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 Il letto a Takayama... di Carvelli
 
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Questo è il mio pensiero costante: come posso far sì che tutti gli esseri viventi accedano alla via suprema e acquisiscano rapidamente il corpo di Budda?

Shakyamuni (Sutra del Loto)
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Carvelli (del 29/01/2004 @ 07:30:20, in diario, linkato 1005 volte)

Dopo il massacro dell’editing al libro (un massacro alla fine anche molto istruttivo)…Aridanghete ancora film di neve. Un abbonamento quasi. Kitchen stories era quella che serviva: una tranquilla serie di location scandinave (il gioco Norvegia/Svezia per noi non abbastanza significante lo immagino pregno di conseguenze per spettatore autoctono), un ritmo lento, una pace. Il tutto per fare da contrafforte a tutta quella fatica delle parole del senso giusto, del modo migliore di dire le cose che non dici in altro modo che in maniera confusa salvo scoprire che in realtà (come in una terapia della saggezza che scava) dirle e non dirle cambia poco, specie se in un solo aggettivo due righe dopo dici tutto. Il film, piccolo apologo riuscito sull’amicizia, sentimentale senza smettere l’aplomb nordico, ci piace. Come piace un piatto caldo se hai freddo (ancora!!). Quindi se non gridiamo al capolavoro, alla fine – terapeuticamente – ne usciamo in pace. E forse con la convinzione che al cinema la neve riposa. A parte Shining, certo.

 

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Di Carvelli (del 29/01/2004 @ 10:34:09, in diario, linkato 1504 volte)

Giornali, mercato, imprese, manipolazioni, affari sporchi: intervista con Beppe Grillo "Se la pubblicità governa l'informazione..."

di ROBERTO CARVELLI

Mezzogiorno, sole. Beppe Grillo è nella sua stanza all’albergo Sheraton golf. Roma. Accappatoio celeste e nessuna distanza da divo. Nell’arrivare alla costruzione bassa stile country del residence si passa il nuovo palazzo della Telecom (singolare coincidenza questa vicinanza al colosso con cui il genovese è in causa perpetua. Una vittoria e tanti rinvii, il punteggio attuale. Famoso il caso in cui comprate due azioni Grillo andò a parlare all’assemblea degli azionisti Stet sbugiardando pubblicamente gli inganni di alcuni.). Quella che si passa è una Roma periferica fatta di grandi spazi e costruzioni moderne dopo il classicismo fascista dell’EUR. Qui Grillo ha appena passato una notte e sta per trasferirsi in un hotel più vicino al Palaghiaccio dove il suo monologo “Apocalisse morbida” ha già fatto registrare il tutto esaurito tre date su tre. Ha appena finito la doccia e senza cerimonie sediamo attorno al tavolo. Non si fa in tempo a fare una domanda che già si è in un vortice di comicità. Compone per otto volte il numero della reception a caccia di una colazione e intanto sfoglia i giornali che commenta perplesso. - Quali sono le parti di un giornale che salti a piedi pari e su cosa ti concentri? “Comincio dalla fine, osservo l’informazione che è la più dannosa cioè la pubblicità...più che dannosa è mischiata alle notizie, non so... si parla della ricerca sul cancro e al fianco c’è la pubblicità non più delle sigarette ma delle automobili che sono una delle cause del cancro. Il giornale ha due direttori. Uno è la pubblicità che è ormai il direttore di più della metà...ma poi già pubblicità è un nome buono. Io non sono contro la pubblicità sono contro il fatto che io la compro col giornale. Se tu me la dai a parte, a 500 lire e poi ho un giornale che mi costa 2000 solo di notizie allora mi sta bene: questo è libero mercato, domanda e offerta. Poi del giornale leggo le cronache cittadine e salto completamente le prime 3-4 pagine. E questo lo facciamo in tantissimi mentre i giornalisti sono convinti che il loro articolo, l’opinione, venga letto: se lo leggono tra loro. Oggi il giornale se vivesse con il grano che gli dà il lettore chiuderebbe in tre giorni. Si continua a parlare con questo paradosso, che è finanziato dalla gente che non lo sa di finanziarlo. Io non faccio uno spettacolo finanziato, metto un biglietto, la gente paga, domanda e offerta. Se io mettessi fuori Pirelli, Heineken o Philip Morris anche se non viene nessuno mi pagherebbe chi fuma. E’ questo rapporto a tre che è schifoso, a tre con amante. In televisione adesso si paga mentre vai al gabinetto, mentre mangi ma mai mentre la vedi. Con un giornale così alla gente non gliela dai la possibilità di scegliere.” - La fai mai la spesa? “Sì, io vivo in campagna quindi c’è ancora un rapporto col negozietto che ci dà tutto. Poi mia moglie va a qualche supermercato o ad un hard-discount che però non è tanto fornito” - E che fai... eviti le grandi marche? “No, è una vita impossibile, all’inizio sì, ci ho provato a fare il boicottaggio: avevo costretto anche mia moglie che stava diventando matta perché ormai con le multinazionali i marchi non s’identificano più. Io c’ho messo una vita per non fargli comprare i pelati Cirio oppure la Nestlè ma non ce la fai... poi alla fine ti trovi l’acqua San Pellegrino che se la sono comprata senza dirti niente. Da qualsiasi parte tu li finanzi, a meno che tu non abbia l’informazione sul prodotto ma è debole. Siamo passati da una fase in cui c’era scritto non contiene o il light, la famosa industria del light: pagare di più quello che non c’è... un’idea di marketing geniale. Per me la pubblicità è la più grande invenzione dell’umanità, diabolica. E’ quello che ha condizionato la mente dell’umanità negli ultimi cento anni. Ha condizionato la vita, la morte, l’economia tutto.” - Quindi se dovessi dare consigli a chi va a fare la spesa... “E’ una lotta impari. Io ho fatto tradurre dal tedesco il libro di un tedesco, Hans Grimm, L’imbroglio nella zuppa (editore Andromeda), che finalmente fa nomi e cognomi... aromi naturali, chi li produce che cosa fanno... andiamo verso la nutriceutica, la nutrizione con la farmaceutica. Tu pensa che la più grande azienda alimentare del mondo è la Philip Morris, chi produce cibo - con questi trust farmaceutica, chimica, nutrizionale, pesticidi - sono ormai le grandi case farmaceutiche. La Shell ha il 90 % per cento di brevetti sui semi, l’Union quella di Bhopal ha il brevetto su quasi l’80% dei legumi, cioè dei serial killer hanno il brevetto sugli alimenti delle prossime generazioni.” - C’è una forma di pubblicità che ti dà particolarmente fastidio, come tipologia più che come marchio? “A me dà fastidio che non ci sia più distinzione tra informazione e pubblicità... anche l’informazione negativa ora è pubblicità... ‘Non mi sarei mai drogato se non avessi visto quei meravigliosi spot contro la droga che avete fatto in televisione’: questa è la risposta di un tossico che aveva sterminato la famiglia. Passano sotto forma di spot delle cose molto pericolose che sono parabole religiose tipo insegnare ad un bambino che cos’è la differenza con le banane. Ciquita, t’insegna ad eliminare le differenze: la banana diversa non ha bolla, non fa parte della grande famiglia Ciquita...è una parabola religiosa camuffata da spottino carino...tutto ciò che è diverso va scartato. Quindi passare da una banana ad un omosessuale, ad un handicappato è un passo. Questo mi fa paura: il lato benevolo, sorridente. La favola raccontata al bambino sotto forma di piccolo consumatore. Anche nella favola c’era il cattivo e il buono... oggi è il buono che uccide più di tutti. Il mondo in mano a chi vende è spaventoso.” - Non vedi difese? “La difesa è che il mondo sta decomponendosi, bisogna prepararsi a questo tipo di decomposizione che potrà essere morbida come ‘inflazione zero’: stagna tutto e gli economisti sono entusiasti. La fine di questo sistema che ha voluto abbinare l’economia alla matematica: come se tutta la tua vita dipendesse da uno 0,005. Questa formula della crescita: fare di più, scrivere di più. Tutto ciò che cresce è destinato a mutare repentinamente. L’economista ti dice che se il PIL si raddoppia stai bene il doppio ma mica è vero, esiste solo nella fantasia malata di quest’uomo. In natura non è così: non è mica detto che a 40° stai meglio che a 20°, stai peggio...se tu respiri il 42% di ossigeno invece che il 21 prendi fuoco. La crescita non può essere infinita e questi nobel ultimi te lo dicono, l’indiano lì ti parla dell’economia della non-crescita. Noi saremo felici quando sul giornale comparirà: ‘Finalmente il PIL si è abbassato di un punto’ e sarà data come una grande notizia ottimista.” - Altro che il calcio...E’ come se fosse tutto drogato, dopato? “E’ tutto dopato, son malati di mente questi qua. Da quando ci sono due uomini ai 5 miliardi di oggi ci son stati 34 passaggi... ne bastano 4 o 5 e avremo 10 persone a metro quadro. L’unica cosa che potrà sempre andare avanti è il negativo, il debito pubblico. Tutte le grandi distribuzioni... la Coop... ormai sono banche: il loro guadagno è prendere soldi in contanti e speculare sui cambi per sei mesi, perché pagano i fornitori a sei mesi. La Fiat ormai fa più utili speculando con le sue filiali in Germania, Bulgaria, attraverso le sue banche in Svizzera, speculando sui cambi. Le macchine ormai le stanno abbandonando. Non vedi cosa stanno facendo? Si comprano i Mediterranee, i villaggi-vacanza perché hanno rovinato l’aria delle città... ti fanno respirare merda in città però ti danno l’aria buona in vacanza; sono banche in realtà... comprano e vendono denaro, non automobili. Ti parlo di tutte le grandi multinazionali: la Siemens ha fatto un utile di 20.000 miliardi mica vendendo componenti, con il cambio del marco. Ormai sono tutte banche se ci fai caso. Abbiamo regalato l’economia a della gente che ha devastato l’umanità. Prendi la storia: chi finanziava la guerra erano sempre delle banche, i Rotschild, i Rockefeller. Anche i produttori di formaggio diventano banche: se tu hai dieci forme di grana, le dai ad un deposito, ti dà dei libretti di assegni come una banca. Cioè loro hanno diecimila forme a deposito e loro ti danno dei certificati di credito. Coi ‘derivati’ tu compri mille forme tra due anni e pattuisci il prezzo adesso: sono forme che non esistono, che non c’è l’azienda che le fa, che hanno un valore che non si sa però determinato e le banche ti danno i soldi per poter operare. Non c’è più bisogno di produrre le forme di grana. Io vengo da Genova no?! La redditività del porto si misura in spostamenti di container: nessuno si chiede più che cosa c’è dentro. E’ lo spostamento del container che crea la ricchezza e crea lavoro: potrebbe anche non esserci niente come il 40% di camion che girano in Europa è vuoto. Come noi abbiamo almeno 10 centrali elettriche, nucleari che fanno 1 miliardo di watt che producono elettricità per i nostri utensili spenti: la cultura dello stand by, il campanello. Antitrust, Autorithy son parole che non vogliono dire più niente, guarda quello che stanno facendo con l’Enel, la chiamano liberalizzazione o privatizzazione, queste parole non vogliono dire niente. Oggi il privato sei tu che hai nome cognome e indirizzo. Privatizzazione? Oggi ‘i privati’ sono anonimi, a responsabilità limitate, molto, e alle isole Cayman. Scusa ma chi è che ha fatto i miliardi di miliardi di danni col buco nell’ozono, l’effetto-serra, si sciolgono i ghiacciai... sono miliardi di dollari che li ha fatti un privato: li ha fatti un’azienda che si chiama Dupont, IC, Montedison... gente privata e chi li paga i danni... il pubblico. I danni dell’acqua potabile chi li fa: il privato compra un chilo di atrazina a 30.000 lire, la mette nel campo, va nell’acqua potabile e il pubblico la toglie a 300 milioni al litro... i rapporti son questi. Pubblico e privato non esiste più la distinzione: il pubblico è formato da privati che l’hanno depredato. La vera liberalizzazione l’hanno fatta paesi piccoli: hanno fatto un referendum, si sono tagliati i fili, le persone se li sono comprati, io mi faccio la mia energia, se ne faccio un po’ di più te la vendo. Son stato io nel paese in Germania quando l’hanno inaugurato, a Schonou. Adesso 200 comuni hanno fatto causa al monopolista per comprarsi la distribuzione dell’elettricità.” - A proposito di elettricità: tu la useresti la macchina elettrica? “Ce l’ho. Io quello che dico ho cercato di viverlo. A casa mia io ho un impianto fotovoltaico e un impianto di pannelli per l’acqua. la macchina non è possibile prenderla perché non danno l’immatricolazione oppure ti danno delle cagate della Fiat che non ci fai una salita. Ci sono ma non le fanno entrare o costano i sessanta milioni o son due posti, piene di batterie. L’impianto ce l’ho: appena si liberalizzerà il mercato, ma ci credo poco, sono pronto. Io la produzione d’energia la faccio: il problema di farla è che quando non la usi che ne fai? Ti tocca accumularla in batterie che diventa un disastro ambientale anche quello. Io tolgo due tonnellate di Co2 nell’atmosfera all’anno: mi dovrebbero dar dei premi, mi dovrebbero ringraziare dire ‘sto signore ha tolto 2 tonnellate se facessero tutti come lui niente buco dell’ozono’ e invece ti mettono il bastone tra le ruote. La elettricità che vendo, la dovrei dare alla rete ma dato che la rete ha il monopolio ti dice ‘io gliela pago ma lei si deve mettere a sue spese una stazione di protezione che costa sessanta milioni’. Sono vergognosi perché raccontano balle. Ti dicono ‘se i nostri operai vanno sulla linea e tu gli stai mandando energia possono rimanere fulminati’. Quando vanno sulla linea staccano la corrente e quindi staccano anche il mio impianto perché io produco elettricità a 24 volt per portarla a 220 ho un apparecchio che si chiama inverter che è collegato alla rete e quindi se stacchi la rete stacchi anche me. Se una cosa del genere la vai a dire in Danimarca o Svezia o Germania, ti ridono dietro. E’ come la storia del dentifricio al fluoro che serve a prevenire la carie che se vai a vedere è una bufala pazzesca perché persino se vai dove hanno l’acqua fluorata alla fonte hanno dei denti che gli cadono a pezzi. La storia è che l’Alcoa aveva come rifiuto tossico della lavorazione dell’alluminio il fluoruro e si sono domandati come potevano smaltirlo. Gliela facciamo comprare alla gente così la smaltisce attraverso i loro filtri che sono i reni, filtri perfetti. Così si sono inventati un dentifricio al fluoro. Si sono inventati uno smaltimento di rifiuti redditizio. Tornando agli Usa, lì il fluoruro te lo mandano ormai via rubinetto e ci sono un sacco di cause: non puoi obbligare la gente a curarsi, oltretutto il fluoruro è la base del 40% di tutti i tranquillanti, spegne le attività intellettive, lo davano nei campi di concentramento.” - Un’altra delle manie d’oggi: il superenalotto. Che cos’è: un altro segnale di questa ansia di crescita o...? “E’ una cultura della cattiveria. Con una probabilità su 600.000 non vinci mai e diventi sempre più cattivo, come il giocatore che pensa che quella lì sia la soluzione e trascura le altre cose. E’ la cultura del rubare al povero, il ricco se ne sbatte. Il povero... vedi i discorsi che fa, non sa come spenderli. Dai 100 miliardi ad un povero e vanno in mano agli avvocati, ai notai, ai banchieri. Se un casinò non permette ai propri residenti di giocare, c’è evidentemente una politica di protezione, dice ‘almeno a voi non vi rovino’. E’ possibile che lo stato debba rovinare i suoi cittadini!? Ti dirò di più: la cultura del superenalotto diventerà obbligatoria. Magari potranno trattenere dall’ICI una percentuale ed estrarre un codice fiscale, ormai ce l’hanno pure i nascituri. Diecimila per uno, un codice ad estrazione e via...” - Qual è una città ideale secondo te? “E’ piccola... Ce ne sono tante, al Sud, in Sicilia è pieno: Catania, Palermo... Il futuro non è le 72 ore del vietnamita o del cinese. Il futuro è un buon clima, un ambiente salubre...la gente mica vuole i proporzionali, i maggioritari, l’inflazione allo 0,02, se ne sbatte, vuole una vita normale che esci, respiri, puoi far giocare i tuoi figli senza che te li stirino le automobili. Io non voglio più essere considerato ‘una zona a rischio’, io sono una persona. I ragazzi non hanno manco più la concezione di cosa sia una bestia, non fanno più la distinzione tra vivo e morto ma tra cotto e crudo. ‘I polli girano crudi, mamma’ ho sentito dire un bambino. Siamo in una fase di disgregazione ...per il mio lavoro è straordinario.” - Per questo hai scelto la difesa dei consumatori? “Io non ho scelto, mi ha scelto... Non è la battaglia dei consumatori ma dei consumati. Prendi questo vasino di marmellata: le arance arrivano dal Venezuela, lo zucchero dalla canna cubana, il tappo è fatto con l’alluminio quindi con la bauxite, la carta quindi il legno, il vetro quindi il silicio, è trasportato col petrolio... questo vasetto ha fatto mille chilometri su magari bruciando petrolio, causando danni... dietro c’è una compagnia petrolifera, una compagnia giapponese che disbosca per fare la carta... eppure è un vasettino che al mattino ti fa piacere, te la spalmi e non gli dai il suo valore. Questo vasino, per il percorso che ha fatto, dovrebbe costare un milione e mezzo... magari sono morte dieci persone nella miniera... è un piccolo killer che tu ti spalmi. Questa è la politica, non ce n’è altra.” - Ecco a proposito di politica: che pensi di quella italiana? “Io vedo una bellissima situazione a livello cittadino: c’è gente che ha capito come si fa la politica, è gente onesta, che si dà da fare. Dove si sta a contatto con la gente vedo della gente valida, sono contento. Il resto... è una specie d’istituto psichiatrico dove si parlano tra di loro e vengono tenuti in vita da una marca di televisori, da un microfono con su una sigla. Sarebbe bello vedere uno che esce e alla prima domanda i giornalisti scappano tutti. Non credo poi che abbiano grande influenza quando ormai le decisioni vengono prese a ventimila chilometri. Sull’alimentazione c’è il Codex alimentarius che decide per tutto il mondo... ricordati: i grandi killer dell’umanità avranno i nomi in latino. Sono quelli che ti dicono che il tuo corpo può assorbire lo 0,02 di benzene, sotto quella soglia lì non ti succede niente... decidono politicamente la tua salute. Il tuo grado di tolleranza a un veleno è politico deciso in un ufficetto di 70 mq a Roma, vicino al Colosseo. Questo modo di pensare che ci possa essere una tolleranza... basta: se una cosa fa male non ci deve essere. Che vuol dire che siamo ‘tollerabili’...cosa vuol dire: è come essere un po’ incinta. I poteri sono nascosti in queste sigle: fondo monetario, adeguamenti strutturali... Tu fai tutti i conti ma dal prossimo anno una banca a duemila chilometri da casa tua decide se i tuoi figli potranno andare a scuola il prossimo anno abbassando il tasso di sconto.” - Non ti è mai venuta voglia di fare un giornale per dare risonanza a questo modo di fare controinformazione? “Ma come fai con questo sistema... Il mio giornale è parlato. Nell’arco degli anni è passata tanta gente e magari qualche risultato lo abbiamo ottenuto, magari hanno anche cambiato qualche cosa nella loro vita. Piccole cose: comprare una roba, porsi un dubbio, importante sai.” - Pure il discount è nato da questo tipo di contropubblicità, come risposta al bombardamento delle marche, alle raccolte di punti...? “Certo. Non se ne parla più dei discount ed è giusto che non se ne parli però sono 2800 punti in Italia.” - La raccolta differenziata la fai? “No, dai... chi è che ci crede, qualche assessoretto. Non ha funzionato in Germania con il ‘punto verde’: hanno trovato tutto nelle discariche della Germania dell’Est. La gente divideva e buttavano di là. Pensa se funzionassero 8000 comuni che riciclano ho fatto il conto, avremmo almeno 100 panchine a testa, 5 miliardi di panchine, 6 miliardi di pannelli fonoassorbenti, 100 miliardi di altalene. La gente pensa che una bottiglia torna una bottiglia: una bottiglia fa una panchina... altalene. Il punto è come si producono: il problema è che si confonde il riutilizzo con il riciclaggio. Il riutilizzo è la forma vera ma su questo dobbiamo imparare dai paesi del terzo mondo: gli ingegneri indiani sono dei maghi del riutilizzo. Prendi i frigoriferi: io non ho bisogno di cambiare 10 frigoriferi ma del servizio del freddo. Il frigo è una tremenda idiozia tecnologica: c’è l’aria fredda fuori, tu hai bruciato già petrolio per farne 25° in casa il frigorifero prende l’aria che hai già scaldato e la riporta a 0°. Basterebbe prendere l’aria da fuori d’inverno, poi per l’estate è a sud, in area coibentata, basta un motorino. L’hanno fatto un frigorifero che dura 100 anni, si chiama Fria. Tu non paghi un frigorifero ma un’azienda che ogni anno ti garantisce le temperature che vuoi in base alle tue esigenze. E’ questione di mentalità. In California chi è che si compra più macchine: hai delle aziende che ti danno la macchina che vuoi in base alle tue esigenze. Jeep, familiari, spider... non c’è più una tonnellata che marcisce lì fuori. Vendono chilometri. Se tu ti fai il calcolo di quanto ti costa a chilometri percorsi la tua macchina ti tiri un colpo di fucile. Dalla produzione al servizio. La Rank Xerox ha fatto così: leader nel mondo ha detto non facciamo più fotocopiatrici, vendiamo servizio fotocopie. Ti dà la macchina gratis e tu paghi un tot a fotocopia. Dato che se si rompono sono fatti suoi le fanno benissimo le macchine e le fanno che se si rompono si sostituisce un pezzo e non come succede a te che se ti si rompe un pezzo la butti perché ti costa quanto la macchina. Il rifiuto vero è il prodotto, non il rifiuto. Non abbiamo bisogno di produrre più corrente ma di razionalizzarla. 250 milioni di televisori in Europa spenti solo con il led a 4 chilowatt consumano un miliardo di chilowatt. Centrali atomiche che producono per i led... e mi vieni a parlare di nuove centrali, gasdotti. Negli Stati Uniti, la più grande compagnia che vende elettricità ha chiuso il reparto progettazione nuove centrali. Ottimizza il suo servizio: ha aumentato il costo dell’elettricità ma nel contempo ha regalato gli elettrodomestici a basso consumo alla gente.” - Parli spesso della Germania per rimanere al vicino. Ti sembra un modello? “Hanno già un’altra prospettiva visto chi è andato al governo. Lì i Verdi mica vanno a proteggere un bosco... ti tirano fuori argomentazioni così. Quando la Shell stava per svuotare in alto mare le piattaforme col petrolio Kohl è andato in televisione e ha detto ‘non farò più benzina alla Shell’...te lo immagini uno da noi che dice ‘non farò più benzina alla Ip se non farà questa cosa qui’. Il re del Belgio ha detto ‘non fate più benzina alla Shell’, nessuno è andato più, i fatturati sono andati giù e la Shell ha detto ‘va bene la smontiamo e via’. Che i lassativi tu in Germania li compri dal panettiere non lo sa nessuno. Vai dal panettiere e per obbligo di legge ti vende un pane lassativo, naturale, con ricetta usl che contiene dieci tipi di crusche.” - L’immigrazione si può considerare un effetto di questo catena di responsabilità? “E’ un effetto e lo vediamo ma le puntate precedenti ce le siamo dimenticate. Quando gli albanesi hanno visto cosa mangiano i gatti in Italia hanno detto se i gatti mangiano così... e arrivano a Brindisi, basta che vedono com’è Brindisi e ritornano indietro. A Valona hanno scoperto che c’era la rivoluzione dalla televisione italiana... sono scesi per strada ed è scoppiato il casino. La televisione anticipa la realtà, la fa accadere.” - Pensi che possano venire speranze dall’Europa? “Penso che la follia dell’Europa sarà il colpo di grazia con questa Inghilterra ormai cameriera degli americani... è una grande manovra dei soliti banchieri, gente perfida. Sono come gli ingegneri genetici che perfezionano la natura, loro. La natura ha una tecnologia di 5 miliardi di anni e non di un masterino di dieci anni. Questa gente non si ferma. Dare una moneta unica mondiale con un nuovo pensiero unico mondiale che è il mercato. Ci saranno i franchising, i McDonald i Benetton... che te ne frega se uno è più intelligente di un altro quando deve friggere le patatine 30 secondi, ci puoi mettere chiunque.” - Credi che l’associazionismo, la solidarietà, le religioni possano avere un ruolo di controllo su questa disgregazione? “No, basta, bisogna finirla: è una piaga.... la solidarietà col cuore ha fatto più danni che... Anche il Telethon ha una copertura SIAE sul nome che va a Jerry Lewis... son tutte per far arricchire la Telecom.” - Tu spesso hai parlato di salute o hai ironizzato sul mondo della sanità. “La sanità oggi è ‘il problema’. La cura è la malattia. La cura crea la malattia. L’AZT come controindicazione ha la sindrome d’immunodeficienza, cioè l’AIDS. Prima c’era la battaglia dell’Uomo con Dio... adesso dell’Uomo contro l’Uomo. La tua difesa è quello che ti aggredisce. Perché ho fatto uno spettacolo sul Medioevo: nel Medioevo morivano perché non sapevano che il topo portava la peste. Oggi tutto quello che non vedi non c’è...l’elettromagnetismo non si vede e porta il cancro...”. - Il segreto è informarsi, quindi? “E’ l’unica. Ma l’informazione è in mano a chi vende non a chi compra. La speranza doveva essere internet ma adesso sembra mettersi male.”

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Di Carvelli (del 29/01/2004 @ 15:02:40, in diario, linkato 1090 volte)

A DENTI STRETTI

L'Ostile e Inguine Mah!gazine, editoria radicale tra fumetto, scrittura e provocazione

 4 febbraio ::::: 7 febbraio

L'ingresso nel nuovo decennio ha segnato un ritorno alla radicalità ed un vistoso melting pot nel mondo del fumetto e delle arti visive. Due riviste recentemente si sono fatte portavoci, in forme e modi diversi, di queste tendenze. Da una parte «L'Ostile», magazine militante che miscela politica, fumetto e letteratura e dall'altra «Inguine Mah!gazine», estensione cartacea di un sito diventato in breve tempo punto di riferimento per il nuovo fumetto italiano ed internazionale, ed il suo accostamento all'arte contemporanea. L'iniziativa che prenderà il via al Rashomon il 4 febbraio per concludersi sabato 7 vedrà la presentazione delle due testate sotto forma di mostre, proiezioni video, reading e incontri.

:: A DENTI STRETTI :: al RASHOMON Da mercoledi 4 febbraio a sabato 7 febbraio. Dalle ore 20.30 in poi Via degli Argonauti, [quartiere Ostiense] Tel. 06/97602477 rashomon@email.it

::: WHO'S WHO? >>> L'OSTILE (act + pop + politics) L'Ostile è un collettivo dalle dimensioni non dichiarate che si occupa delle pratiche sociali nella cultura popolare. O della cultura popolare nelle pratiche sociali. Dal fumetto alla scrittura, passando per arte visiva e fotografia l'Ostile è una mappa che si ridisegna incessantemente, seguendo il ritmo delle ondate sociali e culturali. L'ultima mareggiata ha prodotto un magazine da edicola, dal taglio giovane e pimpante, con un ardito mix tra fumetto, socialità e personaggi "contro" della cultura popolare. Terminato l'esperimento si stanno tracciando nuove rotte mirate sull'editoria underground, l'organizzazione di mostre ed eventi, l'autoproduzione e internet. L'Ostile - www.lostile.org

WHO'S WHO? >>> INGUINE MAH!GAZINE Nata da appena un anno Inguine Mah!gazine si è già affermata come la migliore rivista di fumetti underground italiani ed internazionali. Creata da una equipe esperta composta da Gianluca Costantini, Alessandro Micheli e Marco Lobietti sta per varare il suo terzo numero, "America, America". Una rivista ormai di culto nel panorama italiano. Autori introvabili se non in pubblicazioni all'estero. La pubblicazione è stata recensita in quasi tutte le riviste Italiane, tra cui Donna di Repubblica, Rumore, Rockerilla, NextExit, Urban Magazine, Fumo di China ecc? Una rivista ricercata da tutti i collezionisti del genere. Inguine - www.inguine.net

::: >>> MOSTRA - inaugurazione mercoledì 4 febbraio ore 21.00 L'AUDACE EPOPEA DEL CAVALIERE E DEL SUO BUFFONE Alessio Spataro è uno dei vignettisti politici più conosciuti tra le nuove generazioni. Le sue vignette compaiono in decine di siti internet, riviste militanti e non, fanzine, volantini, manifesti e magliette. Silvio Berlusconi è il presidente del consiglio italiano, assolata nazione del sud dell'Unione Europea.

>>> MOSTRA - inaugurazione mercoledì 4 febbraio ore 21.00 INGUINE MAH!GAZINE 2004 La rivista di fumetti Inguine Mah!gazine propone una collettiva dei suoi autori più rappresentativi, tra i quali Andrea Bruno, Maurizio Ribichini, Sara Colaone e Stefano Zattera impegnati in un "Omaggio a Marjane Satrapi". E ancora, Paper resistance, Claudio Parentela e Gianluca Costantini.

>>> INCONTRO - giovedì 5 febbraio ore 21.00 ANGOULEME 2004 Luci e ombre di ritorno dal più grande e importante festival europeo di fumetto. Un breve resoconto, a metà tra un diario di viaggio e un dietro le quinte da addetti ai lavori, dal festival di Angouleme, conclusosi domenica 25 gennaio. Proiezione di immagini e interventi di Dario Morgante (del collettivo de L'Ostile) e Laura Scarpa (direttrice della rivista Scuola di fumetto).

>>> PROIEZIONI - venerdì 6 febbraio ore 21.00 SOPRATTUTTO ERA FASTIDIO Un viaggio nella malattia mentale e nelle sue manifestazioni con i cortometraggi realizzati con varie tecniche da una selezione di autori curata da Inguine.net. A brand new psycho di Daveide Saraceno - Davide Ragona (Italia, 2003, 3') Bio. Hazardus di Paper resistance/minimalab/Manfred Regen, (Italia, 2003, 5') Decorso di Davide Catania, (Italia, 2003, 25') Dr. Makùmba Voodoo Sanatorium di Squaz (Italia, 2003, 9') La rabbia di Ericailcane (Italia, 2003, 3' 30") Un giorno a mio fratello è scoppiato un piede di Gianluca Costantini- Leonardo Guardigli (Italia, 2003, 4')

>>> READING - sabato 7 febbraio ore 21.00 TRE OSTILI CON SORPRESA Roberto Carvelli, Michele Governatori e Fabio Zanello sono tre scrittori che hanno pubblicato su L'Ostile e che leggeranno una selezione di loro brani. Un quarto ospite a sorpresa irromperà sulla scena...

-- ---------------------------------------- L'Ostile act + pop + politics Coniglio Editore Piazza Regina Margherita 27 00198 Roma 06 8417393 (t) 06 8415284 (f) redazione@lostile.org http://www.lostile.org ----------------------------------------

 

 

 

 

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Di Carvelli (del 30/01/2004 @ 09:09:25, in diario, linkato 964 volte)
Andiamo al rashomon anche per vedere che succede, com'è lo spazio visto che ci dovremo andare a fare il reading il 7 alle 21 (non più alle 19 come detto). E' la serata di Accattone. Leggono (finché resistiamo al freddo) Lagioia (bel racconto ma forse da lettura silenziosa) Danco (un ritmatissimo incidente intestinale con ritmo e situazionismo indovinati, brava), Pacifico e Raimo. Insomma il team MinFax (per ora). Di tutti mi piace di più raimo che mi sembra stia inseguendo con successo un modello di letteratura (diverso dall'esordio LATTE più autoreferenziale e meditabondo) mimetica con ritmo e voce. Il suo racconto non ha cadute ed è letto benissimo. Mi sembra una bella evoluzione. Aspettiamo libro. Per ora sicuramente tocca leggere Accattone (o forse era già uscito) per ritrovare il suo Canottieri Lazio.
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Di Carvelli (del 31/01/2004 @ 15:23:31, in diario, linkato 1641 volte)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si apre con una bella citazione di Borges e cade a proposito un articolo su La Stampa di oggi di Maurio Baudino sull’editor (chi in o per una casa editrice, valorizza e puntualizza un testo, lo migliora, lo aiuta nel verso della sua stessa espressione alla completezza, alla perfezione). La citazione era questa, da Borges (il citatore Claudio Magris): “Altri si godano i libri che hanno scritto. La mia gloria sono i libri che ho letto.” L’articolo non menziona la grandiosa Grazia Cherchi a cui pure la miglior editor in circolazione Laura Lepri deve molto e che merita di essere letta (c’è un libro feltrinelli di cui non cito il titolo a perfezione per non averlo inglobato nell’ultimo trasloco ma che deve considerarsi una specie di vademecum all’uopo). La perplessità e la prevenzione che connota questo mestiere nasce dalla falsa credenza che un testo debba essere lasciato (per naturalezza e verità, questi gli alibi) così com’è. Trattasi di falsi problemi in uno come nell’altro caso. Reale il rischio invece che pochi editor che lavorano allo stesso modo (scegliendo e lavorando su uno stesso tipo di testo allo stesso modo) finiscano per rendere i libri uguali. Reale. Intanto muore Janet Frame. In silenzio come si scrive da più parti e come se altri morissero facendo gazzarra. Ma lei davvero se ne va nell’ombra. Citazione: “Mi piacciono i fiori ma preferisco le erbacce. E’ un sentimento basso, ma io sto assolutamente dalla parte degli esclusi. Proprio come i personaggi delle mie storie.” Me too. A proposito di citazioni: sarei curiosi di sapere una classifica dei più citati. E poi: esistono citazioni moderne e non il facile intingere nel classico? E se esiste a chi va l’arte dell’espungere? A Moretti? E perché e a chi altri? Sarà possibile interrogarsi sulla mancanza di pesca nel contemporaneo? Si deve morire per farsi citare? O si deve (non si scrive) scrivere come un classico? E allora: esistono scrittori classici, contemporanei? Quante domande!

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Di Carvelli (del 01/02/2004 @ 10:36:29, in diario, linkato 949 volte)
Prima (con L.) ci rivediamo IL SORPASSO di Risi, con Gassman e Trintignant. Che dobbiamo dire? Che ci è ripiaciuto? Che ci è sempre piaciuto e che sempre ci piacerà? Intanto ci tocca dire che è un film scritto girato e recitato benissimo. Ma che diciamo di nuovo? Che Maccari (come Flaiano e quella generazione lì di sceneggiatori) è un creatore di personaggi di rara forza e suggestione. Tu vedi sti film e ti dici ma adesso che cazzo fanno gli sceneggiatori. Anzi, ti domandi, ma dove vivono? E ti viene anche un dubbio (ma prima ti viene un assunto: qualsiasi mediocre film di allora è meglio di molto di un mediocre film di oggi) che la televisione abbia rovinato la percezione/fruizione del cinema. Ed è un tormento che ti fa vergognare perché ti sembra di stare alle fermata dell’autobus a discutere di Berlusconi. Come se ci fosse qualcosa di cui discutere! E allora VABBE non ci sono più le mezze stagioni e la tele ha rovinato il cinema. Per dire un VACANZE DOVE CAZZO VI PARE è tutto sommato vergognosamente peggio di cento film stupidi di allora. Allora, almeno, dateci un Pieraccioni quotidiano che tanto Antonioni non ce l’abbiamo più (memorabile Gassman: “Hai visto l’eclisse? Ho dormito….Bel regista Antonioni!”… chissà se ci furono contenziosi) ma in compenso non abbiamo nemmeno un Risi e se arriva un Monicelli (Virzì) che fine fa poi? La sera non può che finire altrove: al freddo della sala esterna de La Palma (party ZU) o all’interno incomunicabile (e ridaje con Antonioni) dei grandi Bertallot e Costantino.
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Di Carvelli (del 02/02/2004 @ 07:15:38, in diario, linkato 873 volte)
E’ un noleggio di palazzo. Uno scambio DVD condominiale. E mi vedo QUALCOSA E’ CAMBIATO doppio premio oscar (migliori attori attrice protagonisti) a Jack Nicholson ed Melena Hunt. Chiaramente è un film così, emotivo ed emozionale. Va da sé è un film che deve (riesce) a far commuovere ma anche questi possono essere nel breve dei pregi. Naturalmente mica si riesce a vedere chi è il regista di questa pellicola, come spesso negli americani… Boh. C’è una battuta divertente per quanto sessista e misogina. Domandano al suddetto Nicholson come faccia a raccontare così bene il mondo delle donne, a descriverle. Lui: “Penso a un uomo e gli tolgo razionalità e affidabilità.” Ma, privilegio di specie, una battuta successiva della lei suddetta ristabilisce proporzioni. Domanda (la risposta è no, che in questo caso è una risposta molto maschile): “Un momento romantico ti ha mai portato a fare una cosa anche se sai che è una stupidata?” Ma anche se alla fine le proporzioni si riequilibrano non si risolve l’equazione e questa è la storia. Da sempre.
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Di Carvelli (del 03/02/2004 @ 07:45:03, in diario, linkato 939 volte)
E’ incredibile come basti poco a rendere un film un’inutile sequenza di stupori. CITY OF GOD è un film di cui dire male sembra impossibile: ben girato, ricco di artifici di regia neobarocca (cose che piacciono molti di questi tempi). Eppure ne esce che ti dici magari leggo questo libro e l’effetto saga intelligente divisa per capitoli mi apparirà meno fastidiosa. Eppure fatichi a trovare motivi di delusione. Ben girato, ben recitato (buona direzione degli attori). Non puoi dire sia scritto male. Ma è un film lungo, troppo lungo per portarti a qualsiasi conclusione pur non avendo altre ambizioni che queste, altrimenti non stare lì a giocare sugli stupori. E ti ritrovi alla fine che non sai perché. Freddezza, esercizio di stile sfacciato (addirittura una divisione di schermo, una sola, isolata). Film freddo e senza comunicazione. Anche se non trovi difetti formali (forse perché film formale|). Sarà un regista da Oscar? Da inglobare nel sistema USA come Inarritu?
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Di Carvelli (del 07/02/2004 @ 09:32:53, in diario, linkato 882 volte)
Stanno bene due recensioni così, insieme. Stanno ad indicare come la strada della maniera (del manierismo) possa essere un dirupo di rischiosa valicabilità. Se “Segreti e bugie” mantiene le aspettative teatrali che lo muovono alla messa in scena di un conflitto grazie ad una ottima direzione degli attori e recitazione degli stessi. E lo fa rischiando la banalità della rappresentazione di un reale così tale da apparire banale. “La casa dei matti” (salutato come capolavoro e rimproveratomi diverse volte!!!) non esce dalla maniera, ci rimane invischiato e questo avviene secondo me per una sbagliata direzione di regia (non certo per lacune degli attori). Alla fine è un film banale sulla normalità della pazzia e sull’anormalità della guerra. Meglio “No man’s land” allora. Per dire. Ma non è il caso di fare confronti quanto di interrogarsi su quel confine che fa del primo film un tributo felliniano furbastro (meglio allora quello post-moderno) di W.Allen) e del secondo la coraggiosa rappresentazione di una sfumatura anche ambiziosa (l’adozione, bianco vs. nero, il rapporto coniugale, la società inglese ecc.) nelle premesse e nell’esecuzione.
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Di Carvelli (del 07/02/2004 @ 09:40:35, in diario, linkato 1158 volte)

Che cosa dire di Robert Walser se non che è una delle più belle scoperte di questi anni. Uno scrittore classico, antico e assoluto. E quando uno scrive in questa assolutezza può anche rischiare di suggerire banalità ma così non è. Compro “Pezzi in prosa” (Quodlibet, casa editrice maceratese di cose pregevoli) e aggiungo alla mia collezione adelphiana per lo più (Walser è uno degli scrittori del team tanto da finire in Adelphiana, rivista studi di casa-Calasso, già da subito) un altro capitolo della saga della brevità di questo scrittore svizzero morto passeggiando nella neve un 25 dicembre. Passeggiare (fino alla morte). Parola-chiave (parola-destino) dell’esegesi di questo sfortunato internato di cui conservo come libri di rilettura le raccolte “La rosa” e “La passeggiata”. Mi permetto di copiaincollare il bellissimo “Lo scrittore” tratta dal sito altrettanto interessante www.zibaldoni.it che contiene altri due brani importanti dello scrittore svizzero. Questo è da tenere a memoria.

Lo scrittore

Lo scrittore scrive su ciò che prova, vede e sente, oppure su ciò che gli viene in mente. Solitamente ha molti piccoli pensieri che non può affatto utilizzare, e questa è una circostanza che spesso lo porta alla disperazione. Gli accade d'altro canto di avere in mente molte cose utilizzabili, ma può succedere che il suo capitale resti inutilizzato per anni ed anni, perché non trova o perché nelle sue vicinanze non c'è nessuna persona benintenzionata che gli faccia disinteressatamente notare la sua ricchezza nascosta. Un bel giorno, ad alcuni stimati redattori di giornali può venire in mente di esortare un simile scrittore ad inviare una prova della propria arte. In un simile caso, lo scrittore si sente straordinariamente felice, ha sufficienti motivi per mostrare una gioiosa espressione del volto, e si dispone subito ad attendere nella maniera più precisa possibile ai desideri che hanno bussato alla sua porta. A questo scopo, si gratta anzitutto la fronte, poi si passa la mano tra i capelli, che possiede in enorme quantità, si sfiora il naso con il dito indice, forse si graffia anche, si mordicchia le labbra, assume un atteggiamento energico e nello stesso tempo apparentemente freddo e distaccato, pulisce la penna, siede al suo vecchio tavolo, sospira e comincia a scrivere.

                                                   

                                                     

 

 

 

La vita di un vero scrittore ha sempre due lati: un lato in ombra e un lato luminoso. Ha due posti: un posto a sedere e un posto in piedi. Ha due classi: una prima ma anche una deprimente quarta classe. Il mestiere dello scrittore, all'apparenza così allegro ed elegante, può anche essere molto duro, talvolta molto noioso, e spesso può addirittura essere pieno di pericoli. La fame e il freddo, la sete e l'aridità, l'umido e la siccità hanno notoriamente fatto parte, in tutte le epoche storiche e culturali, della mutevole vita dell'"eroe della penna", e sarà probabilmente così anche in futuro. Ma è altrettanto noto che ci sono scrittori che fanno un sacco di soldi, si costruiscono ville a forma di castello in zone lacustri e vivono di buonissimo umore fino alla fine dei loro giorni. Beh, se lo saranno onestamente guadagnato...

                                                 

Lo scrittore, così come deve essere, è uno che fa la posta, un cacciatore, un predatore, uno che cerca e trova: insomma, una specie di essere vestito di cuoio che sta sempre a caccia. Fa la posta alle cose che succedono, si mette a caccia delle stranezze del mondo, cerca lo straordinario e il vero, e aguzza le orecchie quando crede di udire dei suoni che annunciano non già l'avvicinarsi al galoppo di indiani a cavallo, quanto piuttosto l'avvicinarsi di nuove impressioni. È sempre sul chi vive, sempre pronto ad assalire di sorpresa. Se ad esempio vede passeggiare un'innocente e inconsapevole beltà femminile, ecco che lo scrittore sguscia fuori dal suo nascondiglio e infilza il cuore della signora che passeggia da sola con la punta acuminata della sua penna intinta nel terribile veleno della capacità di osservazione. Lo scrittore, di regola, è però in grado di dominare anche ciò che è odioso e terrificante, e non si sottrae nemmeno alla violenza descrittiva e poetica nei confronti dell'infanzia. Per la qual cosa, com'è noto oggi più che mai, viene punito col carcere. Lo scrittore, in qualsiasi tempo e occasione, ha sempre ficcato dappertutto il suo naso avido e curioso, e non smette di annusare. In questo, esattamente in questo, si ritiene generalmente che consista il compito più nobile di un solerte e coscienzioso scrittore. Tiene le narici costantemente aperte, è uno che fiuta e che annusa, e considera come un dovere il fatto di affinare fino alla massima perfezione le capacità sensoriali del suo naso. Uno scrittore non sa tutto. Soltanto gli dei, com'è noto, sanno tutto. Lo scrittore, però, sa qualcosa di tutto, e intuisce delle cose che nemmeno l'imperatore in persona si immagina. Approdando su questa terra, lo scrittore ha ricevuto in dote dei cartelli segnaletici, che si trovano nella sua testa e gli indicano sempre la direzione verso la quale devono volgersi i pensieri, se si vuol riuscire ad osservare ciò che è pieno di presentimenti o che addirittura è già quasi indefinibile. Lo scrittore si occupa di tutto quanto al mondo è degno di essere conosciuto e imparato, ed è sempre profondamente convinto che la cosa sia di giovamento per se stesso e per gli altri. Non appena ha provato un sia pur lieve arricchimento interiore, si crede nell'obbligo di mettere nero su bianco questo incremento e questo ampliamento. E per giunta lo fa immediatamente, senza lasciar passare nemmeno un'ora. Questa io la trovo una bella cosa, perché mostra come lo scrittore sia un uomo mosso da una sincera tensione verso il bene, un uomo che troverebbe ingiusto accumulare delle esperienze senza comunicarle nemmeno in minima parte al mondo che lo circonda. Di conseguenza, è il contrario di uno spilorcio che si arraffa tutto. Quale uomo, se non lo scrittore, si sente un servitore dell'umanità e un volenteroso amico dei poveri in questo secolo dominato dal carrierismo e dalla ricerca del piacere? E ne ha le sue buone ragioni, perché si rende conto che nel momento in cui dovesse cominciare a pensare solo al proprio tornaconto, il suo desiderio di creare qualcosa di vitale si spegnerebbe. È un misterioso qualcosa che lo spinge a dimenticare se stesso, un qualcosa che gli sta continuamente attorno. Si sacrifica, perché in fondo che cos'ha dalla vita? Quando gli altri ridono, al punto tale che arrivano perfino a piangere belle e chiare lacrime, ecco che lo scrittore se ne sta appartato nella penombra, tutto preso dal senso del dovere, che gli sussurra: Studia questa allegria, imprimi a fondo nella tua mente i toni di questa gioia, di modo che, quando tornerai a casa, tu li possa descrivere e dipingere con le parole!

                                                

Spesso, nella vita, lo scrittore si presenta come una cosiddetta persona ridicola, e ad ogni modo è sempre un'ombra, è sempre discosto; mentre gli altri godono dell'indicibile piacere di trovarsi sotto le luci, lo scrittore svolge invece il proprio ruolo quando tiene in mano la sua operosa penna, e quindi di nascosto. È questa pressappoco la scuola dove, tra mille dolorose offese e privazioni, ha imparato la modestia. Nel rapporto con le donne, ad esempio: lo scrittore, che volge seriamente i propri sforzi verso un unico fine e che si sente del tutto compreso nel proprio servizio, si vede costretto ad una prudenza che spesso ha effetti umilianti per la sua immagine di uomo. Adesso comincio a capire perché non si ha paura di definire lo scrittore un "eroe della penna". Questa definizione sarà forse banale, però è vera. Lo scrittore, con le proprie sensazioni, vive tutto: è carrettiere, oste, attaccabrighe, cantante, calzolaio, dama da salotto, mendicante, generale, apprendista di banca, ballerina, madre, figlio, padre, mentitore, creatore, amante. È il chiaro di luna, è il mormorio della fontana, è la pioggia, il caldo nella strada, la spiaggia, la barca a vela. È l'affamato e il sazio, lo spaccone e il predicatore, il vento e il denaro. Quando scrive, mette il proprio tesoro sul tavolo, e lei (una contessa polacca) conta il denaro. Lo scrittore è il rossore sulla guancia della donna che si accorge di amare, è l'avversione che prova una persona grettamente dominata dall'odio. In breve: lo scrittore è tutto e deve essere tutto. Per lui c'è solo una religione, solo un sentimento, solo una visione del mondo, e questa consiste nel nascondersi con amorevole attenzione nella visione del mondo, nei sentimenti e nella religione degli altri, forse di tutti. Ogni volta, quando scrive la prima parola, non ha più nulla a che fare con se stesso; e quando ha dato forma alla prima frase, non si riconosce più. Penso che tutto questo glielo si possa consigliare.

(Traduzione di Mattia Mantovani - da Berliner Tageblatt, 21 settembre 1907, ristampato in Feuer, di Robert Walser, Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main, 2003. Copyright: Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main - Carl Seelig Stiftung, Zuerich, 1978)

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