Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Salgo sul taxi e dico dove devo andare. Il tassinaro registra l'informazione e parte. Accennno al traffico del giorno (già verificato e conclamato dal tassinaro dell'andata) e lui scatta "mortacci sua". E continua, come con un tassametro. E poi declina: "mortacci sua der sindaco e di tutti l'assessori". E via così. Uno dietro l'altro cadono sotto i suoi "mortacci sua" tutti i presunti responsabili del traffico. Non è un buon momento questo per i tassinari e si capisce dall'odio ostentato e profuso (questo) e da altre manifestazioni di dolore (la confessione dell'altro giorno di un altro che disperato mi chiedeva consigli su come comportarsi). Intanto il taxi avanza e io mi accorgo che non ho mai visto la faccia del declamatore di "mortacci sua". Mi viene la curiosità e provo a inquadrare il volto nello specchietto ma inutilmente. Poi, ad un mio commento invece colgo il muso, e lo vedo contratto in un'espressione sofferente, un ghigno, una trattenuta ira che gli ha modificato la mascella e le labbra. Mi dico che non voglio morire così. Con una faccia da "li mortacci sua".
La mattina fanno capannello attorno alla scala della metro. Un gruppo misto di diffusori di giornali free press, abitanti del quartiere, perditempo. Il clima è pensionistico sciatto e male in arnese. Il tempo (quello cronologico) è smisurato. Attendono qualche evento non verificabile, soprendono la noia con il buonumore e verrebbe da dire che con questa bassa disposizione alla ripetizione sempre uguale delle mattine abbiano ragione loro e la vincano questa dispersione che morde e affretta la fine.
Qui www.ilpostodeilibri.it/#3 da Angela Scarparo. Che inizia così:
La parola discriminazione a me fa sempre venire in mente Stephen King. King è uno scrittore di horror, nato nel '46, è molto famoso anche in Italia. E’ americano. E’ l’autore di (tante storie fra cui) Shining, Stand by me, e It, tre romanzi da cui sono stati tratti film. Spesso nelle storie di King ci sono gruppi di bambini. Spesso in questi gruppi di bambini, come è nella realtà, ci sono storie di discriminazione. Anzi, spesso le storie di King partono da un atto di discriminazione. Un insulto, un litigio in casa, una passeggiata per schiarirsi le idee e un bambino si perde, viene picchiato, non torna più a casa, o torna a casa malconcio. Molti e fra i più vari, i motivi per essere discriminati. Essere poveri. Essere brutti. Essere grassi. Essere femmine. Il momento in cui ho pensato che King fosse un autore davvero grande me lo ricordo bene. E’ stato quando leggendo It sono incappata nella figura della donna del gruppo. Da bambina era discriminata come alcuni dei suoi amici, perché povera. Ma non solo per quello. Lei oltre alla fatica di essere povera, per essere accettata, deve superare anche quella di essere una femmina.
Buona lettura!
Mammamiamammamiamammamia. Siamo nella metropolitana e penso a chi ci ha calati in questo splendido incubo di differenze. Nessuno con nessuno c'entra. E' un delirio eppure è bello. Metti insieme tutto un quaderno di facce così e avrai la prova provata che Darwin vince sulla CreazioneUniversale un miliardo a mille (più gli indecisi e i non votanti). Ma vi prego di non divulgare. Non fare propaganda. Mi sento meglio? Sto meglio? Vivo meglio? Mammamiamammamiamammamia che domande! Intanto ho dormito in una mansarda piena di giocattoli o nella casa dei nonni o nella vecchia fattoria di campagna della nonna (ma cappuccettorosso non è venuta) e ciò non è detto che sia stato un male. Cosa va bene e cosa va male: andrebbero catalogati per differenze (tipo: se questo non va male allora va bene; tipo: se va bene questo ne discende che vanno male questi e quest'altri). C'è poco da fare: l'idea del catalogo mi seduce. La quantità mi ha sempre suggerito la differenza, la distinzione. Mai l'omologazione, l'indistinzione, l'anonimato. E siamo di nuovo alla metro e a tutto questo quaderno di facce e vestiti e tatuaggi e piercing e cravatte e borselli e pettinature e zaini e lopecie e tinture e voci. Siamo nella metropolitana e sono indeciso se farmi catturare dalla meravigliosa prosa di LUNAR PARK o se dalla poesia delle facce. Cosa ci accomuna? Chissà se ognuno di noi senza saperlo sta facendo una faccia da metropolitana? Ognuno con piccole variazioni personali ha messo su una faccia da tube. Ognuno ha uno sguardo sotterraneo e studiato al serpentone. Non so. Comunque, sempre forza darwin.
Parliamo della stessa storia. Raccontiamo la stessa storia. L'uno all'altro descriviamo una figura. Il terzo (se un terzo ci ascoltasse) disegnerebbe una stessa immagine. Eppure abbiamo due sentimenti. Siamo due sentimenti. Di due interiorissime vicissitudini. L'amore ha poche parole. Sbagliate. Amore non ha parole. Amore: ma non a parole. Per favore.
Ore 4. Piovono secchi d'acqua sul tetto sulla mia testa e altri sul tetto che non ho. Sul tetto che avrò. Gli elementi costitutivi di una casa sono il tetto e le sue mura. Sembra quasi una battuta vendere una casa senza tetto eppure c'è gente a cui va di scherzare o c'è l'incuria del tempo. Ma piovono secchi d'acqua un po' qui e un po' lì e forse ovunque. Contestuali, paralleli. Di alcuni so l'esito - questo gorgoglio cavernoso e il ticchettare diffuso di una pioggia di pietre - di altri no. Piove su tutte le case che vedo in quest'alba che schiarisce e mi domando quante menti concepiscono la precarietà dell'esistenza di chi (non come noi) ha dovuto cercare un ricovero di fortuna e (se esiste meritocrazia per questi mali) quanti lo abbiano meritato.
Rubo dalla preziosa selezione di versi di mattatoia ( www.mattatoia.splinder.com ) questa poesia
È tutto così semplice, sì, era così semplice, è tale l'evidenza che quasi non ci credo. A questo serve il corpo: mi tocchi o non mi tocchi, mi abbracci o mi allontani. Il resto è per i pazzi.
Patrizia Cavalli, Pigre divinità e pigra sorte, Einaudi
Non so qual è il sistema migliore per non perdere le cose, le persone...stare molto attento? legarle a te? Non so se funziona questo modo di legare a noi le cose che ci sono care....forse è proprio quando stringiamo così forte un legame con gli oggetti che amiamo e le persone che amiamo che quelli/e si perdono...credo che sia una specie di questione vitale...un contrappasso, una punizione della Natura che non accetta che noi interveniamo nei suoi tipi di legami, che sono suoi, solo suoi. Ecco qui, forse l'unico modo è rispettare la Natura, le sue leggi entropiche, dispersive, i suoi gorghi vitalistici...solo così quel che non è nostro (né mai lo sarà) può appartenerci, somigliarci, avvicinarsi a noi. E' incredibile quanto possa diventare brutta la vita di chi non rispetta questi principi così dolorosamente antitetici con quello che noi crediamo sia giusto nel provare piacere di quello che ci piace. Vorrei (ho sempre voluto) che la mia vita fosse solo questa difficile scuola di distanza, questa guerra pacifica ai falsi convincimenti e che le persone che incontro facciano con me un pezzetto di questa strada che ci porterà alla polvere e ci salverà.
Di Carvelli (del 12/09/2006 @ 15:53:38, in diario, linkato 5438 volte)
Coscia posteriore del maiale conservata intera con vari procedimenti e consumata solitamente in fette sottili o impiegata a dadini nella preparazione di alcuni piatti. Così il De Mauro-Paravia sulla voce prosciutto che è parola che mi è molto cara. A suono. Ma qual è l’etimologia? Copio dall'utile www.etimo.it
A Roma c'è una modo di dire molto efficace ed è: "Far passare la sete con il prosciutto". Non mi dilungo in spiegazioni ma lascio la sollecitazione del proverbio che spesso apre finestre luminosissime su cose incomprensibili con la licenza della vita che è sempre più chiara nelle immagini ché la nostra mente nelle spiegazioni.
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