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Di Carvelli (del 10/05/2010 @ 10:19:29, in diario, linkato 1165 volte)
Prima che il libro finisca nelle mani giuste ancora una poesia di Francesca Serragnoli da Il rubino del martedì
Tu li sbagli spesso i momenti della vita le carezze troppo forti, i baci che svegliano, le domande che irritano. Ma io non li voglio cambiare quei tratti di violetta nel muro slabbrato quello sbagliarsi così limpido del vento che non distingue il cappello dalla polvere. Non avere paura di me tiro i sassi per vedere volare gli uccelli e ricadere la rotta verso di me. Dopo l'esplosione della mia voce ascolto il cinguettio non più mio oh mio sole tiepido d'ottobre che ritorni sempre come se fossi una vetrata trasparente.
Ho fatto una "ospitata" a un corso di scrittura tenuto da un'amica. Non sono abituato a parlare più di tanto della mia scrittura in pubblico, né tutto sommato in privato. In privato parlo di più di quello che farei se... Che è sempre un modo di parlare di scrittura. la cosa divertente che mi è successa leggendo alcuni brani dei miei libri che un'allieva mi abbia chiesto (con aria di approvare la scrittura ma non capacitandosi di alcuni passaggi arditi nel senso di contratti o "sperimentali" (?)): "Ma la leggono? La recensiscono?. In effetti...
La mia collega scrittrice che tiene il corso si chiama Daniela Gambino e ha scritto di recente un libriccino che consiglio. Si intitola LE CATTIVE ABITUDINI ed è edito da Drago www.dragoedizioni.it Nel racconto, molto bello, che dà il titolo alla breve raccolta leggo: "Penso che ognuno spacci per il sentire dell'intera umanità quella manciata di sentimenti che sono le sue, limitate, percezioni. (...) Le donne non credono agli uomini e viceversa, proprio quando non credono in loro stessi. (...) Ho capito che una cattiva abitudine è comunque considerata migliore di un'altra da assumere ex novo. Ho capito che comunque, è solo limitato alla mia personale percezione".
Eccolo il libro che ti ho comprato. Quello che avevi chiesto. Chissà cosa ne leggerai. Dove la matita si fermerà. Che bisogno ne avevi. Inizio a leggerlo io. E leggo.
Non mi lasciare nel traffico nel buio sordo di un attimo quando non ti volti più e caschi fra i rami come un tramonto colpito nel petto da uno sparo non lasciarmi andare sotto i portici che non hanno braccia non farmi credere che la piazza sia più bella dei tuoi occhi che i gradini siano le tue ginocchia.
Francesca Serragnoli - Il rubino del martedì - Raffaelli
Ho visto senza troppa felicità L'uomo ombra. Non so perché ma mi sento sempre un po' preso in giro dai film di Polanski. Un modo di stupirsi che non mi stupisce. Un clima indotto di sospetto che è sospetto e non mi fa tremare. Eppure il film regge (funziona). E' ben girato. Ben recitato. Ha ambientazioni magnifiche che si accordano nella lezione hitchkockiana con lo sviluppo della vicenda. Talvolta il gioco dell'imprevedibilità è prevedibile o posticcio, creato con troppo artificio. Film brutto? No. Eppure... Eppure andava pure bene non averlo visto.
Particolare =≠ Universale. Ieri mattina come tutte le mattine di questa settimana ero da S. di cui già ebbi a dire "la persona più intellettuale che abbia mai conosciuto nonostante faccia di mestiere l'estetista" e lo ribadisco senza tema di supponenza ma per dire esattamente come le cose stanno e anche perché la correttezza politica qui poco conta o conta poco tout court. Ieri mattina mi rimproverava così "Tu non ascolti. Tu non cogli i particolari" e usava quel "particolari" come se dicesse "universali". Cioè dava alla parola proprio una sinonimia. Diceva particolari ma intendeva "quello che conta, che è importante". E non conta qui dire cosa. Conta che io spesso vado per le generali e in questo andare per intendo "vado per le cose importanti". Sono le cose importanti le cose generali, in genere (generiche)? Forse no.
Eppure sono un osservatore di particolari. Mi piace for example certi piccoli gesti che fanno le persone. Il modo in cui si spostano fisicamente nell'asse della conversazione. I sorrisi che uno non trattiene. I moti incontenuti delle mani. Persino quella pubblicità di un olio in latta in cui un uomo salta uno steccato e la moglie lo guarda con aria maliziosa. Mi piace quando per radio sento il rumore delle sedie su cui sono gli ospiti. E persino questa piccola macchia che non è andata via sui pantaloni e ora mi ricordo di che cos'era.
E allora perché sulle cose umane (amichevoli o sentimentali) vado per universali, per norme, per assunti? Provo a concludere con semplicità: perché gli universali sono innocui. Si commentano da soli. Si autoaffermano o autonegano. Insomma si prendono e si tolgono da soli. Non come certe macchie piccole, particolari. Che non vanno via.
Di Anna vedova non viene facile dire
Di Anna vedova non viene facile dire. Il fatto è che – e già l’ho detto – una donna senza figli a cui muore il marito rimane con un dolore corto. O almeno è opinione diffusa che un dispiacere in solitaria non debba avere la stessa vibrante attenzione che merita un male spartito con altri, figli piccoli o adolescenti. E così, a esequie avvenute, a qualche mese di attenzione di amici e parenti suoi, amici e parenti di lui, Anna è rimasta lì, in un angolo un po’ sfortunato. In un cono di ombra infelice e sconsolato. E stiamo ancora parlando della percezione altrui.
Anna ha fatto pace con il suo passato. E’ come se si fosse detta “ho avuto questo dalla vita” e fa un elenco:
un uomo che mi ha amato per anni
un uomo che ho amato per anni
dei viaggi in moto, in tenda
litigare e (soprattutto) fare pace
delle ore in cui ho fatto l’amore
un silenzio lungo ore o il sonno subito dopo
un cane già vecchio da portare per qualche anno a fare la pipì a turno
una macchina a cui pagare l’assicurazione facendo a chi si ricorda prima
uno specchio grande davanti al quale vedersi in due
due, la mia e la sua, cerimonie di laurea fatte da grandi e quindi senza tutte quelle bramosie e aspettative giovanili
estati da pianificare
feste da santificare e (soprattutto) da spartire con equanimità tra le famiglie
andare e (soprattutto) tornare dai grandi magazzini
la spesa fatta insieme alla domenica
la lista che l’anticipa
le discussioni sulla lista medesima
tanti oggetti brutti (secondo me) per scelta di lui a cui ora non rinuncerei per nulla al mondo
libri (di lui) che non ho letto, che mai avrei letto e che ora sto leggendo
libri miei (che lui mai avrebbe letto) e che ora leggo a brani, ad alta voce come se lui potesse sentirmi
apparecchiare per due
mangiare anche se non ho fame per fargli piacere
strofinare col sapone i colletti delle camicie (magari facendo un po’ di storie)
lavare la biancheria intima sua o la mia pensando a quando erano indosso.
E ora che ci ripensa le sembra davvero molto.
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