionale Forza Nuova, Via Sturzo 235, Catania >
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Seconda lettera. < "Le ruspe entrano in azione all'alba - ci informano i mezzi di comunicazione - il blitz sequestra cento persone, uomini, donne e bambini, il terreno e' spianato, tutto pulito, decente, decoroso!". Non si sa dove le hanno portate. I volontari non hanno notizie: famiglie smembrate, tragedie terribili che noi persone perbene, civili e benestanti, non riusciamo neppure ad immaginare. Ed ora ascoltate la ricostruzione del sindaco Scapagnini: "Il comune ha saputo dare una grande prova di rispetto delle persone e di sostegno nei confronti dei piu' deboli per dare un sostegno umanitario e di prima accoglienza a questa gente". Tutto bello! Tutto perfetto! Tutto risolto! Il medico supera il paziente! Nemmeno Berlusconi sarebbe riuscito cosi' bene a capovolgere la verita'. Grazie sindaco! A nome dei baraccati anonimi di Corso dei Martiri! Sac. Salvatore Resca, Via Siena 1, Catania GIOVEDI' 17 A PARTIRE DALLE 22,30, A CORSO DEI MARTIRI, VEGLIA DI PROTESTA E DI PREGHIERA >
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Nassirya. L'Alleato che un tempo - a nostra insaputa - bombardava i quartieri di Londra e rastrellava gli ebrei, adesso - sempre a nostra insaputa - tortura selvaggiamente i prigionieri e getta bombe incendiarie sulle case d'abitazione. La Washington Post parla di "posti neri", black sites, in cui i prigionieri dell'Alleato vengono "interrogati" e questi posti, sputtanati Abu Ghraib e Guantanamo, ora sono gli ex-gulag staliniani degli ex (adesso democratici) satelliti est-europei. Il giudice Garzon ha incriminato per omicidio alcuni militari Alleati che avevano assassinato un giornalista spagnolo; l'Alleato, fra le altre cose, non ama i giornalisti - che infatti misteriosamente spariscono - e neanche i funzionari italiani che cercano di proteggerli e di portarli al sicuro. Noialtri - "italiani brava gente" - non ne sappiamo niente, come non ne sapevamo niente anche prima. * * * "Con indomato coraggio, nel segno indefettibile della fedelta' all'Alleato e ai Valori Cristiani...". Sventolano le bandiere al vento del deserto e gli uomini della prima fila sono irrigiditi sull'attenti. "La Patriaaaa!". Livido di sudore, cercando di fare la faccia marziale, il gerarca venuto da Roma si aggiusta furtivamente il cinturone. "Venuti a portare la civilta'...". E finalmente le trombe squillano, il vescovo fa un passo avanti e recita qualcosa ai morti. Molti sono commossi, qualcuno - fra quelli che resteranno qui anche dopo - lo e' davvero. Nastasi, Alfano, Orioles, Ruvolo, Vitagliano, Scuderi... Chi in piedi qua, in mezzo al plotone schierato, e chi con le scarpe al sole per sempre, in questro pezzo di Libia in cui "abbiamo portato la civilta'" per ordine del re e di Mussolini.
All'uscita del campo, dopo il rompete-le-righe, mentre gli SM-79 imbarcano i gerarchi per riportarli a Roma, qualcuno sorregge una donna - lisa di lacrime, una che ha perso il suo uomo - che, non essendo sposata in chiesa, davanti alle truppe schierate non l'hanno lasciata entrare. "Tre uomini di pattuglia alla pista sud!". "Comandi!". Ed un'altra giornata ricomincia, coll'aereo dei gerarchi ormai lontano nel cielo e i fanti, qua sulla sabbia, che in silenzio ora lavorano ma un giorno ricorderanno.
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Falluja. I crimini di guerra commessi dall'esercito statunitense a Falluja sono stati rimossi dalle cronache a poche ore di distanza dallo scoop che li ha svelati. Sigfrido Ranucci, inviato da Rainews 24, ha scoperchiato un vaso di Pandora che in teoria varrebbe una incriminazione davanti alla Corte Penale Internazionale. In pratica e' diventato una meteora scomparsa rapidamente dall'agenda dei media.
Tuttavia questa rubrica e' ben consapevole del suo ruolo di servizio pubblico, e per questa ragione proviamo a recuperare le informazioni salienti di questo non-scoop, una versione evoluta delle non-notizie che molti vorrebbero conoscere ma pochi hanno voglia di raccontare.
Ingredienti: un direttore che preferisce fare il cane da guardia del potere anziche' il cane da salotto, un giornalista che preferisce consumare le scarpe anziche' la lingua, una fonte diretta (l'ex-militare statutitense Jeff Englehart) che conserva ancora quel briciolo di coscienza necessaria a denunciare gli orrori a cui ha assistito. Informazioni raccolte: l'esercito Usa ha sganciato armi chimiche su Falluja, tra cui il "fosforo bianco" proibito dall'Onu, che ha sciolto i corpi di civili e bambini inermi sorpresi nel sonno. "E' stato un genocidio - ha dichiarato Englehart - Non e' stata una guerra, ma un omicidio di massa. Il fosforo bianco quando esplode si disperde come una nuvola, se colpisce un essere umano lo consuma fino all'osso. Sono stati uccisi donne e bambini. Anche animali".
Le conseguenze di queste rivelazioni? Prossime allo zero. Con buona pace di Falluja, prima cancellata dalla carta geografica, e ora anche dalle nostre coscienze sonnambule, disperse sulle isole dei famosi e solleticate solo dalle bufale. [carlo gubitosa]
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Geografia. L'Uccidente e l'Uriente.
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Pari opportunita'. Di solito se ne parla a proposito degli onorevoli: meno maschi piu' donne in parlamento. In Scandinavia pero' - sapendo dove sta di casa il potere reale - una ministra, Bekkemellem della Norvegia, ha avvertito le grandi aziende: sbrigatevi a mettere almeno il quaranta per cento di donne nei vostri consigli d'amministrazione. Vogliamo piu' donne manager. Se no, vi chiudiamo d'autorita'".
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Ponte. Dopo i supereurocity (i vecchi eurocity ma con un altro nome) i manager delle ferrovie hanno istituito il Supplemento No-bug, pagando il quale si ha diritto a viaggiare in treni senza pulci e senza cimici.
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Banlieu. Un HML non e' un quartiere e' un agglomerato di tane. Un gruppo di palazzoni di cemento di fine gusto anni '70 che hanno cementificato le campagne suburbane della Francia. Accessibili ad ogni tasca. Ci si muove in branco, ci si annusa, ci si accapiglia, si campa. Ci si parla in un francese diverso, periferico, si dice "cat" per dire quattro, "meuf" per dire donna, cose che per certi versi esistono anche altrove, ma che solo in questi quartieri acquistano quella complessita' sociale che impedisce l'osmosi col resto della societa'. Non puoi cercare lavoro come telefonista se dici "cat", non puoi cercare lavoro se pensi "meuf". Campare vuol dire delimitarsi un territorio di competenza, bisogna essere eroici, non politici, ribelli: quanto guadagni tu che mi disprezzi? 10.000 franchi? Io guadagno il doppio, tu che fai? L'insegnante? Io vendo oppio. E ora facciamo i conti: quante macchine sai incendiare? Quanti poliziotti (flic), quanti scarafaggi (cafard), quanti bastardi sai fottere (niquer)? Io sono l'eroe, tu sei labirinto, io ora vinco, tu quando andrai in pensione, ma ora e' il mio momento e nel mio momento incendio macchine, tiro pietre e chiavi inglesi. E se arriva un angelo, uno di quelli buoni, belli e saggissimi prima l'inculo e poi lo finisco a sprangate. C'e' tempo per perdere e io perdero' per tanto tempo, ma ora vinco e finche' vinco gioco io. Non e' passato questo e manco futuro. [tito gandini]
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Paname. "On va bruler Paname!". Come i pirati dei Caraibi, commentano i giornali. Ma i Caraibi non c'entrano: e' semplicemente argot, il dialetto parigino che risale almeno al primo Ottocento e che e' documentato da Hugo ad Hemingway. E in argot "Paname" ha sempre significato semplicemente Parigi. Da cui due dati oggettivi: 1) i giornalisti, almeno italiani, non hanno idea che sia mai esistito un dialetto (popolare, borgataro, ecc.) a Parigi; 2) gli "chasseurs" saranno magrebini quanto volete, ma parlano lo stesso dialetto dei loro omologhi del 1848, 1871, 1936 ecc. che pure non erano magrebini. Chi e' l'indigeno, allora, e chi e' lo straniero? (Ma "bruler" e' un buon sistema? No, per niente. Ma questo e' un altro discorso).
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Socing. Bocciata ai Comuni la legge "antiterrorismo" di Blair (carcere senza processo per i sospetti, ecc.). Nei sondaggi erano approvate solo da venti cittadini su cento. Gl'inglesi s'interstardiscono a voler rimanere inglesi.
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Sicilia. La stampa internazionale (Newsweek, Liberation, ecc.) ha alcune cose precise da dire sulla Sicilia: 1. Mafia. "Il fatturato delle mafie italiane rappresenta oggi cento miliardi di euro annui, il 7,5 per cento del Pil. Secondo la direzione investigativa antimafia il capitale immobilizzato dalla mafia e' di circa mille miliardi di euri. Condiziona la politica, altera l'economia e in certe zone abolisce le liberta' civili". 2. Disinformazione. "Durante Mani pulite tutte le udienze erano seguite dai media. A Palermo, il processo di uno dei piu' stretti collaboratori del premier, Dell'Utri, e' stato seguito solo per qualche giorno e solo al momento della sentenza". 3. Poverta'. "I giovani hanno ripreso a emigrare. L'abbandono scolastico e' il doppio del resto d'Europa. La mortalita' infantile e' il quadruplo del nord". 4. Inquinamento. "A Gela, vicino al petrolchimico, un neonato su venti presenta malformazioni". 5. Lager. "Mentre proseguono gli sbarchi dei clandestini, i centri di detenzione continuano a essere quasi invisibili per tv e stampa". * * * Si parla di Margherita, di Udeur, di Ulivo, di autonomisti e di moderati. Ma, in realta', si parla - quando si parla onestamente, e cioe' di rado - di queste cinque cose precise e tutto il resto e' poesia. Quando in Sicilia un candidato "strano" (Orlando allora, la Borsellino adesso) suscita "improvvisamente" l'entusiasmo popolare e' perche' i siciliani, a differenza della loro classe politica, vivono sulla propria pelle questi cinque problemi. E periodicamente tentano di scrollarseli di dosso.
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Pirati. In un CD musicale della Sony ("Get right with the man" dei Van Zant) e' stato inserito, a scopo di "protezione", un software assai simile a un virus che crea files nascosti rimuovendo i quali si manda in tilt il computer. La scoperta fatta dall'informatico Mark Russinovich di F-Secure da' adito il sospetto che altri analoghi - illegali - sistemi di "protezione - possano essere presenti in altri prodotti Sony. Quest'ultima, dopo lo scandalo, ha annunciato una patch per visualizzare i files in questione, la cui rimozione resta comunque impossibile senza istruzioni. Per riceverle sara' necessario contattare direttamente la Sony.
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Buone notizie per la Calabria. Il Sottosegretario alle Attivita' Produttive Pino Galati, calabrese, al termine di una laboriosa trasferta a Miami (Florida), ha annunciato orgogliosamente il pieno successo dell'operazione di trapianto dei capelli cui s'era sottoposto nelle ultime settimane sull'esempio di altri politici del suo governo. Nel corso di un meeting ("Il sogno possibile") sono state distribuite immagini di Galati prima e dopo la cura e sono state altresi' diffuse le dichiarazioni ("Le ingiuste accuse dei miei avversari politici", "La voglia incomprimibile di cambiare il mio stile di vita") dello statista calabrese.
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Cassazione. Liberato per "decorrenza di termini" (ma esattamente tre settimane prima della sentenza) un altro fedelissimo di Provenzano, il "reggente" di Bagheria don Pietro Lo Iacono, amico del supermanager (mafioso) della sanita' regionale Michele Aiello. Festeggiamenti di parenti e amici. Lo Iacono, che in passato era stato indagato anche dal capitano Ultimo (tuttora a piede libero nonostante questa grave provocazione contro un rispettabile cittadino), intende adesso dedicarsi a una operosa attivita' di imprenditore nel rispetto dei valori cristiani e della civile convivenza.
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Kitsch. Su istanza dei giovani della Padanjugend, il governatore Formigoni ha annunciato l'istituzione di un regolare inno lombardo, con tanto di bandiera. In Sicilia, sotto Cuffaro, siamo arrivati prima: da due anni esiste un "inno siciliano" che si chiama Madreterra, sta fra la sigla di Beautiful e la marcia dei pompieri, e' costato un sacco di soldi e non parla ne' di mafia ne' d'antimafia.
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Casa. Dal mese prossimo il mio nuovo indirizzo e': R.O., via............ numero...... codice postale...... . Le parti in bianco verranno direttamente riempite dall'amico Silvio B., che s'e' personalmente impegnato a trovare una casa a me e a venticinque milioni di altri italiani. Meno male che ci ha pensato lui, perche' cominciavamo ad avere qualche problema.
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Spot. E' pronto il dossier "Mafia e politica 2005" curato dalla redazione di Antimafia Duemila.
Bookmark: http://www.antimafiaduemila.com________________________________________
Franco wrote: < Ma Diego dove vive? Se una donna non ha latte, dara' al suo bambino il latte della centrale allungato con un po' d'acqua e addolcito col miele. Cosi' come fanno le donne non imbottite della pubblicita' della Nestle'. Almeno in Occidente. In Africa e' un'altra cosa, ma non e' un buon motivo per giustificare i prezzi delle aziende >
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Nota. Gli ultimi due numeri della Catena non sono arrivati a molti abbonati per nostri problemi organizzativi. Richiedeteli o copiateli direttamente da: www.censurati.it, www.peacelink.it o uno degli altri siti che riprendono la Catena.
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umberto wrote:
< Distribuivi garofani rossi alle mani levate nel pugno e il gesto restituiva valori dimenticati come bandiere colorate di primavere che dovevano ancora nascere. Gli occhi nutrivano silenzi grandi come orizzonti e le parole sgorgavano dalle labbra lievi di tenerezza fermentate d'ironia taglienti di sarcasmo come quelle di tuo figlio... >
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Di Carvelli (del 18/11/2005 @ 09:02:53, in diario, linkato 3146 volte)
Mi riprometto sempre di raccontare la vera storia di PERDERSI A ROMA. Perché è ricca di simbolismi e naufragi. Ma salto sempre l'appuntamento con la macchina della verità per cui oggi (se non piove) tento o inizio, almeno. PERDERSI A ROMA. Nasce in una casa editrice piccola romana allora dedita a libri-intervista come una serie di interviste a scrittori su Roma quartiere per quartiere. Procede per accumuli di colloqui sino a che un influente lettore e cofondatore della stessa - di contro all'incoraggiamento del collega e ora uno dei due titolari rimasti - mi fa rilievo di sorpresa. Cito testuale: "Scusa ma qualcuno ti ha mai detto di fare queste interviste?" (vorrei far riferimento ai piccoli fax inviati alla casa editrice...così...visto che.... invece mi ritiro davanti alla mala parata). Capitolo 2. Le interviste finiscono alla rivista a cui collaboro da anni: usciranno come librino allegato. S'impagina, si corregge. telefonata del redattore che si complimenta per la varietà delle domande, dei toni, del clima, una bella declinazione a voce della città per bocca di autori. Due giorni dopo, telefonata del titolare nonché direttore che in preda ad un'ansia da psicosi ormai conclamata riferisce di voci sul mio conto..."tu avresti detto a uno che io...." Impossibile far ragionare lo psicotico sulla mia quinquennale (e più) collaborazione e dedizione gratuita alla causa della rivista. Ormai è roba da clinica. Dopo mezz'ora nuova telefonata: il libro fa cagare, è pieno di errori, ma chi l'ha scritto non sembri tu (sorriso... vecchio trucco per fottersi redattrice/i e soggiogare aspiranti tali anche sesso M). Capitolo 3. Telefonata al più (storico) noto editore di cose romane. Sì mi invii la sinossi e tre interviste... Mando. Aspetto. Chiamo. Un anno dopo leggo su la Repubblica recensione di libro di interviste su Roma a intellettuali (piccola variante) tra cui vedo spiccare nome di Cerami da me intervistato e spedito alla suddetta palombella. Capitolo 4. Il libro nella stessa forma ad interviste viene portato in casa editrice EDIZIONI INTERCULTURALI da un'amica editor (ho fatto professione di fede di non inviare mai più nessuna idea scritta a casa editrice visto che già un editore "alternativo" mi ha fottuto prima idea di libro sul porno I DIECI FILM CHE NON DOVREBBERO MANCARE NELLA VIDEOTECA DI UN NON PASSIONATO). Buona accoglienza e familiarità. Si ragiona sul libro. Perplessità santa dell'editore sulle sole interviste. Mi rimetto a pensare ad una forma nuova e a una ricontestualizzazione delle interviste e ho l'idea di unire raccontini storti su luoghi improbabili da guida e citazioni di autori che hanno vissuto o passato Roma e che non ci sono più, come una specie di guida letteraria dei luoghi e un capitolo di definizioni della città (scopro oggi con bell'idea del sindaco Veltroni che uscirà/è uscito un libro con un lavoro organico su tutte le citazioni in letteratura del nome Roma che mi sembra colmare un vuoto e fissare un canone prezioso della città). I tre fili attraverso ragionamenti con l'editor prezioso del libro Daniela D'Angelo - a cui devo alcuni suggerimenti ulteriori di scrittura come il raffinamento e completamento degli aspetti sensoriali già in parte insiti nella scrittura dei racconti - trovano una forma dopo pensieri diversi sulla loro successione. Ottima idea dell'editore sulla unione di elementi grafici al testo (da noi in Italia così rara è l'unione di grafica e disegno alla letteratura diversamente ad esempio dall'Oriente). Ottima realizzazione del grafico (meglio illustratore talentuoso della casa editrice) che replica elementi sfumati della città nelle sezioni che nel frattempo si sono conformate. Il titolo: devesi ad intuizione (aggiustata) dell'amico e compagno di merende Dario Morgante editor anch'esso-ello-egli. Il resto è cura e convinzione di chi ci ha creduto, in primis l(a) editore (senza fare nome), la passione dei librai e l'amicizia di tanti. Oggi saluto e ringrazio Federico da cui ho ricevuto una bella mail e una bella pagina sul camminare.
Di Carvelli (del 21/11/2005 @ 09:24:03, in diario, linkato 1892 volte)
"Ho letto delle pagine in cui Goethe/ scrisse d'aver lentamente accumulati/ dei piccoli tesori di parole;/ spicciolo per spicciolo, a poco a poco,/ dei veri e propri scrigni colmi d'oro;/ classica e limpidissima metafora/ che così avvicina lettere e monete/ lettere d'oro, d'argento e di rame/ mezzi accuratamente graduati/ tra la genialità e il destinatario./ Adesso l'inventario è sconfortante:/ impraticabile l'uso dell'oro/ e molto, molto rari argento e rame/ ciascuno, se può, tacita le questue/ con l'acmonital, per le compravendite/ arrangiandosi con le banconote/ o degli assegni, che sono più veloci;/ chi rimastica un po' di economia/ con le carte di credito di plastica."
da LE NEBBIE di PIERLUIGI CAPPELLO (Campanotto editore)
Sempre nell'intervista su daemon a Cappello, il poeta di Gemona rimarcava che la poesia/il poeta è sempre civile. La poesia è sempre politica (rivengono in mente i versi del premio nobel polacco) e sono risposte che ho sentito per esempio anche da Paolo Conte che risaputamente evade gli inviti alla presenza politica. Qui per esempio si può non dire che Cappello lo sia?
Di Carvelli (del 21/11/2005 @ 14:11:41, in diario, linkato 1646 volte)
Non so quali parole usare per raccontare il concerto di
Stupore. Sorpresa. Meraviglia. Vorrei poter trovare sfumature per ognuna di queste sensazioni. Saper dire da dove a dove e da quando a quando. Ma comunque sarebbe poco. Non spiegherebbe. E non è che è la linea di un eccesso che mi trattiene o mi avvisa. C'è altro. C'è stato dell'altro. Come un'emozione speciale che una voce può provocare, suggerire, suscitare. Naturalmente. E senza sbavare. Nitida, sfumata ma decisa. Intera. Non importa che ora era quando è iniziato. A che ora è finito. La durata contava ed era quella di Handke di cui qualche giorno fa si disse. Quello che da quando entri in un posto a quando ne esci senti riverberare. Tecnicamente si potrebbe dire che è sorprendente quanto una atmosfera difficile continui e sia un'atmosfera impossibile e nuova il cui approssimarsi lascia il dubbio dell'irrealtà. Questo è il tipo di perfezione che mi appartiene e vorrei chiamare tale.
Di Carvelli (del 22/11/2005 @ 09:21:36, in diario, linkato 1702 volte)
Perché si dorme male o bene? Perché ci si sveglia senza pensieri nel cuore della notte? O ci si alza e si va a bere e si ritorna a dormire? O piove e la pioggia ci sveglia, o piove e lo scopriamo solo in qualche pozza sulla nostra strada alla mattina? Tante domande per una domanda. Per una curiosità. Il perché del sonno e del suo avanzarsi o arretrare rispetto alla nostra veglia. Ai difficili estremi per alcuni più prossimi. Alle volte (spesse volte) lo stupore della quiete del sonno a fronte di pensieri e problemi. Come funzioniamo?
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