Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Davvero la morte di Baldoni sembra un evento. Infausto. Triste e sfortunato. Forse è vero che è capitato nelle mani sbagliate di una galassia sfaccettata e non sempre trattabile. Forse per trattare non si è trattato. Forse non abbastanza. Forse perché non c'era nulla da nascondere o celare nel silenzio. Ecco come muore un italiano. Ma un italiano? Non forse un uomo come si deve, un giornalista a caccia di verità, un volontario che ceca di dare gambe a chi non le ha più. Forse non è il caso di fare retorica di Stato. Siamo in guerra e Baldoni lo sapeva. nelle sue parole da giorni compariva la morte. Ma prima della morte c'era la convinzione di una missione. Questo rende la sua morte un atto eroico e non fumoso. Le ombre sono/erano prima. Nella guerra. E sarà così dopo.
Di Carvelli (del 26/08/2004 @ 09:12:22, in diario, linkato 1046 volte)
Discorsi da evitare. Vediamo. I precari della scuola: non per i precari ma per la scuola. Il calcioscommesse per le sentenze. Il delitto di Roma per questa innata capacità della mia città di tenere sulla scalinata di Piazza di Spagna la sua crema nonostante poi a campo de fiori si faccia un abuso di presenza ordinatrice. Perché ormai è la città dei delitti insoluti e allora è vero che qui da noi come dice Erri De Luca in un’intervista del libro puoi fare quello che vuoi tra l’indifferenza: posto ideale per nascondersi. Della Libia nella doppia versione filogovernativa e traduttiva di immigrati. Mentere volentieri vi parlo del nuovo film di Sorrentino LE CONSEGUENZE DELL’AMORE che conferma talento e lascia un po’ di perplessità. C’è una macchina e uno sguardo sublime, un grande enorme Servillo, intuizioni, sviluppi ma si perdono venti minuti iniziali a raccontare un clima e un personaggio in modo un po’ troppo autocompiaciuto. Il film merita di essere visto anche se …visto a seguito L’UOMO IN PIU’ si rimane un po’ conturbati. Perché era un film con più tenuta e due buoni personaggi ben raccontati, ancora un enorme Servillo cantante in abbandono morale e un ottimo Renzi che fa uno stopper (che parola/storia) male in arnese come allenatore. I personaggi femminili abbozzati ma perfetti e una grande sensualità scomposta ma solida nel racconto di coiti improvvisi e necessari. Il nuovo ha un bel secondo tempo forse meritava asciugatura e conferma la necessità degli sceneggiatori purché bravi e purché sintonici col regista e con la storia. La storta bellezza di Olivia Magnani rimane un po' ingessata nel suo personaggio e si esprime poco. Szymborska: “Progetto un mondo, nuova edizione,/ nuova edizione, riveduta,/ per gli idioti, ché ridano,/ per i malinconici, ché piangano,/ per i calvi, ché si pettinino,/ per i sordi, ché gli parlino.(…)/Il Tempo (capitolo secondo)/ ha il diritto di intromettersi/ in tutto, bene o male che sia./ Tuttavia – lui che sgretola montagne,/ sposta oceani/ ed è presente al moto delle stelle,/ non avrà il minimo potere/ sugli amanti, perché troppo nudi,/ troppo avvinti, col cuore in gola/ arruffato come un passero.” (PROGETTO UN MONDO)
Di Carvelli (del 25/08/2004 @ 11:58:17, in diario, linkato 1113 volte)
In questi giorni la televisione è subissata di Olimpiadi. Nulla di male e l'ho scritto. E' un passaggio quieto, lento, un fiume che scorre su Rai2, con scosse di voce comprensibili in aria di medaglie e qualificazioni. Picchi di strilli di Galeazzi a vogate. Sempre e comunque a maglie. Azzurre. Ma succede, è comprensibile. Meno lo è questa retorica un po' pesante ed eccessiva dei teleradiopapirogiornalisti. Brutta al storia del colore e brutta pure la retorica cameratesca e iniziatica di cui nei guiorni scorsi fierezza. Fierezza di che? Piccolezza sì. Brutta questa retorica (brutta la retorica!) da pentiti del calcio sbandierata davanti a dei poveri superallenati e scannati atleti del gesto e non dello sponsor e dell'industria. Preoccupante (hai ragione Stupor) la coincidenza tra le armi (fiammegialle, esercito, carabinieri) e le maglie: forse il CONI dovrebbe darsi un po' da fare per non lasciare sport ai fucilieri (che retore!) ammantando di polvere da sparo la casacca azzurra (che retore!) marcando di iniziazioni le prove ginniche (che retore!).
Visto ieri LA SPETTATRICE. Bello. Poche sbavature per un'ottima opera prima. Begli sguardi (dal treno per esempio) e una sublime Barbara Bobulova. Con BALLO A TRE PASSI una delle novità più belle dell'anno degli esordi filmici. Ben costruito e argomentato, per una storia che si presentava pericolasamente involutiva, antonioniana e senza ritmo. Stasera forse anteprima di SORRENTINO già bell'esordio che fu.
Di Carvelli (del 25/08/2004 @ 09:24:43, in diario, linkato 1055 volte)
Un viaggio, una guida, un intreccio di sguardi che trafficano la città Eterna, con le sue rovine e con i suoi quartieri nuovi, gli ospedali e le stazioni, le voci e i ricordi... È una Roma diversa quella che affiora dalle pagine dell’ultimo libro di Roberto Carvelli, un giovane scrittore romano autore, tra l’altro, di un curioso libro edito dalla casa editrice Voland, Letti (116 pagine, 2004), che racconta la storia di una vita attraverso i letti. Ma i primi giorni di settembre ci sarà un altro volume di Carvelli in libreria, una non-guida che affida il disegno della nuova geografia romana agli scrittori. In Perdersi a Roma (Edizioni Interculturali, pagine 250, euro 12) a dipingere un affresco un po’ espressionista della capitale sono Marco Lodoli, Erri De Luca, Roberto Cotroneo, Sandro Veronesi, Carola Susani, Vincenzo Cerami, Christian Raimo, Claudio Damiani, Mario Desiati, Sandra Petrignani, Antonella Anedda, Valerio Magrelli, Luca Canali, Sandro Onofri e Attilio Bertolucci. È una raccolta di interviste in cui gli autori parlano dei quartieri dove sono nati, di quelli in cui si sono trasferiti, delle zone di Roma che amano di più e di quelle che amano di meno. È un perdersi continuo tra i loro ricordi. «L’idea era: le città dicono le persone e le persone parlano per interposta città - scrive Carvelli -. È un’idea ambiziosa: da una parte ovvia, dall’altra indimostrabile. Un teorema capzioso e complesso, perché ho creduto di poterlo applicare per esteso ad una città, Roma, quartiere per quartiere». E così c’è la zona sud-ovest della città, Monteverde, dove Attilio Bertolucci ha sempre vissuto e dove Antonella Anedda scrive le su poesie, c’è il sud di Roma che ha ispirato tante pagine di Vincenzo Cerami, cresciuto proprio nella zona sud-est della città, il ghetto e altre Rome di Valerio Magrelli, il Nord e Sud, l’Est e l’Ovest di Marco Lodoli che ama osservare tutto girando in vespa, i pieni e i vuoti delle architetture romane di Sandro Veronesi, l’antica Roma di Luca Canali, il Nord di Roberto Cotroneo e di Sandra Petrignani, l’attivismo politico di Erri De Luca tra le borgate romane e gli sguardi dei più giovani come Christian Raimo e Mario Desiati. Visioni diverse, ma tutti tasselli di un enorme mosaico pieno di sfumature. Qualche parola a parte merita Sandro Onofri, scomparso cinque anni fa, e che nella sua intervista parla di Roma come fosse una sorella che non vede mai, che si incontrano solo a Natale: «E in quei giorni sei contento - dice - perché comunque è tua sorella, ci sono tanti ricordi in comune e soprattutto c’è la lingua in comune, c’è la lingua della madre... Il dialetto romanesco è una cosa che mi piace, che ho studiato e di cui ho bisogno. Quando sono agitato ho bisogno di parlare in romanesco. Anche a casa, con papà e mamma, parliamo in dialetto. Questa sorella, aspetto tanto il giorno in cui potrò rivederla, ma poi quando arriva quel giorno, passati i primi momenti in cui ci abbracciamo fortemente, non vedo l’ora di scappare via. Anche perché questa sorella è sposata con uno stronzo che non paga le tasse, che va in giro col mercedes, che fa il dritto. Uno di questi nuovi romani che romani non sono, che mi fa schifo. Per cui dopo un quarto d’ora scappo, e me ne voglio andare in qualche paesetto».
Francesca De Sanctis da L’Unità di Domenica 15 agosto 2004. pag 4
Letti di Amicizia. Inauguro una sezione di amicizia e letti d'altri. Una specie di camerone in Rete nella sezione Fotografie. Ovviamente sono gradite le foto dei vostri letti o degli altrui se sono anche un po' vostri. Si parte coi letti di Katia e Silvia.
Bene bene. Stamattina mi va di solidarizzare. Con chi? Con tanti, con alcuni. Con chi è in fila e aspetta le graduatorie. Con chi guarda le (o gli?) mail (avete letto ben il 10% in più di internet point in un anno) in cerca di una risposta definitiva ad una domanda di lavoro, con chi guarda il display di un telefonino in ansia da risposta. Chi guarda il telefono con la stessa ansia. Chi deve fare un esame e studia, chi aspetta il risultato di un esame del sangue, istologico, cardiologico, ecografico, radiologico. Chi aspetta novità ma non sa quali. Chi aspetta una persona ma non sa chi. Chi lo sa, ma aspetta lo stesso. Chi non ce la fa più di aspettare ma gli tocca uguale. Con chi gli passa il tempo ma nulla cambia. Chi si nasconde "tanto poi cambia". Chi non cambia "e io che ho aspettato tanto". Chi si era fidato e invece. Chi legge l'oroscopo e gli sembra che oggi è il giorno buono perchè "schiarita in certi legami" sembra proprio riferito a quel fatto lì. E invece. Oggi voglio solidarizzare con CHI E INVECE. Perché se c'è un INVECE DISPARI vorrà dire che ci sarà un INVECE PARI e questa non è filosofia.
E' estate. Che acume eh! Estate: i giornali si inventano il modo migliore per continuare a fogliare e figliare: 1. tante pagine marinare 2. tante notizie scandalo 3. tante statistiche un po' inventate e un po' no i cui temi sono A. chi fa più sesso tra un italiano un neozelandese un ecuadoriano (che sembrano barzellette) B. perché chi ne fa di meno ne fa poi effettivamente di meno A.1 mangia troppo A.1b mangia troppo pane... La casistica è vasta: IL SOLE 24 ore mantiene la sua consueta sobrietà che se uno scambia daltonicamente rosa si trova in preda alle più devastanti notizie di calciomercato (ma questo è anno di olimpiadi e così accontentiamoci in breve di sapere che al villaggio olimpionico sono aumentati gli acquisti dei preservativi...è la sfida tra l'italiano il neozelandese e l'ecuadoriano...). La sobrietà è: IN EUROPA E' ITALIANO UN AVVOCATO OGNI 5. 151.470 CONTRO 146.214 SPAGNOLI E SIAMO Lì. Insomma noi un legale ogni 382 cittadini (pure i bambini?) insomma sembrerebbe che da noi le cose si dovrebbero dirimere in un battibaleno e invece... Ah scusate, in Francia sono 40.847, così per guardare di tanto in tanto a chi sta meglio. O peggio?
Bisogna andarsi a vedere il pezzo prima del Tevere, prima che l'acqua verde arrivi a fare le sue serpentine cittadine. Se li passi dall'alto in moto quei paesi Ponzano, Riano, Torrita Tiberina, ti domandi se mai la città arriverà equanta bellezza rimane nel sacrificio dell'inurbazione. Poi due ruote sono meglio di quattro, decisamente meglio. Meglio è non avere scafandro e andarsene a bassi giri per non sentire troppo motore e fare scorrere lento il verde dei prati, il grigio dell'ulivo, il giallo dei campi con i suoi agglutinamenti di balle già stanziate e lasciate con apparente perfezione di mosse. Davvero un miracolo per tornare alla Bachmann. Poi arrivano paesi e bar con prezzi preeuro e una cortesia senza smancerie che non è mai comunque chiusura e ti domandi Roma a cosa sta. Quale il legame col suo territorio. Ne è espressione? O è la formazione casuale di un prodotto di fattori troppo lontani da questo esito conclusivo?
Visto OPEN WATER. Non andatelo a vedere. Intanto ve lo dico che va a finire che tanto se li magnano li squali. Anzi forse peggio (la donna che rimane senza l'uomo, il suo uomo - a cui non gliela dà, sia chiaro, perché è stressata da lavoro e quindi la libido gli è un po' scesa anche se la patatona ve la fa vedere così per farvi un po' arrazzare) la donna è un essere inferiore, che vive arrampicato all'uomo e non smette le sue vendette anche in mezzo all'oceano infestato di squali. Il negro (che sbaglia a contare) è inferiore razza. Alla fine è un film pure razzista, quindi. L'uso del video è fastidioso. E alla fine...ve lo dico...so contento che gli squali si so magnati sti due noiosisssimi figli dell'American way of life. Il finale poi con la macchina fotografica nella pancia dello squalo... Che stronzate!! Ripenso al mio amico S. che non va a vedere i film italiani per preconcetto...ma ste cazzate mica se le fa mancare. Eh S. S. Vabbè.
Di Carvelli (del 22/08/2004 @ 10:56:08, in diario, linkato 1009 volte)
Leggo? Rileggo? INGEBORG BACHMANN Tre sentieri per il lago? Di sicuro ricordo solo OCCHI FELICI e non questo SIMULTANEO che come già scrissi per il libro della DAVIS mi sembra una specie di propedeutica al mondo delle donne con un acume destinato alla lettura del mondo maschile che forse è un miracolo di simultaneità appunto. Il miracolo citato infine dalla Bibbia - “Il miracolo, come sempre, è il risultato della fede e d’una fede audace”?
LUI: “Uno dei motivi della sorda avversione che lui provava per sua moglie a Vienna era proprio la sua goffaggine, quel suo andare per la strada con delle borsette troppo grandi, quel suo camminare curva invece di buttare indietro la testa, tanto che addosso a lei una pelliccia era un vero spreco, sua moglie aveva sempre quella faccia da martire e mai, come Nadja, si guardava intorno con aria sprezzante, con una sigaretta tra le dita e l’aria di dire, per favore, ditemi per favore dov’è un portacenere, e per l’amor del cielo, il Vat no, non lo voglio…”
Perché si ama quel che poi si finirà per odiare o peggio si sopporta quello che un giorno non tollereremo mai, neppure sotto tortura? Forse si ama l’abbandono già prima che sia o forse ci si accontenta di un poco e si ottenebra il tanto che ci è inviso?
Ieri ho comprato DISCORSO ALL’UFFICIO OGGETTI SMARRITI di WISŁAVA SZYMBORSKA (Adelphi). Almeno due poesie da citare. Una, l’intensa immagine di una coppia di amanti luminescenti in una stanza buia a domani (NOTORIETA’) come la nota del Sellerio acquistato in contemporanea POESIA DELL’ISLAM. La poesia della Nobel polacca scelta è invece LA MUSA IN COLLERA: "Perché scrivo canti d’amore/ così raramente?/ Questa domanda già prima/ i potevi fare,/ ma tu, come si comporta/ ogni uomo indulgente,/ aspettavi la scintilla/ che in strofa s’accende./ È vero, taccio – ma taccio/ solo per timore/ che il mio canto in futuro/ mi dia dolore,/ che verrà giorno e d’un tratto/ smentirà le parole,/ resteranno ritmi e rime,/ se ne andrà l’amore,/ e sarà inafferrabile/ come l’ombra di un ramo./ Oh, sì, un normale timore/ mi lega la mano./ Questo mio silenzio/ so però spiegare./ Come incidere su pietra/ parole audaci,/ se neppure oso toccare/ petalo di rosa?/ Timore arciprudente,/ tu mi fai paurosa.../ Quando misi mano al foglio,/ c’era un altro fra noi./ Non attese, corse fuori/ sbattendo la porta./ Se era il vento che entrava/ - poco importa, ma se/ era la musa, la Musa/ dei canti d’amore?/ So che la mia prodezza/ indignerà i vicini./ ma dica pure la gente/ ciò che le pare./ Correrò giù e griderò/ ai quattro venti:/ Erato, torna! Aspetta!/ Erato, mi senti?”
Nel racconto della Bachmann mentre la donna è tormentata da altri pensieri che poi in fondo c’è stato anche un amore, un cedimento e un difficile abbandono quasi sofferto e subito lui, l’uomo, pensa alla cernia che avrebbe voluto pescare giorni prima. C’è nel film bellissimo MY NAME IS JOE, uno dei film più belli di questi ultimi tempi questa stessa musica che allieta la mia mattina CONCERTO PER VIOLINO E ORCHESTRA OP.61 (Larghetto) di Beethoven.
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