Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Carvelli (del 19/01/2004 @ 07:45:01, in diario, linkato 1212 volte)
Comprato “Poesie italiane” di Josif Brodskij (Adelphi). Mi piacciono i versi qua sotto.
1 “Così, alitando sul vetro, si tracciano/ le iniziali di coloro alla cui assenza/ non ci si può rassegnare e uno sgocciolo/ trasforma in una coda d’ippocampo/ l’amato monogramma.” (da San Pietro)
2 “Abbraccia l’aria pulita, come fanno i rami di questi pini:/ fra le dita ne resta quanto sul vetro, sul tulle./ Ma dalle nubi non torna più azzurro l’uccellino,/ e anche noi non siamo proprio dèi in miniatura./ Perciò siamo felici: siamo un niente.” (da Elegie romane)
Di Carvelli (del 19/01/2004 @ 07:47:54, in diario, linkato 1017 volte)
Da Il Sole 24 Ore, scopro che l’Iraq è già diventato frontiera della lotta Pepsi vs. Coca per accaparrarsi nuovi mercati. Né sapevo che la Pepsi aveva conquistato il mondo islam in risposta alla scelta coca di Israele (quota di mercato 67%). E allora ecco per contrasto scegliere Pepsi la Giordania (61%), Kuwait (74%), Arabia Saudita (78%) e Libano (83%!!!). E intanto varianti autoctone in Zam-Zam Cola e Mecca Cola. Sempre nel Sole, articolo su Venezuela e Chavez. Critico. Io di Chavez ne so troppo bene. Poi leggo un articolo e ne trovo un tutto male che ti domandi: sarà perché è uno scomodo, davvero un bolivarista. Bah! Mi sembra un clima di poca attenzione (per quello per cui vale averne poca). Il caso Parmalat si sta risolvendo nella triste saga famigliare Tanzi che avrebbe (primi cinque o sei telegiornali) distratto un bel po’ di soldi. E’ strano (certo sappiamo che è variante linguistica, sì sì sì) scegliere una voce così poco truce per descrivere questa parabola triste del nostro triste capitalismo italico e per conoscenza del triste capitalismo mondiale. E intanto i new global sarebbero truci (loro sì) sfascisti e pericolose cellule impazzite del sistema…Mah! Verrebbe da ridere se non fosse che Beppe Grillo che aveva annunciato il crollo Parmalat è divenuto teste come persona informata sui fatti… Bah!
Appuntamento a Belleville. Film di una grazia e di una raffinatezza che ti sembra di non meritare. Troppa anche per noi. Chissà i bimbi. Ma esiste una categoria “film per bimbi”? Opera di poesia estrema e di cura del disegno (le ombre delle gocce sul manto del cane!!!). Di treni e biciclette (vero godimento solipsista e fissazione..sì… mi rendo conto!) di piccole malattie incurabili della nostalgia, del fado e della saudade (a un certo punto la nonnina suona portoguesa). Quelle che fanno dimagrire troppo (Champion) o ingrassare molto (il cane) con medesima ostinazione al male di vivere. Film francese al cubo. Che dire? Grazia suggestione e siamo in un’atmosfera onirica e piena di ritmo come a dire che una musica si seppellirà o… ci salverà. Domenica sera, una delle sere più oniriche esistenti. Pioggia, e così nostalgia per definizione (ma anche piacere puro e bagnato) e poi… Guardate il sito: www.lestriplettesdebelleville.com
Di Carvelli (del 19/01/2004 @ 18:47:42, in diario, linkato 3477 volte)
A parte quello che c'è sotto (copiato) quello che so è che mi piacciono e che è stata una bella serata e che le due amiche francesi di Anna Laura e Matteo erano simpatiche e magari abbiamo gli stessi gusti, anche che so che quelle sono francesi (Muriel e Letizia...ricordo bene?) e quelli no ma boh sono diversi pure loro, pure noi. Gli autori:
Bernd Becher (German, 1931- ) Hilla Becher (German, 1934- ) Bernd Becher, born in Siegen Germany, studied painting and lithography at the Staatlichen Kunstakademie, Stuttgart, and studied typography at the Staatlichen Kunstakademie, Dusseldorf, from 1957-1961. Hilla studied photography in Potsdam (where she was born) and painting at Staatlichen Kunstakademie. After they married in 1961, the Bechers began working together as free-lance photographic artists. The focus of their photographic art is the documentation of architectonic culture by creating forms of architectural typologies framed with a serial quality. Both artists are photography instructors at the Staatlichen Kunstakademie, Dusseldorf. - Joyce Roetter Selected Bibliography Andre, Carl. "Anote on Bernhard and Hilla Becher." New York: Artforum, (December 1972). Vaizey, Marina. The Artist as Photographer. New York: Holt, Rinehart, and Winston, 1982. Jenkins, William. New Topographics: Photographs of a Man-Altered Landscape. Rochester, New York: International Museum of Photography, George Eastman House, 1975.
Alla fine anche l'omicidio di Potenza è rifiuto (amore che non corrisponde). Anche qui l'arma, il fuoco. Ogni volta che leggo una notizia di questo tipo mi domando: e se non ci fosse stata un'arma (d'ordinanza, da caccia...) sarebbe finita così? O meglio, mi chiedo se la personalità violenta (è violento possedere un'arma?) non sia il vero omicida e non la relazione problematica, tradita, delusa sofferente. Una specie di Moore dell'amore. Una Columbine dei sentimenti.
Di Carvelli (del 21/01/2004 @ 08:04:38, in diario, linkato 1047 volte)
Quando scrivo è mattina, magari c’è da stirare una camicia o come oggi gira la lavatrice. O come sempre mi faccio la colazione e c’è la radio accesa, la musica i radiogiornali. O come spesso mi faccio barba e capelli con la macchinetta, poi ancora un the e intanto batto i tasti e c’è un grande vuoto, silenzio. Fa luce a due tre mosse ed è giorno come uno scacco matto che poi capisco che è finita e devo partire per il lavoro. E il silenzio è sempre (per fortuna): non squilla il cellulare né arrivano messaggi, né suona il telefono, non citofona nessuno. E io scrivo. E’ una scrittura domestica questa, quotidiana. Non è quella del finesettimana, né quella del ritorno da lavoro. Ora però vi leggo una poesia che mi piace ed è di Claudio Damiani, un poeta che ho scoperto per caso e che ho voluto conoscere, anni fa cercandolo su un elenco telefonico come si cerca un negozio. La poesia è ne “La miniera” (Fazi) e fa così (che preludio da canzonettista estemporaneo) e grosso modo fa così:
“Che bello che questo tempo/ è come tutti i tempi,/ che io scrivo poesie/ come sempre sono state scritte,/ che questa gatta davanti a me si sta lavando/ e scorre il suo tempo,/ nonostante sia sola, quasi sempre sola nella casa,/ pure fa tutte le cose e non dimentica niente/ - ora si è sdraiata ad esempio e si guarda intorno -/ e scorre il suo tempo./ Che bello che questo tempo, come ogni tempo, finirà,/ che bello che non siamo eterni,/ che non siamo diversi/ da nessun altro che è vissuto e morto,/ che è entrato nella morte calmo/ come su un sentiero che prima sembrava difficile, erto/ e poi, invece, era piano.”
Di Carvelli (del 21/01/2004 @ 11:09:11, in diario, linkato 2571 volte)
Alla Sardegna sono affezionato molto almeno per due buoni motivi. Il secondo è che ci ho passato un’estate favolosa ed era il primo incontro con questa terra delle meraviglie. A margine di questa passione mi sento di fomentare la visione del film bellissimo (uno dei migliori della stagione) di Mereu “Ballo a tre passi” che ha rinverdito e di molto le pur belle prove di Cabiddu (“Disamistade” e “Il figlio di Bakunìn”). Il film di Mereu ha grazia e forza, fantasia e senso della concretezza, della terra che pur così sardi hanno respiro universale (immaginarci un italico Kusturica? Staremo a vedere). A margine ancora la scoperta del grande Atzeni, una parabola breve ma significativa che merita riletture… per ora arrivo qui
PS Dice Capuccetto Rosso "Che cartina grande che hai!" E' per vederti meglio (in basso Capoterra, in cui eravamo di stanza senza sapere che aveva dato i natali ad Atzeni.)
Di Carvelli (del 22/01/2004 @ 08:59:26, in diario, linkato 1038 volte)
"Mi serve un padre che mi faccia da modello, non un ragazzino arrapato che spruzza nelle mutande quando porto un'amica a casa dopo la scuola. Che schiappa! Qualcuno dovrebbe aiutarlo a smettere di soffrire." Inizia così grosso modo American Beauty, film criticato e amato. Film sulla schizofrenia del bene costruito come forma sociale. Appartenente ad un genere che non legittimamente ha perso cittadinanza quello della satira. Qui tutti hanno (giustamente) da ridire sugli altri ed è quindi un film sulla difficoltà del cambiamento e su quanto la stasi possa portare ad un punto di non ritorno. Proprio perché appartenente al genere satira è un film fastidioso e perciò criticatissimo. Oltre ad un certo stile leccato e preciso che però rivela un'ammirevole capacità costruttiva. Invidiabile appunto. VOGLIO VENDEE QUESTA CASA OGGI è l'autopreghiera della madre in carriera. Mentre il NON C'è NIENTE DI PEGGIO CHE ESSERE UNA QUALUNQUE è la preoccupazione della biondina aspirante modella. Ritratti impietosi e fastidiosi come quelli di Muccino. Di un sarcasmo che infastidisce per l'adesione pretestuosa alla realtà ma...
Di Carvelli (del 23/01/2004 @ 07:58:34, in diario, linkato 1305 volte)
Recentemente intervistato da TTL de La Stampa, a proposito de “I ventitré giorni della città di Alba pubblicato da Fenoglio nel 1952 Giampaolo Dossena ha detto: “Un capolavoro assoluto. Non è un racconto, una novella, una fiction: è un frammento di uno storico greco e in questo senso Alba è la più grande città della letteratura italiana del Novecento. Un capolavoro creato in un angolo della provincia italiana…” Cerco invano nei miei pezzi di libreria della casa sfaccendata l’amato Una questione privata e concludo che è troppo tardi per ripensare ai libri prestati. Sono lacrime di coccodrillo e premesse che non rispetto. O forse è solo che sono molto disordinato. Molto?! Un po’. Fenoglio fu uno degli autori più riservate e in disparte della nostra letteratura. Curiosamente è uno dei più ricordati. Sarà per la leggerezza della sua avanguardia e per il peso antico delle sue parole. Classiche appunto. Sta bene con Silvio D’Arzo (“Casa d’altri” è la mia inutile e per nulla originale indicazione di lettura obbligata) con Tozzi, con Delfini e con tutti quegli scrittori su cui il tempo è passato veloce prima e ora non passa più.
Di Carvelli (del 23/01/2004 @ 08:04:44, in diario, linkato 1058 volte)
Come si dirà di un triciclo a quattro ruote o a sei? Ormai sembra chiara la coazione alla sconfitta. Non voglio essere eccessivamente grave ma credo che ormai i giochi siano fatti. Staremo a vedere. Probabilmente (mi riferisco ad un precedente post) l’appalto è tratto, imbellito dalla dieta e lucente d’occhi l’eroe è tornato. La sua assenza non ha offerto il destro a nessuna salda decisione, a nessuna presa di coscienza, a nessuna compattezza, a nessun ‘insieme per un unico scopo’. Sono parole di militanza che stonano in eserciti avulsi. Armi diverse, generali diversi, divise diverse. Si giocherà come da ragazzini “tutti contro tutti”. Di qua. Di là: (almeno sembra) ancora “tutti per uno e uno per tutti.”
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