Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Mi piacerebbe tenere una rubrica di "Cosigli amorosi". Sì proprio io che sono un campione (o un campionario) di errori, di tempo speso male, di dolori subiti, dati, autoimpartiti, di amori incompleti, di debolezze e durezze. Io che in teoria so cosa dire. Io che in pratica saprei cosa fare. Forse proprio per tutta questa debolezza, per tutti questi scomodi sentire. Una e una sola cosa so e la scrivevo a un'amica che si lamentava del fidanzato suo. Questo ho capito che se noi stiamo nelle situazioni, se ci continuiamo a stare anche soffrendo, anche non volendo, anche separandoci e continuandoci a stare dentro a distanza è perché ci appartengono... quando cambiamo cambiano anche loro o spariscono le situazioni che non ci rappresentano più o che ci fanno soffrire. Il punto è, dicevo, che cambiare è difficile e mandare via le persone che hanno ancora a che fare con la nostra vita altrettanto. E che alla fine costa meno soffrire e rimanere quello che si è. Perché cambiare è come quegli eventi così grandi e sommoventi (non dico terremoto perché domani è 11 maggio e vivo a Roma). Così ci sembra, almeno. Così dicevo. Nella mia non pagata, non sponsorizzata, non richiesta e non plausibile rubrica del cuore. E di implausibile (se si dice) è che il cuore non ha rubrica. E neppure io (rubrica).
Non voglio fare pubblicità, neppure occulta. Per cui non dico la marca. Dico solo che compro costantemente l'anticalcare. Proprio quello lì in cui un idraulico mostra la serpentina della lavatrice trattata con o senza quel prodotto. Non ho la televisione per cui il mio acquisto costante non è un cedimento all'enfasi pubblicitaria. L'altro giorno ne parlavo con un'amica che non solo ha negato di averlo mai usato ma è giunta persino a negare di aver mai conosciuto qualcuno che lo usava. Questo ha fatto di me agli occhi suoi quel soggetto di accuratezza estrema che non sono. Ma ai miei occhi la scoperta di questa cura solitaria si è mischiata alla tanta naturale e spartana semplicità che mi distingue, alla paura di aver vissuto in una illusione concettuale (e direi religiosa), qualcosa che alla fine somiglia alla caduta di un tabù e alla rabbia di aver sprecato denari. La domanda ora è: ma sono io l'unico in questo porcomondo a comprare l'anticalcare per la lavatrice?
La stessa persona di cui prima mi ha chiesto se lavo il bianco a parte e la risposta ovvia è stata no. Perché ho poco bianco, penso io. Perché sono pigro, suppongo. Beh, la sua conclusione è stata: (letterale) "A casa tua, dunque, il bianco non esiste". E il senso (letterale) era che non ho più il vero bianco. E ora, ripensandoci, mi sembra come se mi avesse diagnosticato una malattia della vista.
Si arriva in silenzio talvolta toccando con le mani sulle pareti trovando a tentoni le porte che girano premendo maniglie che cedono a camminare tranquilli nel buio di una casa, a sentire addosso, come un cucciolo buono, il volume di ogni stanza. Oggi so camminare di notte in tre case diverse ho conquistato ormai lo spazio che compete a una donna di trent'anni.
Annalisa Manstretta - da La dolce manodopera
Ho messo una terrina nel forno. Dentro c'erano gli asparagi. Sopra lo stracchino e un po' di gorgonzola. Poi l'ho tolto ho aggiunto un po' di noce moscata, pepe nero, erba cipollina e pan grattato. Ho aspettato che si raffreddasse e il resto va da sé. Si dovrebbe fare anche nelle cose così. Gli ingredienti che ci piacciono (non quelli "giusti" perché non c'è giustizia nel piacere, la giustizia è piuttosto una sofisticazione fredda del bene), i tempi giusti (anche del raffreddamento o della posa) e il rito semplice dell'uso. Un uso che non sia fine a se stesso ma fine a tutti. A tutto.
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