Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
E' sempre confortevole e non so perché sentire parlare di Raymond Carver, della sua vita delle sue case, delle sue auto, della sua fine. Della sua lotta per una vita dignitosa, della sua guerra per avere una vita normale, del suo corpo a corpo con le parole e con i libri (resistere e scrivere e avere l'angoscia di dover tirare avanti), della sua storta spiritualità, della sua tranquillità, dell'ironia che talvolta trapela nel dolore di esistere. E anche questo sì: che il dolore di esistere sembra prorio essere la gioia di esistere (e succede solo in certe vite di santi troppo spesso agiografiche e troppo spesso alte). E mi viene da pensare che c'è una specie di santità nell'essere chiunque, anzi - se possibile - un po' meno di chiunque.
"Qui l'attenzione raggiunge forse la sua più pura forma, il suo nome più esatto: è la responsabilità, la capacità di rispondere per qualcosa o qualcuno, che nutre in misura uguale la poesia, l'intesa fra gli esseri, l'opposizione al male. Perché veramente ogni errore umano, poetico, spirituale, non è, in essenza, se non disattenzione".
Cristina Campo - Gli imperdonabili - Adelphi
E' sicuro che ci deve essere un segreto. E' sicuro che c'è un'arte nel far rivedere una seconda volta una cosa che si è già vista. Un segreto nel riuscire a citarsi, autocitarsi senza che questo voglia dire compiacimento né paura del nuovo. Ieri ho rivisto tutto questo ne l'INTERVISTA di Fellini.
Marcello e Anita si riguardano, rivedono la lor storia e la rivivono (c'è un grande interpretazione di Mastroianni in queste poche scene nella villa della Ekberg). Sono altri due e quello che vedono non sono loro due. Non più. Eppure riguardandolo lo ricreano il loro passato. Ridiventa qualcosa di nuovo come una prima volta che si ripete. Per la prima volta. C'è una luce di speranza? - questa è la domanda sottesa - C'è, sembra dire Fellini. In un continuo rinizio. In una prima volta senza fine. Non c'è fine solo se c'è un inizio.
Io al posto tuo - tu al posto mio - tu a casa mia - io nel tuo letto - tu nel mio armadio - io nella tua madia - tu che cerchi lo zucchero - io la carta igienica di ricambio - il posto del pane (io) - i prodotti della pulizia di casa (tu) - ognuno con la vita al posto dell'altro. Poi ci ricambiamo. Un altro giorno.
Di Carvelli (del 06/03/2007 @ 09:38:44, in diario, linkato 1653 volte)
Ecco, ieri sono stato dal mio editore a prendere la copia staffetta del mio nuovo (vecchio) libro LA RIVOLUZIONE SPIEGATA ALLE COMMESSE che verso fine settimana sarà in libreria. Dovrei parlare di questo. Della riedizione, dell'editing, delle parti nuove aggiunte. Ma non mi sembra così importante dopo aver visto un'altra contemporanea uscita del mio editore Francesco Coniglio (ma ha tutta l'aria di essere una scoperta dell'intramontabile Dario Morgante) che è un libro a fumetti di Kaisa Leka, una fumettista finlandese (www.kaisaleka.net). LA RAGAZZA SENZA PIEDI. Dovrei dirvi che mi sono messo a piangere se fossi sincero e che ero in autobus. In un 490 semivuoto a ora di cena in prossimità di una pasta al forno alla siciliana. Dovrei dirvi che pensavo e piangevo e ridevo. E, per fortuna, nessuno mi guardava. E leggevo. Consumavo i disegni tra uno sbuffo di porte e un altro. Poi camminavo e leggevo. E ancora mi commuovevo di sana gioia. Quando leggevo... ah scusate....il fumetto è la storia della sua (dell'autrice) volontaria (aveva un problema congenito che gl'impediva di camminare bene se non usando terribili dosi di antidolorifici) amputazione delle gambe...in pratica decideva di avere due arti finti e possibilmente il meno antropomorfi possibile pur di camminare bene e non sentire i dolori dei vecchi piedi...Dicevo: mi commuovevo nel leggere ( ma mi divertivo pure...c'è molta autoironia nella storia): LA GENTE E' IMPRESSIONATA DALLA VELOCITA' DEL MIO RECUPERO. IO DICO CHE E' TUTTO MERITO DELLE CURE CHE HO RICEVUTO IN OSPEDALE. IN REALTA' NON PENSO SIA SOLO QUESTO, CREDO CHE LA COSA PIU' IMPORTANTE SIA STATA L'AVER RICEVUTO LA BENEDIZIONE DI SAGAR MAHARAJA. PURTROPPO DEVO STARE ATTENTA A RACCONTARE ALLA GENTE QUESTA PARTE DELLA STORIA PER EVITARE CHE INIZINO A RIDERE ANCHE DI QUESTO.
Di Carvelli (del 05/03/2007 @ 13:14:01, in diario, linkato 1604 volte)
Questa poesia di Michele Mari (tratta da Cento poesie d'amore a Ladyhawke, Einaudi, 2007) viene da www.ilprimoamore.com/testo_404.html
Se mi emoziona pensare una targhetta sul citofono con i nostri cognomi congiunti se prima di addormentarmi mi studio di variarla in ottone in ferro smaltato bombé in plastica oro a caratteri rossi in plastica grigia a caratteri blu in cartoncino manoscritto nell'antica striscia del dymo immagina quanto male mi faccia pensare a un figlio in cui congiunti fossero i nostri occhi
La citazione è tratta da GLI IMPERDONABILI di CRISTINA CAMPO.
"Dunque, poiché la cosa della quale si parte in cerca non può né deve avere un volto, come riconoscere i mezzi per raggiungerla se non dopo averla raggiunta, e che mai potrà essere la meta se non una meta apparente? Un precettore orientale non parla diversamente, là dove asserisce che il discepolo deve camminare per arrivare, spingersi avanti con la forza del suo spirito al fine di ricevere la sua illuminazione. Il compiersi dell'illuminazione è pari al subitaneo schiudersi del loto o al ridestarsi del sognatore. Non è dato aspettarsi la fine di un sogno, ci si desta spontaneamente quando il sogno è finito. I fiori non si apriranno se ci si aspetta che s'aprano, ciò avverrà da sé quando il tempo sarà maturo. L'illuminazione verso la quale si procede così non si raggiunge. Essa verrà da sé, quando il tempo sia maturo. (...) Quanto paradossale dunque l'idea, pure esattissima, di viaggio, di sforzo, di pazienza. In questo paradosso è il crocevia tra l'eterno e il tempo, perché la forma deve distruggersi da sé, ma solo nel momento in cui si compie perfettamente".
Sparare su Sanremo, sulle canzoni sui conduttori. E' uno sport salutare? Trovare giustificazioni al dispendio di denaro, alle scelte di gusto (per giustificare il profluvio di denaro in parte pubblico). Alle canzoni. Ai presentatori. Ai fiori e ai non fiori. Comunque un esercizio di tiro. Defatigante e anti-stress. Delle canzoni. Dei testi. Ieri ho visto ma poco. Sono rimasto a pensare alle difficili alchimie dei caratteri (per esempio Baudo e la Hunziker), quelle più facili e fortunate (Ficarra e Picone), la bella canzone e interpretazione di Sara Galimberti e il fatto di giocarsi tutto in una manciata di minuti, presente e futuro. A pensare a come un paroliere possa rimanere lui più di altri bruciato dal tempo anche se ha scritto le più belle canzoni della storia della musica. A quanto in due o tre minuti si debba concentrare l'essenziale. Come in poesia ma con in più l'aggravante (difficile) della semplicità. Essere il miglior conduttore possibile di emozione, come un materiale studiato eppure naturale. Natura portata a raffinazione. E anche qui il gioco terribile dell'alchimia: far sposare il senso condensato alla musica.
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