Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 31/07/2008 @ 09:15:27, in diario, linkato 1509 volte)
Perché i camionisti che trasportano legname si alzano prima degli studenti zen
Nell’alto sedile, prima dell’alba, oscurità, I mozzi tirati a lucido brillano E la splendente marmitta diesel Produce calore e vibra Su per Tyler Road, in salita, Fino ai tagliaboschi di Poorman creek. Trenta miglia di polvere.
Non esiste un’altra vita.
da L'isola della tartaruga - taraduzione C. D'Ottavi
Di Carvelli (del 31/07/2008 @ 12:24:17, in diario, linkato 1267 volte)
I bagni qui in ufficio, dopo che uno ha tirato lo sciacquone, espellono un fiotto blu di prussia. Sembra quasi che qualcuno ha rotto una boccetta d'inchiostro nella tazza. Ma fin qui... Poi si sprigiona un odore di mentolo - che sta tra colluttorio e dentifricio (è comunque uno stimolo odontoiatrico) - che mi mette una nausea associativa, psicologica, come se fosse una specie di effetto dissolvenza incrociata di una bocca. Forse qualcuno prima di me avrebbe dovuto pensarci. E invece rischio di essere io l'incolpevole estensore di questa sovrapposizione indigesta.
Di Carvelli (del 31/07/2008 @ 15:04:31, in diario, linkato 1357 volte)
"Tu sei a digiuno di vendita e di cosmetica". Stanno seduti al tavolino di un bar e un uomo più grande sta parlando ad uno giovane. Glielo sta dicendo: "Tu sei a digiuno di vendita e di cosmetica". Qualcosa non mi torna nella frase e me la ripeto a ritmo continuo. Tu sei a digiuno di vendita e di cosmetica Tu sei a digiuno di vendita e di cosmetica Tu sei a digiuno di vendita e di cosmetica Tu sei a digiuno di vendita e di cosmetica. E' come se volessi capire se ha significato e quale. Penso a tutte le volte che mi hanno umiliato e a come ho reagito. Penso alle umiliazioni fatte e subite. Ma anche a quelle non riuscite.
Di Carvelli (del 01/08/2008 @ 09:09:05, in diario, linkato 1268 volte)
IL SAGGIO. Ecologia e bioregionalismo nei testi del poeta Snyder e il pensiero profondo di Roberto Carvelli
«Ritorno al fuoco. Ecologia profonda per il nuovo millennio» è una raccolta di testi del grande poeta e teorico del bioregionalismo americano Gary Snyder (Coniglio editore, collana «Fuori dal tempio», 13.50 euro). I testi sono curati, introdotti e tradotti da Chiara D'Ottavi che già da un po' di anni lavora intorno all'opera di questo grande libero pensatore nato nel 1930 ma da noi così poco noto. Il libro ripercorre, attraverso viaggi, saggi - appunto -, testi di conferenze e racconti, la vita di questo autore premio Pulitzer nel 1975 per la raccolta poetica «Turtle Island». La sua meditazione zen - che lo ha condotto a più tappe e per anni nei monasteri giapponesi -, la sua amicizia-scambio alla Thoreau con le foreste della Sierra Nevada (senza stilosi incanti paesaggistici) delineano il suo pensiero come una via al vivere più che una vuota ma edificante teoria naturalistica. Una via aspra ma necessaria. «Il lato selvatico» è la linea che ci invita a sconfinare Snyder senza la paura di perdere quel che non abbiamo o non abbiamo più. Ci sono tante rivoluzioni in questo libro. Una è pensare - anche se sembra un piccolo particolare, quasi una notazione periodistica - che il mondo ha 50 mila anni non 2 mila e spicci. L'altra è, ancora, perdersi. «Quando dimentichi il sé, divieni uno con le diecimila cose» è la frase spesso citata di Dogen. Varcare il confine vuol dire dimenticare il passato-presente per transitare in un passato profondo e scoprire il vero senso della progressione che semplicisticamente e contraddittoriamente chiamiamo progresso senza renderci conto di quanto veramente l'immagine che riflette strida con la definizione che vorremmo darne. Il resto è da leggere e meditare, giustappunto, ma senza tutta quella astrusa (a volte ottusa) bonomia che sembrano raccontarci i teorici del mondo pulito, del mondo buono, della Natura Mamma (che Snyder ricusa), del preservare, proteggere e tutto l'ambientalismo che avete conosciuto sinora. Sul tema del bioregionalismo sono reperibili in traduzione italiana, fra gli altri, «Selvatico e coltivato. Storie di vita bioregionale» (introduzione di Gary Snyder, edizioni Nuovi Equilibri, 192 pagine, 10 euro), a cura della Rete bioregionale italiana, e «Le regioni della natura. La proposta bioregionalista» di Kirkpatrick Sale (Elèuthera, 224 pagine, 13,43 euro).
Di Carvelli (del 01/08/2008 @ 09:13:05, in diario, linkato 1283 volte)
Riprendo con calma segnalando... Due uscite (una è un'antologia ad uso interno)
"Un libro da Impresa. Storie e leggende di Alitalia raccontate da dieci scrittori italiani"
L'antologia contiene oltre al mio racconti di: Michele Governatori, Alessandra Buschi, Gabriele Dadati, Francesca Romana Capone, Francesco Pacifico, Francesca Bonafini, Luca Giachi, Fabrizio Venerandi, Federico Platania.
E poi...in uscita un vocabolo in questo dizionario di cui vi allego scheda.
In libreria dall’11 settembre DIZIONARIO AFFETTIVO DELLA LINGUA ITALIANA a cura di Matteo B. Bianchi con la collaborazione di Giorgio Vasta
Gli scrittori, per raccontare, usano le parole. Per loro, quindi, le parole sono i cosiddetti “ferri del mestiere”. Ma sono anche emotività, sono affetti. Partendo da questa consapevolezza, Matteo B. Bianchi, con la collaborazione di Giorgio Vasta, ha pensato di domandare a oltre trecentoquaranta tra narratori e poeti italiani quale fosse la loro parola “affettivamente” più significativa e di renderle omaggio nella forma di una classica definizione da dizionario. Ne è venuto fuori il primo Dizionario Affettivo della Lingua Italiana, un volume insieme tradizionale e atipico, un piccolo monumento di scrittura dedicato alle parole della nostra lingua osservate attraverso l’occhio autorevole di coloro che maggiormente la frequentano, la usano, la amano: da Andrea Camilleri a Sandro Veronesi, da Erri De Luca a Giancarlo De Cataldo, da Melissa Panariello a Giorgio Faletti, da Paolo Nori a Tiziano Scarpa, passando per Enrico Brizzi, Paolo Giordano, Tullio Avoledo, Lidia Ravera, Domenico Starnone, Camilla Baresani, Giuseppe Genna, Luciana Littizzetto, Michele Serra, Marcello Fois, Diego De Silva e tantissimi altri. Una lettura affascinante e imprevedibile, in grado tanto di sorprendere quanto di offrire inediti spunti di riflessione. Un libro da leggere come un viaggio all’interno di quell’esperienza insostituibile che è la parola. Fandango Libri pagine 256 – euro 10.00
Una domenica a Euroma2
di Roberto Carvelli
Euroma2. E’ il nome del nuovo centro commerciale nato alla fine della discesa del Palalottomatica (già Palaeur). Come se dovessi andare al mare ma all’ultimo ci ripensi e non continui per Ostia. Giri a destra e ti fermi lì. E siccome è una bellissima domenica d’estate mi viene l’insano pensiero di tentare una mia personalissima inaugurazione più per la curiosità di sapere chi ci troverò a fare spese sacrificando domenica, mare a due passi e sole meraviglioso. La risposta non è due gatti ma un’autentica ridda di macchine e persone in carosello.
Euroma2. Chissà perché ogni volta che nasce un centro commerciale lo si misura in scala geografica. E’ il più grande d’Europa. O: è il più grande d’Italia. O di Roma. C’è come una specie di piccolo campionato a cui si devono iscrivere tutti i centri commerciali. Tutt’ora con molti amici discettiamo di quale Ikea sia la più grande con misurazioni quasi catastali. Quella di Anagnina o quella di Porta di Roma? Ma c’è sempre l’esterofilo disfattista che sostiene sia uno dei due di Milano (giammai schiavi di Roma!).
Euroma2 si iscrive a questo singolarissimo torneo con 230 tra negozi e ristoranti e 4 mila posti auto. In qualcosa vincerà? Intanto in sfarzo. Marmo dentro e fuori come se fosse un sacrario militare che però somiglia ad una nave ammarata a ridosso della salita della Cristoforo Colombo. Se la ricchezza si misurasse in pietra ecco che un premio se lo sarebbe già meritato questo nuovo centro commerciale. Mi domando quante montagne siano state affettate per dare lastroni a tutta parete, pavimenti e decorazioni molto chic. Dentro addirittura il marmo finisce in steli e urne dal gusto vagamente napoleonico. Ma questa non è Versailles e, diciamocelo, nessuno di noi ha quell’aria appropriata che trasuda nobiltà e danari. In realtà anche senza esserci stati negli Usa, anche solo per aver frequentato un po’ il cinema, lo riconosci quel tipico trash de lux un po’ leccato che fa molto grande magazzino americano anche se alla fine potremmo essere a Doha o in altri luoghi dell’ostentazione: se non fosse per qualche amo’ che mi ridà il senso tutto romano del fare le spese in due – moglie e marito o succedanei – crederei di essere sconfinato. Eppure potremmo stare benissimo anche nel reparto negozi di un grande albergo o di una nave o in un aeroporto. Mi riprometto di non scrivere la parola “non luogo” se non una volta: ecco fatto, mi tolgo il pensiero! Ovviamente ci sono mani e buste vuote e i supersaldi per chi ha le mani legate dalla supercrisi. E dunque superfrustrazione e affogamento nel cibo sacra via di fuga italica al mal di vivere economico e non solo. E infatti per mangiare (fast food a parte) ci si mette in lista e si aspetta. E si aspetta davvero a riprova che qualche soldo è dovuto avanzare almeno per questo. Per il resto si guarda più che comprare o si prova più che pagare. Insomma si super-rimanda al prossimo stipendio. Mano a mano che passano le ore lungo i tre piani di negozi – tutte le marche tutte! – Euroma2 si va riempiendo di abbronzatissimi in fuga dal bagnasciuga. I negozi si affollano: grucce che cadono, camerini intasati ma banconi sempre senza fila. Le gambe ormai vanno da sole stanche ma autonome. Riconoscere la debacle fisica è l’unica salvezza allo shopping compulsivo o alla frustrazione da mani vuote.
Un consiglio per uscire dal videogioco? Memorizzate bene dove avete parcheggiato macchina o moto – o perlomeno il colore della sezione garage – c’è il rischio di rimanere imprigionati in un cruciverba di lettere numeri e colori come una pena aggiuntiva al vostro rosso bancario e alla condizione fisica da fine stagione.
Cose che uno dice, cose che uno non dice. L'odore del sapone, a buon mercato (l'odore e il sapone). Le mani unte. "E poi basta" e invece no. Ciambelline fritte e the speziato. "E' libero quel posto?" ma è in russo. "E' morto!" e io "Ma quando?". E lei "A dicembre, per un'influenza". E io... Torna, mi raccomando torna. Non dormire: per le zanzare, per il caldo, per il freddo, per la tensione, per l'intenzione (di non dormeire). Ti stimo. Ti amo. Ti odio. Non vali. Tutto in successione. "Domani, domani", finché posso rimando. "Stai bene!" E io "sì" ma non era una domanda. salmone (tanto). Aringhe (assai). Birra. Pago in rubli questa felicità senza voci. Non parlo: nessuno mi parla. Parlo: tutti mi parlano. Ci capiamo a gesti. Poi: un'interprete. Poi 50mila caratteri in un giorno. Come se fosse uan febbre: la febbere delle parole, la febbre della tastiera. Mai più guide (tradotte dal francese e con quel tono forzatamente simpatico, illusoriamente simpatico). la distanza tra me e le cose (le cose che sento, le cose che altri dicono, le cose così come le vedo). E il cielo che mi porto dietro. E il disprezzo che ci faccio tramontare. Da adesso in poi tutto è cambiato. Da adesso in poi tutto cambia ("usi tempi sbagliati"). Ti telefono quando posso. Ri telefono ma senza telefono. Canali, ponti, canali, fiumi, ponti, barche, acqua. Il resto te lo racconto a voce o un'altra volta. Ok?
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