Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Notorietà (1957)
Eccoci qui distesi, amanti nudi, belli per noi – ed è quanto basta - solo con foglie di palpebre vestiti, siamo immersi nella notte vasta.
Ma già sanno di noi, già sanno queste quattro mura, la stufa spenta, ombre sagaci sulle sedie stanno e il tacere del tavolo è eloquente.
E sanno i bicchieri perché sul fondo il tè non bevuto si raffredda. Swift ormai non può certo fare conto che questa notte ci sia chi lo legga.
E gli uccelli? Non illuderti per niente: ieri li ho visti scrivere volando con ardire e apertamente quel nome con cui ti sto chiamando.
E gli alberi? Qual è il significato del loro incessante bisbigliare? Dici: solo il vento forse è informato. Ma di noi come ha potuto sapere?
Dalla finestra è entrata una falena, e con le sue piccole ali pelose atterra e decolla di gran lena, fruscia sul nostro capo senza posa.
Forse quell’insetto, più di noi dotato d’una vista acuta, vede meglio? Io non ho intuito, né tu indovinato che i nostri cuori splendono nel buio.
Continuo a leggere Sherwood Anderson Winesburg, Ohio. Il tempo poco, ritagli. C'è una bella introduzione che leggo a letto dopo aver lavorato per diverse ore al pc. E' di Capossela che da sempre si è speo per la ripubblicazione di questo libro. Cita due racconti, in effetti, belli. Nessuno lo sa (la storia di un'infatuazione) e la parte terza del racconto Divinità (la storia di un malinteso). Al cui proposito Vinicio scrive: "E poi c'è l'amore...la tensione dell'amore. In un racconto si parla del grande malinteso tra uomini e donne. La parola malinteso spiega assai bene quel rancore nascosto che nasce dalla distanza tra quello che ci si aspettava e quello che si è trovato. Spiega bene perché gli uomini e le donne continuino a intrecciare le costole da cui si sono generati, e con questi feririsi a morte, in mome dell'amore.
Continuo a leggere e a infliggervi il buon Sherwood. Un po' è che si legge come un libro di preghiere. E sta bene che io preghi molto perché molto ho sbagliato in vita mia. Il racconto di ieri (letto ieri. Prima di andare a dormire) si intitola Avventura. E' la storia di Alice Hindman e Ned Currie. Che si amarono giovani. E si amarono sinceramente. Ma poi Ned parte e lascia Winesburg. Per onore (e per amore) non porta con se Alice nonostante lei si sia offerta. La chiamerà dopo, quando sarà sistemato. ma il tempo passa e con il tempo cresce la dimenticanza. La disattenzione. Alice aspetta. Poi soffre. Poi si dispera. Una notte esce nuda sul prato davanti casa sotto la pioggia. E' uan specie di corsa catartica. E la catarsi è nelle parole conclusive di Anderson: "A letto affondò la faccia nel cuscino e pianse senza ritegno. 'Che mi succede? Farò qualche cosa di terribile, se non sto attenta', pensò, e rivolgendo la faccia verso il muro provò a sforzarsi di affrontare con coraggio il fatto che molti devono vivere e morire soli, anche a Winesburg":
In merito ai recenti post la nostra comune amica e. mi scrive di malintesi. Le scrivo che in definitiva l'unica cosa da fare per uscire dai malintesi è uscire dai malintesi. Poi ci ho pensato un po' su e ho aggiunto
"sui malintesi, in realtà, non ho molto da dire ovvero ho molto ma penso che sia inutile come fare un triplo nodo alla spazzatura quando ne bastano due e, a volte, addirittura uno".
La nostra comune amica ha promesso di farla sua ma di citare la fonte. Io le ho chiesto di attenuare il senso della metafora sostituendo la parola "spazzatura" con "sacchetto" (che è anche tema di attualità). Accettato l'emendamento ormai ne faccio legge, con decreto (che anche questo è purtroppo spesso tema di attualità recente).
Oggi vi grazio. Niente Anderson. Non vi parlo di Wash Williams e della sua misoginia. Non vi parlerò di Rispettabilità ma di un film. La commedia del potere di Claude Chabrol. Un film del 2006. Un film con una sua perfezione di struttura. E anche un film con una sua potenza di significato. Vale la pena vederlo. C'è una grande Huppert magistrato che indaga su una caso di estesa corruzione ad alto livello e tutta una serie di attori.
Ma in realtà vi vorrei parlare di Google, il mio gatto. E di questo rapporto strano. Di amore e odio. Che è poi una cosa abbastanza diffusa anche nei miei rapporti umani. Spesso in punizione è come me. Per tanti versi mi somiglia. E' lento e pensoso e poi agisce d'impulso. A volte violentemente (l'altro giorno mi ha morso in faccia). Un po' come me. Una volta una mia amica che mi conosce bene disse che io ragiono molto forse troppo ma poi agisco d'impulso come se quell'azione non contenesse nulla del precedente lungo e articolato ossessivo ragionamento. Non so se è vero. Forse è solo che la sintesi di quel periodare mentale è nota solo a me. Ma d'altronde sarebbe molto difficile trasferirla fuori e, quando è capitato, non mi risulta che piacesse. Ecco, vi volevo parlare di Google e invece vi ho detto di me. Come al solito.
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