Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il mio amico A. si diverte a cantare ad alta voce le canzoni più di cassetta che ci sono - lo fa ad alta voce dovunque si trovi - ma in una versione non italiana...a volte spagnola, inglese o francese (ma una volta faceva anche una specie di birignao arabo)...Solo incidentalmente traduce, cerca piuttosto (come mi sembra che accada nella realtà) di adattare le parole (le parole che sa di quella lingua, nel suo caso) alla musica. Per me, se proprio ve lo devo dire, l'ironia è un po' tutto. Nella vita. Ma anche nella morte: sarebbe bello avere una morte ironica. Anche autoironica, nel caso. Qualcuno, almeno, sorriderà.
Nel linkare da oggi il sito del vocabolario de mauro paravia - www.demauroparavia.it - vi segnalo dallo stesso sito le prime trenta parole più cliccate. Così, per curiosità
I lemmi più consultati
dal 10 gennaio 2006 ad oggi
Camminavo con la spazzatura in mano. Camminavo senza riuscire a trovare un cassonetto. Mi sono chiesto se visto da fuori potessi sembrare un barbone. E intanto proseguivo. Senza trovare un posto in cui gettarla. Ho pure pensato di appoggiarla in un angolo. Ma no, poi non ce l'ho fatta e sono andato avanti. Alla fine il cassonetto c'era. Dopo parecchio ma c’era. Non come in quel quartiere che siamo andati a vedere giorni fa. Nuovo, senza cassonetti e il nome della strada in fotocopia bianca invece che di marmo scolpito. La gente aveva buttato i sacchetti sul marciapiede. Soprattutto scatole di cartone vuote con elettrodomestici da cucina e televisioni ultrapiatte. Gettata la spazzatura ho continuato sul marciapiede verso la metro incontrando: due fidanzatini undicenni, una signora con il carrello con le ruote, un signore anziano lentissimo, un barbone chinato a riparare un sacco della spazzatura a valigia, due vigili all’incrocio, un ragazzo che usciva dall’edicola leggendo il quotidiano. Poi sono sceso negl’inferi della metro.
Di Carvelli (del 10/05/2006 @ 15:03:53, in diario, linkato 1003 volte)
Esistono cani che portano i padroni e padroni i cani. Difficile dire cosa sia più naturale. Dirlo con cognizione di causa, storia, eziologia. Esistono cani da tiro anche in certe mattine di sole e nuvole veloci su cieli molto celesti e non è da dirsi se il tirare sia voluta risulta di una notte troppo casalinga e di un necessario mingere ad ogni albero del circuito della casa. Uno dei due tira. A volte si fa un po' per uno. L'altro si fa portare. L'uno e l'altro non sono contenti delle stesse cose: quando quello si ferma quella tira. E viceversa. Alla fine ci si deve accontentare di un mordi e fuggi a coscia alzata e di un giro di palazzo preciso tipo quello che fanno quelli che ti mettono nella buca la pubblicità del tuo supermercato. Chi deve portare chi? Chi dovrebbe portare chi? E' comodo il guinzaglio? E' bastato il tempo del giro per scaricare la vescica? Da fuori certe domande non hanno risposta.
Di Carvelli (del 10/05/2006 @ 08:59:18, in diario, linkato 1034 volte)
Il giorno 12 cioè dopodomani presento con l'autore Fabio Zanello il suo ultimo libro. Tutto questo avviene più o meno alle 18e30 e in Circonvallazione Casilina lato isola pedonale Pigneto. La libreria si chiama Interno4. Di che parleremo? Forse di televisione o forse di ipertelevisione. Di supertelevisione. Ma il libro è un libro e il titolo parla chiaro .
Dunque parleremo di resistenza catodica, di vendetta mediatica, di nuove forme della sottomissione e del controllo come se essere narcotizzati da Costantino, assediati dalle Lecciso, ammaliati dalle Veline possa tradursi in una strategia della tensione (sia pure soporifera e ottundente) a cui rispondere con non-dimenticata fermezza e pari violenza in una analoga strategia della tensione (e colpo su colpo: sostituendo i braccianti delle scorte coi braccianti cameraman). Per farla breve: un altro mondo è impossibile se non si elimina il peggio del vecchio e Fabio Zanello sembra dirci che quel peggio è nella scatola che ci instupidisce day by day.
Comunque, la trama:
Nell'epoca del terrorismo globale, una serie di delitti colpisce il mondo dorato della televisione, scompaginando l'ordine artificiale dei reality-show. Un sedicente gruppo di rivoluzionari senza scrupoli decide di rivolgere le armi della lotta di classe contro Il grande fratello, L'isola dei famosi, Amici e Domenica in. Disposti a tutto, questa accolita di borgatari autonominatisi Brigate Rozze, sequestra gli ospiti dei più importanti show televisivi, li accusa di essere traditori del proletariato e infine li processa in un Tribunale del Popolo. La polizia brancola nel buio e le Brigate Rozze agiscono indisturbate finché...
Una casa non è una nave. Semmai il contrario. Una casa non è un bosco come una donna non è il ricovero della propria sfortuna. Una casa è una casa. O è quello che dovrebbe essere. Non scendere a compromessi è un buon consiglio. Pulirla spesso è un buon consiglio. Liberarla dai fantasmi è una virtù. Ma dipende da chi: dai fantasmi e, certo, da chi li libera. Una casa è solo una casa. Ma "solo" non vuol dire poco. Può voler dire anche "tutto" se quelle mura sono il ricovero di sempre. Una casa è un buon punto da cui partire per iniziare a raccontare una storia.
Erri De Luca oggi. Alla Biblioteca Giordano Bruno in via Giordano Bruno a Roma. Alle ore 18. Una chiacchierata partendo e continuando dall'intervista inclusa in PERDERSI A ROMA.
Di Carvelli (del 05/05/2006 @ 15:32:10, in diario, linkato 1880 volte)
Da Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters (nella versione Pivano)
Alexander Throckmorton
"Quand'ero giovane, avevo ali instancabili,/ ma non conoscevo le montagne./ Quando fui vecchio, conobbi le montagne/ ma le ali stanche non tenevano più dietro alla visione./ Il genio è saggezza e gioventù."
Nella dialettica delle forze a noi cara in questi giorni, nella problematica ricerca di coesione tra antipodi, quella parlamentare, quella famigliare, quella associativa, cooperativa...quella, insomma...ecco farsi largo il drammatico coesistere di due specie vertebrate bepedi e quadrupedi (anche se a pedi andrebbe sostituito il suffisso ruote). Diciamo qui della difficile contrapposizione tra rapidi scartatori e mastodontici occupatori. Il bicameralismo non aiuta, la democrazia nulla può...la lotta si va facendo ogni giorno che passa più feroce. Motorino mangia macchina dal punto di vista del traffico ma macchina mangia motorino dal punto di vista dell'ingombro. Questo che era un facile (perché visibile) assioma viene surclassato da un esuberante (e imprevisto) "macchina mangia motorino" dal punto di vista del traffico però. Ed è grave. Vuol dire trovarsi a essere scartati da mammut portapane o portagiornali e dover ingaggiare lotte nel breve (il breve che facilita il motorino) con questi corrazzatissimi detentori di spazio. Insomma una piccola follia biologica in cui il mammut gareggia in velocità con la mosca ma (e lo sa o lo immagina) vince solo se la schiaccia. Questa è la piccola guerra che si consuma ogni giorno senza per ora provocare altro che morti e sfortuna casuale. Non ancora selezione della specie. Non ancora un etos della convivenza. Neppure accordi bilaterali, alleanze, concertazioni. Su questo panno verde lanciamo i dadi di ogni giorno.
Esiste un tipo di sedia - tipo per uso non per fattura - che sorprende ogni volta la vista. Le versioni più semplici di questa epifania improvvisa sono: il benzinaio e la salita del garage. Insomma, c'è una sedia incatenata ad un cancello di una aurorimessa o a qualsiasi altro appiglio come in quei film polizieschi in cui l'ammanettato viene assicurato alla prima sbarra o al primo scarico di lavandino o tubo di termosifone (avete presente? che poi quello tira e i tubi cominciano a gettare acqua ovunque?). Insomma, c'è una sedia e spesso non c'è niente intorno come questa che vedo stamane su via Palmiro Togliatti. Chi aspetta? A beneficio di chi è stata abbandonata in questa linea vuota persino di sfasciacarrozze (sono prima), chi la calcherà in questa mattina come in un set dello zero assoluto periferico? Se ci fosse stato un benzinaio avremmo pensato che di giorno ci fosse qualcuno ad attendere tra una macchina e l'altra o di notte una prostituta ad aspettare i clienti (ma di solito le prostitute non attendono in piedi a mostrare la mercanzia?) ma il benzinaio non c'è. E se ci fosse una prostituta del viale: una sola, una sola sedia e magari pochi clienti (per cui la sedia)? E se invece non ci fosse uso ma solo abbandono, marginalità? E se fosse stata rotta? (E se non fosse stata una sedia?) Insomma, c'era una sedia e qui mi fermo. Una sedia abbandonata ad una funzionalità casuale, sbadata. Una sedia fuori contesto. E di questo volevo dire.
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